Camillo di Christian RoccaChristopher Hitchens per Francesco Rutelli (Modelli americani)

Francesco Rutelli è il politico italiano più attento alle questioni etiche e religiose e alle loro implicazioni non solo nella vita quotidiana, ma anche in quella parlamentare. Probabilmente – e non è affatto un paradosso – questo ruolo che Rutelli si è ritagliato ha salde radici proprio nel suo passato di dirigente del movimento più laico d’Italia, quello dei radicali di Marco Pannella. Con questo background anticlericale alle spalle, il leader della Margherita si è opposto a quel ridicolo tentativo da parte dell’intellighenzia laica (e ora del suo ex partito) di voler ridurre la tradizione cristiana e l’elaborazione dottrinaria della Chiesa a pensieruccio di serie B, indegno di poter essere accettato nei salotti buoni della cultura contemporanea.
Però c’è un però, anche per chi considera il pensiero di Joseph Ratzinger un ciccinin più profondo di quello di Gianni Vattimo.
Il però lo esplicita perfettamente Christopher Hitchens, uomo di sinistra, saggista e polemista britannico trapiantato da un quarto di secolo negli Stati Uniti. Il suo prossimo libro si intitolerà “God is not Great”, Dio non è grande, ed è un testo in cui l’autore spiega che “la vera battaglia odierna è quella tra il laicismo e il fanatismo religioso”. Il fanatismo, non la religione. Se non si ha ben chiara questa distinzione, sia i laici sia i fedeli finiranno sempre per sottovalutare l’esistenza di un nemico fondamentalista che urla a gran voce di volerci uccidere e di voler cancellare le nostre libertà.
Hitchens ricorda che, sia in Europa sia negli Stati Uniti, la destra estrema e la sinistra radicale spesso concordano sul fatto che l’America si sia meritata ciò che è successo l’11 settembre 2001. Replicare a costoro è abbastanza inutile ma, secondo Hitchens, “ora il più grande errore che l’America cristiana possa commettere è quello di far credere che questa non sia una guerra contro il fondamentalismo, piuttosto che sia a favore”. Non è il caso di Rutelli, ovviamente. Ma neanche quello di Bush. Il presidente americano crede legittimamente di essersi salvato grazie alla preghiera e a Gesù, ma sa anche che la sua battaglia in Iraq dipende dai laici del medio oriente, perché più laici emergeranno in quella regione, meglio sarà per la sua politica e per quei popoli. Hitchens è affascinato dal fatto che la vittoria dell’America cristiana dipenderà dalla vittoria del laicismo in Medio Oriente, eppure allo stesso tempo non dimentica che è proprio l’America messianica di Bush ad aver deciso di combattere e di sconfiggere il fondamentalismo islamico. Il dramma della sinistra e dei seguaci dell’illuminismo – spiega Hitchens – è che hanno lasciato questa battaglia laica nelle mani dei cristiani e degli evangelici. E, come se non bastasse, pure se ne lamentano. Questa, dice Hitchens, non è politica laica, è fatalismo, è neutralismo.

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