Milano. Il processo del venerdì si è concluso come previsto, con qualche ora di ritardo e in un clima arruffato e confuso. Il plotone d’esecuzione della Caf ha deciso la retrocessione della Juventus in serie B con 30 punti di penalizzazione (praticamente due anni nella cadetteria), la revoca di due scudetti (compreso quello dello scorso anno vinto con 91 punti e non oggetto di alcuna indagine) e, ovviamente, l’esclusione dalle coppe europee. Fiorentina e Lazio retrocesse in B con meno 12 e meno 7, e l’esclusione dalle coppe. Rispetto alle richieste del procuratore, il Milan se la cava evitando la B, ma perde la Champions League e partirà il prossimo anno in serie A con 15 punti di penalizzazione. I dirigenti della Juventus, Luciano Moggi e Antonio Giraudo, sono stati squalificati per cinque anni con proposta di radiazione. Quattro anni e sei mesi all’ex presidente della Federcalcio Franco Carraro, come l’arbitro Massimo De Santis. Quattro anni a Diego Della Valle, tre e sei mesi a Claudio Lotito. Un anno a Galliani. Pene più lievi per i due designatori Pairetto e Bergamo e per gli altri arbitri (cinque dei quali assolti). Gli avvocati della difesa ora hanno sei giorni di tempo per leggere le motivazioni della sentenza stilata da Cesare Ruperto (ma ieri sera non è stata consegnata). Poi potranno fare ricorso alla Corte federale, in teoria l’ultimo grado di giudizio, ma solo in teoria. La Lazio ha già annunciato che si rivolgerà alla giustizia ordinaria, a quel Tar del Lazio che in passato ha già ribaltato sentenze e procedure della giustizia sportiva e poi salvato squadre retrocesse. Il rischio è che a fine agosto i campionati di serie A e di serie B potrebbero non partire puntuali.
Il risultato della sentenza di ieri però è chiaro: il clan calcistico che in questi anni ha vinto sui campi di calcio è stato sconfitto in uno scantinato dello stadio Olimpico innanzi alla commissione d’appello della Federcalcio guidata dall’avvocato, nonché ex consigliere d’amministrazione dell’Inter, Guido Rossi. Stiamo parlando delle tre squadre (Juventus, Milan e Lazio) che negli ultimi 15 anni hanno vinto 14 scudetti italiani, assieme a svariate coppe europee, oltre ad aver contribuito alla vittoria della Coppa del mondo in Germania, fornendo alla Nazionale una dozzina di calciatori, un allenatore e l’intero team tecnico. La quarta squadra, la Fiorentina, sciolta e poi aiutata a rinascere negli ultimi anni, nello scorso campionato è arrivata quarta grazie anche al capocannoniere italiano nonché miglior realizzatore europeo, Luca Toni (31 gol).
Borrelli è ancora al lavoro
Ora il nuovo calcio ripulito può ripartire più bello che pria, malgrado proprio ieri il Sole 24 Ore abbia raccontato che l’unica delle grandi squadre italiane rimaste fuori da questo scandalo, l’Inter, sia stata beccata dall’organo di controllo dei bilanci (la Covisoc) per aver taroccato i conti attraverso la vendita fittizia del proprio marchio per 158 milioni di euro. La stessa cosa ha fatto il Milan, ma per 185 milioni. Secondo la Covisoc, Inter e Milan non avrebbero potuto iscriversi alla serie A, a meno che non avessero ricapitalizzato subito con 100 milioni di euro. L’altroieri la Federcalcio ha scelto di ammorbidire la richiesta della Covisoc, chiedendo all’Inter soltanto 20 milioni, oltre al congelamento di altri 20 provenienti dal calciomercato (richieste simili per il Milan). L’Inter, peraltro, è al secondo scivolone consecutivo extra “Moggiopoli” in un mese e mezzo. Il 25 maggio, infatti, un suo alto dirigente (Oriali) e un suo calciatore (Recoba) sono stati condannati in sede penale a sei mesi di reclusione (sostituiti con pena pecuniaria) per aver concorso a falsificare un passaporto, che in sede sportiva equivale ad aver schierato in campo un calciatore che non avrebbe potuto giocare.
Quindi, in fondo, il nuovo calcio senza più centri di potere non parte benissimo, considerato che altre squadre di serie A non sfiorate dallo scandalo in passato sono state salvate dal “vecchio regime” malgrado avessero regalato Rolex d’oro agli arbitri, fornito fideiussioni false, taroccato i bilanci e acquistato campioni grazie al fatto di non aver pagato tasse miliardarie. Tar a parte, non è finita qui. Il capo dell’ufficio indagini, Francesco Saverio Borrelli, è ancora al lavoro: Reggina, Messina e Siena sono sotto inchiesta nel secondo troncone dello scandalo.