Camillo di Christian RoccaBush ottiene il via libera per riscrivere le regole della guerra guerra al terrorismo

New York. La Casa Bianca e i tre senatori repubblicani dissidenti hanno trovato l’accordo sulla definizione di una cornice legale certa che consentirà ai servizi di sicurezza americani di continuare a interrogare i “nemici combattenti” nelle carceri segrete della Cia e poi, anche, di processare i detenuti di Guantanamo con regole ad hoc e diverse da quelle garantite nei tribunali militari ordinari. La settimana prossima il Senato discuterà e quasi certamente approverà la legge che contiene il compromesso, a meno che i democratici non facciano ostruzionismo, come ha proposto il New York Times in un editoriale di fuoco intitolato “Un brutto accordo”. E’ improbabile, però, che il partito d’opposizione scelga il “filibustering” su una questione di sicurezza nazionale a poche settimane dalle elezioni di mid-term, regalando un formidabile argomento al partito del presidente. L’Aclu, cioè la più influente e di sinistra associazione per i diritti civili, non è contenta dell’accordo raggiunto così come non se ne è rallegrato il Washington Post, secondo cui il patto stabilisce che “i senatori non autorizzeranno la tortura, ma anche che non la eviteranno”.
Nei giorni scorsi i giornali liberal scommettevano sul fatto che l’opposizione di John McCain, John Warner, Lindsey Graham – cioè di tre tra i più falchi senatori repubblicani – riuscisse a convincere Bush a rinunciare al suo programmo antiterrorismo. In realtà le differenze tra la Casa Bianca e i tre senatori erano minime, più che altro di linguaggio. Nessuno dei tre voleva impedire al presidente di catturare e interrogare i presunti terroristi nell’ambito del programma speciale della Cia, tanto contestato anche in Europa, come ha spiegato John B. Bellinger III, consigliere giuridico del dipartimento di stato, in una visita in Italia. Tantomeno i tre senatori mettevano in discussione Guantanamo. Chiedevano, piuttosto, che la Casa Bianca non reinterpretasse le regole della Convenzione di Ginevra, considerando insufficiente ribadire nella legge che gli Stati Uniti rinnegano la tortura. Bush, invece, voleva che il Congresso specificasse le troppo vaghe (e desuete) definizioni dell’articolo 3 della Convenzione sul “trattamento crudele e disumano” dei detenuti di guerra. E, inoltre, chiedeva di non essere costretto a dover consegnare ai prigionieri di Guantanamo sotto processo tutte le prove a disposizione dell’Amministrazione, anche quelle la cui divulgazione avrebbe potuto compromettere la sicurezza nazionale.
Le esigenze della proposta di legge
La proposta di legge bushiana nasce da due esigenze. La prima è quella di attuare la sentenza della Corte suprema che ha giudicato incostituzionali le commissioni militari create dal Pentagono per processare i detenuti di Guantanamo. La Corte ha deciso che quelle procedure violavano la Convenzione di Ginevra e che il presidente, a differenza del Congresso che è sovrano, non ha il potere costituzionale di aggirarla. Il secondo motivo dell’intervento di Bush è quello degli interrogatori nelle prigioni della Cia sparse nel mondo e dei mugugni degli agenti dei servizi, praticamente terrorizzati di poter essere costretti a rispondere davanti a tribunali ordinari americani di “crimini di guerra” e magari essere chiamati a risarcire gli interrogati. Per la legge americana, infatti, una “grave violazione” dell’articolo 3 di Ginevra costituisce un crimine di guerra, e finché non sarà chiaro e definito che cosa voglia dire divieto di “trattamento crudele e degradante” ci sarà sempre il rischio che un giudice incrimini gli agenti Cia anche solo per aver fatto interrogare un detenuto musulmano da una donna. In gioco, dunque, c’è l’intero programma antiterrorismo della Cia che, fin qui, ha portato a numerosi arresti e a fermare una serie di attentati. Bush avrebbe preferito che il Congresso ridefinisse i termini dell’articolo 3, mentre il gruppo guidato da McCain ha ottenuto che si specifichi nella legge che cosa costituisce “grave violazione” della Convenzione. Il presidente invece potrà elencare le tecniche di interrogatorio che non costituiscono una “grave violazione” della Convenzione e dovrà renderle pubbliche. Non si conoscono i dettagli, ma la Casa Bianca dovrebbe autorizzare la possibilità di interrogare i detenuti dopo averli privati del sonno o tenuti in stanze a bassa temperatura. Quanto ai processi, il Pentagono dovrà mostrare tutte le prove con l’eccezione di quelle che potrebbero essere usate per programmare nuovi attacchi. In sostanza Bush ha ottenuto ciò che chiedeva ma con una diversa formulazione, in modo che anche i tre senatori possano dirsi soddisfatti.

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