Camillo di Christian RoccaNon solo islamo-fascismo, l'Iraq è come la Spagna del 1936

New York. L’Iraq non è il Vietnam del 1972, è la Spagna del 1936. Ecco un’altra polemica storiografica, dopo il dibattito sviluppatosi sull’islamo-fascismo riutilizzato a metà agosto da George W. Bush. Il presidente americano aveva paragonato l’ideologia nazional-musulmana ai totalitarismi europei del Novecento già a fine 2001, sulla scia della definizione coniata poco dopo l’undici settembre dall’intellettuale di sinistra Christopher Hitchens e poi elaborata in “Terrore e Liberalismo” dal saggista Paul Berman. In realtà, come ha dimostrato qualche giorno fa il New York Sun pubblicando un vecchio articolo del 1979, è stato Michael Ledeen – studioso del fascismo nonché collaboratore di Renzo De Felice – il primo ad aver bollato come fascista la rivoluzione islamica dell’ayatollah Khomeini.
Ora c’è chi paragona ciò che sta accadendo in medio oriente, ma anche in occidente, agli eventi di Spagna del 1936-39, uno degli episodi che più fa discutere gli storici contemporanei. E’ stato Joe Lieberman, l’ex candidato democratico alla vicepresidenza degli Stati Uniti, oggi impegnato nel tentativo di tornare al Senato da indipendente, a parlarne per primo: “La situazione in Iraq sembra simile a quella della guerra civile spagnola, che è stata premonitrice di ciò che sarebbe accaduto”. Il riferimento di Lieberman è chiaro: la Seconda guerra mondiale è stata resa inevitabile dal mancato intervento delle potenze democratiche occidentali a difesa della repubblica spagnola, attaccata e poi sconfitta da Francisco Franco, il dittatore di destra alleato di Mussolini e Hitler.
Il Weekly Standard ha notato che anche un editoriale pubblicato sul giornale inglese Citizen ribadiva il concetto. La stessa cosa ha detto Daniel Pipes alla Cnn. Poi è stato il turno di un analista della Heritage Foundation, Ariel Cohen. Sul Washington Times ha chiamato “quinte colonne” (come da definizione del numero due di Franco, il generale Emilio Mola) coloro che, a Washington, hanno manifestato a favore di Hezbollah.
Stephen Schwartz dello Standard ha fornito parecchi paragoni tra la situazione odierna e quella di settanta anni fa, ma anche alcune differenze: l’Iraq, per esempio, non sta vivendo una guerra civile come la Spagna del 1936 con combattimenti su larga scala tra due fronti contrapposti. In entrambi i casi, scrive Schwartz, si assiste però a una competizione tra alleanze regionali e globali e a scontri locali che hanno effetti su paesi terzi. “La guerra di Spagna rappresentava un confronto tra le politiche del passato, rappresentate da Franco, e quelle del futuro incarnate da una confusa quanto autentica repubblica”. Sebbene Franco non fosse un fascista puro, la sua causa si è profondamente identificata col fascismo grazie al sostegno bellico della Germania e all’aiuto fornito da Mussolini.
Il punto focale, secondo Schwartz, resta “il ruolo delle potenze mondiali, la grande contesa tra oppressione e libertà e la minaccia di una guerra successiva più ampia”. Francia e Gran Bretagna si defilarono, accettarono l’embargo militare al governo repubblicano e diedero via libera alle manovre di Hitler da una parte e di Stalin dall’altra.
Il nesso tra Iraq e Spagna, in realtà, è nelle corde anche dei pacifisti e gli antiamericani, i quali hanno paragonato la battaglia di Falluja o i crimini di Abu Ghraib alla Guernica bombardata dai nazisti e poi dipinta da Picasso. Una distorsione della verità, secondo Christopher Hitchens, visto che “l’assalto del generale Franco alla Spagna repubblicana consisteva in un’alleanza tra partiti fascisti, estremisti religiosi e combattenti musulmani, guidati da un’ex oligarchia terrorizzata le cui ragioni venivano predicate da un pulpito e i cui militanti erano Mori del Nord Africa e ‘volontari’ dalla Germania e dall’Italia”. Secondo Hitchens, è triste vedere la sinistra moderna ridotta a denunciare ovunque la presenza del fascismo, tranne dove si presenta apertamente.
Un paio di anni fa Massimo D’Alema aveva anticipato questo dibattito, ricordando che uno degli slogan dei franchisti era “W la Muerte”, quasi a voler confermare le tesi di un legame ideologico tra il culto della morte fascista e quello dei kamikaze islamici. Poi, però, ha preso a braccetto un Hezbollah.

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