Camillo di Christian RoccaSerie tv ricorda gli errori di Clinton su Osama e i liberal cantano Bella Ciao

New York. Domani e lunedì la rete televisiva americana Abc trasmetterà un film di cinque ore dal titolo “The Path to 9/11”. La miniserie riesamina gli otto anni precedenti l’11 settembre 2001, caratterizzati da numerosi attacchi di Osama bin Laden agli Stati Uniti e da una completa sottovalutazione della minaccia da parte della Casa Bianca di Bill Clinton. La serie si è subito trasformata in un caso politico, ben prima di andare in onda. Un gruppo di ex funzionari clintoniani, da Madeleine Albright a Sandy Berger, hanno scritto una lettera alla Abc chiedendo di cancellare alcune scene altamente lesive della loro reputazione. Il caso è finito sulle prime pagine dei giornali e ricorda quello scoppiato un paio d’anni fa a proposito di una miniserie su Ronald Reagan, chiaramente poco generosa nei confronti dell’ex presidente. Allora i conservatori protestarono e riuscirono a bloccare lo sceneggiato, mentre i liberal gridarono alla censura e alla morte della libertà di espressione negli Stati Uniti. Ora sta accadendo più o meno la stessa cosa, ma a parti invertite. Commentatori e politici di sinistra chiedono di non trasmettere o, perlomeno, di tagliare le scene più infamanti, mentre quasi tutti i conservatori difendono l’opera televisiva.
“The Path to 9/11”, di cui è protagonista Harvey Keitel, si basa essenzialmente sul famoso rapporto bipartisan sull’11 settembre elaborato dal Congresso americano, tanto che uno dei due presidenti di quella commissione, il repubblicano Thomas Kean, ne è il produttore esecutivo. L’amministrazione Clinton ne esce a pezzi, perché rappresentata come intenta a spendere risorse ed energie per difendersi dal sexgate, piuttosto che preoccupata dalle minacce e dalle stragi compiute da bin Laden. Questa ricostruzione è contenuta nel rapporto sull’11 settembre, sebbene Clinton fosse impegnato a difendere la sua vita privata perché costretto dalla macchina da guerra repubblicana.
Ci sono però due episodi nella serie, stando almeno alla ricostruzione di chi ha visto il programma in anteprima, che hanno convinto i democratici a mobilitarsi. Nel primo caso l’attrice che impersona Madeleine Albright dice che prima di far partire l’operazione di cattura di Osama dovrà avvertire il Pakistan. Naturalmente, dopo aver fatto circolare la voce che Washington era sulle sue tracce, bin Laden è scomparso. Nella realtà, questo fatto non è mai accaduto; quantomeno non è stata la Albright ad avvertire l’alleato pachistano, ma un alto funzionario dell’Amministrazione Clinton.
L’altro caso riguarda l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale, Sandy Berger. Lo si vede rispondere a una telefonata di un dirigente della Cia che lo avverte di aver a portata di grilletto bin Laden: “Possiamo sparare?”, gli chiede l’agente Cia. E Berger: “No, non siete autorizzati”. Anche questo episodio, nella realtà, non è mai accaduto, però è vero che a causa della gran confusione regnante nella Casa Bianca di Clinton in quell’occasione l’amministrazione gettò al vento la possibilità di uccidere bin Laden e quindi di prevenire l’11 settembre.
La Abc ha deciso di intervenire e di modificare queste due scene, ma non le taglierà del tutto. Inoltre nei titoli di testa si leggerà che “The path to 9/11” si basa soltanto “in parte” sul rapporto finale del Congresso. Le lobby liberal e il Partito democratico restano mobilitati, tanto che cinque senatori hanno inviato una lettera vagamente intimidatoria alla Disney, ricordando che “se la rete violasse il suo dovere di servire l’interesse pubblico” potrebbe perdere la licenza per trasmettere.