Caro Christian, la crisi del cinema di cui si parla da sempre potrebbe essere a un momento di svolta. Ieri sono andato a vedere il film di De Palma e ho scoperto che è stata reintrodotta la bomboniera Algida. Finalmente una buona notizia: l’avevano sventatamente fatta fuori per un paio d’anni rimpiazzandola con una cosa imparagonabile con le noccioline e il ripieno. Le strategie commerciali mi sono sempre misteriose: per esempio, chi potrebbe desiderare un ingombrante, orrenda e inutile borraccia della Coca Cola? Eppure quest’estate all’autogrill sembrava che regalassero diamanti, da quanto ne andavano fieri. Quasi quasi torno al cinema già stasera: è che qua sotto danno i Pirati dei caraibi.
Caro Luca, vedrei i Pirati dei caraibi solo per Keira, che non è un ascaretto Algida ma la ragazza più bella del mondo. Faccio di fretta perché sta per cominciare Superman che nel mio cinema newyorkese preferito, quello con il gigantesco schermo Imax, viene trasmesso in tre dimensioni. Il biglietto costa più del normale, 15 dollari, ma secondo la battuta volgarotta che circola tra i movie-goers questo schermo gigantesco riesce perfino a inquadrare nella sua interezza il didietro di Jennifer Lopez. Ora io questo pregiudizio anti J-Lo non lo capisco e non lo condivido. Avrei da obiettare sui suoi fidanzati e sui film che sceglie (tra cui il più brutto del secolo, Shall we dance?), ma secondo me la ragazza non è affatto volgare come la dipingono. Anzi recita pure bene.
Caro Christian, anche a me J-Lo piace. Se non stiamo più insieme è solo perché il rapporto a distanza è faticoso e alla lunga si logora. Se la vedi, dille che non le serbo rancore. Non avevo capito fossi già a New York: sai che sta uscendo un disco nuovo degli Sparklehorse (l’ultima volta abbiamo visto il concerto assieme, lì da qualche parte – assieme io e te, non io e J-Lo – in mezzo a tutte quelle cose di jazz a cui mi portavi)? Ma soprattutto, sei stato al nuovo Apple Store sulla Quinta Strada? E il Plaza, è già chiuso?
Caro Luca, l’Apple Store è proprio di fronte al Plaza. Non potendomi permettere uno dei nuovi appartamenti che stanno costruendo né, per la verità, una notte in una delle 150 camere di albergo che rimarranno disponibili ai turisti, mi sono comprato altri due inutili accessori per l’iPod spendendo quasi quanto una notte al Plaza. Comunque, sarà perché è appena trascorso l’anniversario dell’11 settembre, sarà perché mi trovo in loco, sarà perché Jay McInerney aveva già scritto “Le mille luci di New York”, insomma sarà-quel-che-sarà (come cantava Tiziana Rivale) ma il nuovo romanzo d’amore ambientato a Ground Zero nel giorno in cui attaccarono le Torri mi pare formidabile. Oserei dire il più bello di quest’anno, se il grande sindaco di Roma non se ne avesse a male. Ti consiglio di leggerlo ascoltando il nuovo cd dei tuoi palloccolosi Lambchop, che ancora ti odio per non averli scoperti io e doverti restituire un favore.
Caro Christian, siamo a fine corrispondenza di questo mese e ancora non mi hai detto niente della terza serie di Lost che costaggiù cominciava in questi giorni. Pare che l’isola vada rivelandosi sempre più affollata. Qui da noi è appena cominciata la seconda, quella dove (a tutela dei lettori di GQ la redazione è intervenuta sul testo di Luca Sofri, che rivelava vicende non ancora trasmesse in Italia della serie televisiva Lost) e invece no.
Caro Luca, Lost è molto sopravvalutato, un po’ come Roberto Mancini. I personaggi mi sembrano parecchio antipatici, un po’ come Roberto Mancini. I dialoghi mi suonano falsi, un po’ come il passaporto di quel calciatore a disposizione di Roberto Mancini. Riconosco, però, che il titolo della serie è geniale, oltre che perfetto a definire ciò che capita solitamente alla squadra allenata da Roberto Mancini. O mi stai dicendo che nella terza serie di Lost spunta un nuovo personaggio che riscatta le delusioni dei “perduti” maneggiando un tavolino?