Mamma mia!
Nel
2008 aprirà a Stoccolma il museo degli Abba
29 novembre
Alexander ‘o fenomeno
Alexander
Stille è riuscito a scrivere un incredibile articolo oggi
sul Wall
Street Journal sulla diffusione della camorra a Napoli accusando i
berlusconiani perché governano in… Sicilia. Nessun cenno a
fatto che
da oltre dieci anni, cioè da quando la camorra ha ripreso a
comandare a
Napoli, l’ex Pci e il centrosinistra governano la città, la
provincia e
la regione.
29 novembre
L’inchiesta vecchio stile
“Ho un po’ trascurato il ruolo
della Cassazione”
(Enrico Deaglio al Corriere a proposito della più ridicola
inchiesta
giornalistica degli ultimi dieci anni e forse di più)
Vedo che Luca
Sofri
tende a minimizzare: sono d’accordo che metterlo sotto inchiesta per
una bufala, per quanto enorme sia la bufala, è una
stupidaggine. E
sarebbe una stupidaggine pure un eventuale provvedimento (che non ci
sarà) di quell’oscuro organismo noto come ordine dei
giornalisti. Sarà
Beppe Pisanu a rifarsi con Deaglio e chiunque dotato di buon senso
dovrebbe mettersi a ridere ogni volta che qualcuno cita Deaglio. Ecco,
infine, a che cosa ha portato l’inchiesta di Deaglio: no
al voto elettronico.
29 novembre
9 Crimes
Il
primo crimine commesso ieri sera da Damien Rice al suo showcase
milanese per una quarantina di persone è stato quello di non
aver
cantato The Blower’s Daughter. Il secondo crimine è stato
quello di non
aver cantato “9 Crimes”, la prima canzone del nuovo disco (che
potete ascoltare qui). Poi nessun altro crimine, bellissimo
concerto.
28 novembre
Il Pallone d’oro è rotondo.
Con 171 voti – salva eventuale manipolazione di
schede
bianche
denunciata da Enrico Deaglio – il Pallone d’oro è
andato a Fabio
Cannavaro, il calciatore simbolo della Juventus di Luciano Moggi,
quella formidabile squadra affossata dalla voglia di gogna della solita
Italietta e da una certa compiacenza della proprietà
torinese. Al
secondo posto è arrivato un altro calciatore della Juventus,
Gigi
Buffon, campione del mondo insieme con Cannavaro e con il gruppo di
allenatori e massaggiatori e calciatori scelti da Luciano Moggi (e
Franco Carraro) per l’avventura tedesca degli azzurri. Al terzo posto
è
arrivato un’altra scoperta del Moggi juventino, Thierry Henry
(anche se
Carletto Ancelotti lo faceva giocare da terzino sinistro, ed era
fortissimo lo stesso). I mozzateste imbevuti della saggezza tipica da
bar e gazzetta dello sport avrebbero voluto togliere la fascia di
capitano a Cannavaro, arrestare Buffon per le scommesse, licenziare
Marcello Lippi e ritirare la squadra che poi ha dominato i mondiali,
malgrado Ciccio Totti. Quest’anno è cambiato poco: la Juve
continua a
essere in testa, in qualsiasi campionato giochi, mentre gli sconfitti
di sempre parlano ogni domenica di complotti e di decisioni arbitrali
scandalosi. I più lamentosi ora non si lamentano, anche se
ieri hanno
ricevuto un paio di favori arbitrali e il solito regalo sotto forma di
ammonizione preventiva a un avversario della prossi,a giornata.
Intanto, mi dicono, che ieri due calciatori della Juve da soli hanno
battuto il Palermo. Ma è un dettaglio poco importante, in
fondo questo
è soltanto pre-campionato.
28 novembre
CAMBIARE REGIME su America Oggi
Il magazine di America Oggi, il
quotidiano italo americano di New York, dedica una pagina a Cambiare
Regime. E così, visto che America
Oggi esce insieme con Repubblica, anche i lettori
nordamericani di Repubblica potranno conoscere l’esistenza del libro.
26 novembre
Ma che bel Giornale
Titolo
di prima pagina del Giornale: “La Turco vuole l’eutanasia per legge”.
Indignazione, paginate, editorali di quel genio di Gaetano
Quagliariello. Solo che Turco non è Livia, ma Maurizio della
Rosa nel
Pugno.
24 novembre
Tenere Me Ama
Elvis
Presley cantato in latino. Succede anche questo nel mondo. Non
è in Playlist
24 novembre
Oggi ho ricevuto un disco dei Dam
Pare sia “the leading
palestinian hip-hop group”. Non è in Playlist.
23 novembre
L’indossatore
Dall’interrogatorio
di Chiara Geronzi nell’inchiesta sulla Gea.
Soci fondatori siamo stati io, Francesca Tanzi, Andrea
Cragnotti e
Giu-seppe De Mita. (…) Le quote societarie erano queste: il
20 per
cento lo de-tenevo io, il 20 per cento la Tanzi, il 20 per cento
Cragnotti e poi c’era un 40 per cento in mano alla
società Roma Fides,
fiduciaria composta da Giuseppe De Mita e Roberto Mancini».
(da Repubblica e Tuttosport)
23 novembre
Chissà chi è
Il
tal Dreyfus che firma oggi sulla prima pagina di Libero.
Già, chissà.
23 novembre
Consiglio di lettura
La
rubrica di Giuliano Ferrara domani su Panorama. Consiglio a tutti,
tranne che a Gad Lerner.
23 novembre
“Where do you attach chains for the woman”
22 novembre
CAMBIARE REGIME nella Perfida Albione
Recensione di Cambiare Regime
su International Affairs, la rivista del Royal Institute for
International Affairs, più noto come Chatam
House,
uno dei più prestigiosi centri studi anglosassoni sulle
questioni
internazionali. L’articolo è di Danilo Raponi, University of
Cambridge.
22 novembre
Prima Pagina
Chissà
se l’assenza dalla prima pagina del Giornale della polemica sul ritiro
di Berlusconi, in prima su tutti i giornali, è dettata da un
ordine
superiore o dalla polemica tra il direttore del Giornale e il direttore
di Libero. Chissà.
22 novembre
Ritorno al realismo
In un giorno derubata
in Argentina la figlia di Bush, picchiato
a sangue alle Hawaii il capo del Travel Office di Bush,
caduti e feriti gravemente due
motociclisti della scorta di Bush
22 novembre
L’articolo di oggi
E’ quello sul Washington Post di
Robert Kaplan, realista
22 novembre
Ce n’era uno solo
L’unico
americano che si è schierato apertamente contro Barack Obama
è un
oscuro giornalista del Daily Herald, per una storia di due anni fa
quando durante una conferenza stampa Obama lo prese in giro per la sua
giovane età e lui perse ogni speranza di conquistare la
collega
giornalista che stava al suo fianco. Ora scrive: non
lo voterò, a meno che non si scuserà.
Be’, Obama l’ha chiamato (qui
l’audio) per scusarsi e conquistarsi l’unico americano
contrario alla sua candidatura.
22 novembre
Playlist
Infine
ho comprato il libro di Luca Sofri e l’ho comprato innanzi a lui che me
lo voleva regalare, ma è nuovo di questo mestiere e non sa
che i libri
degli amici si comprano. E’ molto bello, davvero. L’introduzione
è
perfetta, la potrei sottoscrivere parola per parola, al di
là dei gusti
musicali. Poi sono passato alle prime liste di canzoni. Ora io sono
negato per ricordarmi titoli e canzoni e poter contestare questo o
quello, ma fino all’inizio della lettera “D” posso dire di condividere
le sue scelte (specie quando prende a prestito i miei argomenti contro
Phil Collins e nella scelta dei singoli versi che rendono immortale
questa o quella singola canzone). Poi siamo arrivati
ai Dire Straits e,
con un tratto di penna, mi ha fatto fuori Water of Love e News
(soprattutto Water of Love), due delle più belle loro prime
canzoni.
Non si fa. (developing)
21 novembre
Canzonette
Visto
che siamo in tema: ho ascoltato la versione “live from Milan” di Miss
Sarajevo degli U2, uscita nella nuova raccolta “U218 singles”, con Bono
che canta in italiano al posto di Luciano Pavarotti. Bella ed
emozionante.
Ho
ascoltato anche la cover di “After the Gold Rush” di Thom Yorke, da
solo con il pianoforte, uscita in questo live “The Bridge Collection”.
Bella ed emozionante, though l’originale è inarrivabile.
Mi
sto appassionando a due cantanti, una donna e un uomo. La donna si
chiama Joanna Newsom, voce parente di quella di Bjork e pare cugina del
sindaco sposatore di gay a San Francisco. Il suo disco “Ys”
è ricco,
complesso e sorprendente nel suo misto di folk, cabaret e melodia di
quelle che piacciono a noi.
L’uomo
è un ragazzino texano di 25 anni, Micah P. Hinson, ormai al
terzo disco
un po’ Lambchop, un po’ Tom Waits. Se vi capita ascoltate la canzone
“The day Texas sank to the bottom of the sea”, poi “Caught in between”,
infine il resto. L’ho sentito l’altra sera al Mercury Lounge di New
York e grazie ad amici comuni, in realtà alla sua fidanzata,
abbiamo
trascorso un po’ di tempo insieme, il tempo necessario per dirgli che
Luca Sofri gli aveva messo una canzone in Playlist.
21 novembre
Ecco come dà le notizie Repubblica
Riprende, come tutti i giornali
del mondo, un articolo del Washington
Post
che dice: “A combination of a small, short-term increase in U.S. troops
and a long-term commitment”, ma al contrario di tutti giornali del
mondo titola “Meno truppe, più a lungo”. Il titolo del New
York Times,
per fare un solo esempio, è questo: “U.S.
Considers Raising Troop Levels in Iraq“. Complimentissimi.
Io, davvero, non riesco a capire perché lo facciano.
21 novembre
Il Codice Deaglio
Già
fa ridere che Enrico Deaglio, forte dell’insuccesso del precedente
documentario, ne faccia un altro per dimostrare i brogli elettoriali di
Berlusconi con i quali Berlusconi medesimo ha perso le elezioni. Ma,
oggi, il
giudice Luigi Bitto sul Foglio e Peppino
Calderisi e Marco Taradash sul Corriere spiegano la tesi
campata in aria di Deaglio
21 novembre
Oggi l’articolo da leggere è
Il primo editoriale del Foglio
(dopo le 12 italiane)
21 novembre
Mah
Qualcuno
ha capito perché Napolitano e D’Alema si sono conciati
così al cospetto di Ratzinger?
21 novembre
Sergio Romano
Ieri
sul Corriere: “certi regimi autoritari possono essere, in alcuni
periodi della loro storia, meno bellicosi della democrazia”
21 novembre
Aggiornamento su Ciccio Abruzzo
Ho
chiamato il numero di telefono stampato sulla carta intestata
dell’Ordine dei giornalisti. La Telecom mi ha informato che il numero
era inesistente. All’inizio ho pensato di aver composto male il numero,
poi ho controllato bene, era corretto, e per un attimo immenso ho
creduto avessero finalmente cancellato l’Ordine. Purtroppo, l’Ordine ha
solo cambiato indirizzo e numero di telefono, sperando che si sia
trasferito in una sede meno sontuosa di quella precedente. Ho chiesto
di Ciccio Abruzzo, il quale mi ha accolto con un tonitruante
“Christian, come va?”. Gli ho detto della lettera di cancellazione, gli
ho detto che davvero non avevo pagato la quota 2005 per una
dimenticanza, ma che avrebbe fatto bene a chiamarmi, a mandarmi una
e-mail (fate conto che ne ricevo una al giorno da Ciccio Abruzzo), un
fax, qualsiasi cosa invece di sprecare tempo, soldi ed energie per
cancellarmi dall’ordine, una pena superiore addirittura a quella
comminata a Renato Farina, sospeso per un anno. Abruzzo ha provato a
sviare, spiegando che quello contro Farina è un
provvedimento
disciplinare, quello contro di me (e, pare, contro altri 686
giornalisti lombardi) soltanto un atto amministrativo e mi ha invitato
a leggere la nota dopo la sua firma, quella che dice: se pagate, la
cancellazione viene revocata. Insomma è tutta una montatura
poliziesca
di Ciccio Abruzzo (“è una lettera standard”) per raccattare
con la
minaccia quanto gli è dovuto da una legge assurda che esiste
solo in
Italia. Gli ho replicato che avrebbe fatto meglio a evitare i toni
polizieschi, e comici, di questa lettera, e se l’è presa un
poco. Gli
ho spiegato che la lettera contiene un falso palese, anzi due: dice che
avrei ricevuto “un avviso bonario, una cartella esattoriale e una
raccomandata” (ma io non ho ricevuto nulla) e sostiene che io non mi
sono più fatto vivo, prova della cessazione della mia
attività
giornalistica, cosa doppiamente assurda visto che la quota 2006 lui se
l’è intascata bellamente e che io scrivo ogni giorno per un
giornale
nazionale. Abruzzo non ha detto niente. Gli ho chiesto, ufficialmente,
di farmi avere la notifica degli avvisi, della cartella esotoriale,
della raccomandata, ma mi ha detto di rivolgermi all’Esatri. No,
Abruzzo, tu dici che mi hai mandato tre avvisi, bonari e no, ma io non
ho ricevuto nulla: per cui dimostralo. Pare che mi manderà
la
raccomandata, io l’aspetto. Nel frattempo ho pagato i 110 euro
arretrati del 2005 e Ciccio Abruzzo alla prima riunione del Consiglio
mi riammetterà nell’Albo di un medievale Ordine
professionale a cui non
vorrei affatto iscrivermi.
20 novembre
Ciccio Abruzzo
Oggi
ho scoperto, via raccomandata inviata anche alla Procura della
Repubblica e probabilmente all’Onu, che Ciccio Abruzzo mi ha
cancellato
dall’Albo dell’Ordine dei Giornalisti. Il motivo? Non ho pagato
l’iscrizione 2005, cosa assolutamente vera. La raccomandata sembra
scritta da un appuntato dei carabinieri e pare che con il mio gesto io
ormai costituisca un “grave pericolo per la vita stessa dell’ordine”.
Magari. In ogni caso è vero, non ho pagato la tassa 2005,
perché mi
sono dimenticato. Ciccio Abruzzo avrebbe potuto telefonarmi o mandarmi
una e-mail, invece di riunire il Consiglio dell’ordine, aprire
un’inchiesta, deliberare, notificare alla procura della Repubblica,
scrivere una lettera comico-poliziesca e ricordarmi una volta di
più
l’inutilità dell’Ordine dei giornalisti. Anche
perché io la tassa del
2006 l’ho pagata regolarmente e Ciccio Abruzzo se l’è
intascata come se
niente fosse. Che fa: mi cancella dall’ordine perché non ho
pagato nel
2005 e si tiene i soldi del 2006? Ci sarebbe da denunciarlo
alla
Procura della Repubblica, se solo avessi tempo. Scrive, peraltro, che
“il prolungato mancato pagamento e l’assenza di qualsiasi comunicazione
al riguardo devono essere interpretati come un’evidente manifestazione di
cessazione
della professione giornalistica e quindi di inattività
professionale ”
(sottolineatura e bold suoi, suoi di Ciccio). “Assenza di qualsiasi
comunicazione”?!? Ma se ho pagato la quota 2006… Quanto
alla
“cessazione della professione e all’inattività”, avrebbe
almeno potuto
aprire un numero a caso del mio giornale, no?
Avrò
solo tempo per
chiamare l’ordine, dirgli tutto ciò che penso di loro,
pagare i 120
euri del 2005 e chiamare Capezzone per chiedergli che fine ha fatto la
proposta di legge per l’abolizione di questo ente inutile.
19 novembre
Elogio da sinistra di Milton Friedman
Larry Summers, già
rettore ad Harvard e ministro di Clinton, sul New York Times. Molto
bello anche il
ricordo di David Brooks, sempre sul New York Times.
19 novembre
L’esempio della matita
Un paio di minuti di Milton
Friedman intento a spiegare con parole semplici il libero mercato.
(grazie a carletto darwin)
19 novembre
Molto Simplicio
Il
fondamentale calciatore del Palerm, Simplicio, è
stato espulso
preventivamente. Domenica, infatti, i rosanero giocano contro gli
indossatori di scudetti altrui. E’ la decima volta in tredici giornate
che accade.
Nota:
c’è, evidentemente, qualcuno che non ha capito il senso di
questo
conteggio. Non è volto a dimostrare che gli indossatori sono
favoriti
dagli arbitri (il favore che gli hanno fatto è molto
più grande:
l’assegnazione di uno scudetto, la cancellazione della Juventus e
l’abbattimento di Milan, Fiorentina e Lazio in modo da fargli vincere
la (ex) Serie A trasformata in torneo aziendale dei Moratti. Il
ridicolo conteggio serve a dimostrare l’insensatezza dell’accusa
(rigettata perfino dai giudici di Guido Rossi) avanzata a maggio nei
confronti della Juventus.
19 novembre
Ritirate le truppe
19 novembre
Bye Bye arabi liberali
Dopo
la vittoria dei democratici e il possibile ritorno dei realisti, la
preoccupazione degli arabi liberali sul Daily Star libanese (identica
preoccupazione, peraltro, contenuta in una riga dell’intervista di
D’Alema al Corriere, ma su cui il Corriere ha sorvolato)
19 novembre
La lobby neo-politan
Il
più grande esperto di Napoli, ovvero Michael Ledeen, prova a
spiegare
la camorra e la Iervolino ai lettori di The National Review
19 novembre
Il Torneo Aziendale
Sempre
più avvicente il Torneo Aziendale della famiglia Moratti,
col valoroso
Palermo in testa, la Rometta sempre lì in agguato e il
fantasioso Siena
minacciosamente quarto (ma opportunamente penalizzato di un punto, non
si sa mai con questi bianconeri). Il torneo aziendale
è così
palpitante
e appassionante che i tifosi preferiscono non andare allo stadio
né
abbonarsi a Sky per paura di farsi venire un infarto, tanto l’esito
finale è appeso a un filo. Lo sponsor del torneo
è sempre quello di
casa, diverso da quello che compare sulle maglie, ma quello che compare
sulle maglie controlla quello che sponsorizza il torneo.
Gli
avversari sono quelli che sono, per effetto delle inchieste avviate in
ambienti della società telefonica sponsorizzatrice e
intrecciata con
quella di famiglia. L’ex membro del cda è passato un attimo
in
Federazione per chiudere la Juve, il Milan, la Fiorentina e la Lazio e
poi è tornato a presiedere la società
sponsorizzatrice e intrecciata
con quella di famiglia, oltre che con l’ufficio intercettazioni
illegali da cui è partito tutto e con il megafono rosa del
torneo
aziendale nel cui cda siede il vicepresidente dello sponsor e della
specchiata seconda squadra di Milano. Ora Moratti apre un altro fronte
di incertezza, questa volta sullo stadio. Vuole lo stadio, ne vuole uno
tutto suo, accipicchia, un po’ come quando si mise in giardino Recoba,
Avioncito Rambert e il sassofonista jazz Vampeta. Moratti lo vuole
questo stadio ed è disposto ad aprire un duro contenzioso
col sindaco
di Milano, probabilmente già durante il pranzo familiare di
Natale.
18 novembre
Il furbetto del Corrierino
Oggi Giuliano Ferrara sul falso
mito del giornalismo indipendente e sui suoi untuosi aedi
18 novembre
I neoprotezionisti
Il Wall Street Journal, con due
editoriali,
si preoccupa parecchio della pericolosa china protezionista e
isolazionista del partito democratico, un tempo noto per essere il
partito del free trade. Qui, 7 giorni fa, l’articolo
sul Foglio
18 novembre
Metodo Moratti
Pare
che Romano Prodi conceda interviste alla carta stampata, microfonando
se stesso e l’intervistore, come se fosse dentro a uno studio
televisivo. Almeno così l’ha concessa al Wall Street Journal
18 novembre
Latte-con
La Right Nation alla pericolosa
conquista culturale di Starbucks.
18 novembre
Milton Friedman, 94 anni
16 novembre
iPop
L’installazione di
Marco Perego ieri a Manhattan, di fronte all’Apple Store
6 novembre
Appello a Capezzone
Lascia
perdere. Marco ti ha già cacciato. Sei già fuori.
Non perdere tempo.
Respira. Riprendi a lavorare. Fuori. Vai avanti con i volenterosi.
Chiamali “i riformatori”. Impegnati per un terzo polo, indipendente.
15 novembre
John Kerry non si capacita
15 novembre
Ultime dal Pallone d’oro
Pare che primo sia Cordoba e
secondo Carini.
14 novembre
Il mio personale Pallone d’oro
14 novembre
Scoop coi baffini
Questa
è la famosa foto della presa degli ostaggi americani
all’ambasciata di
Teheran nel 1979, dove alla sinistra dell’ostaggio si riconosce
l’attuale presidente Ahmadinejad. Ma quello coi baffini, alla sinistra
di Ahmadinejad, non somiglia a un tizio di Gallipoli?
14 novembre
Il disco è questo
E non è nella Playlist,
malgrado l’abbia
sang-along per un’ora
14 novembre
Per Sabelli questo e non molto altro
Era scomparso il link a
Sabelli Fioretti,
ora è tornato. Ci mancherebbe. Ma all’inutile ed elefantiaco
referendum
del Sole votate il blog di Grazia,
cioè del più bel settimanale italiano diretto da
una che conosco.
14 novembre
E sono 9
Ieri
nel torneo aziendale di casa Moratti sono stati ammoniti
preventivamente due fondamentali calciatori della Reggina
già
diffidati, Tedesco e Lucarelli. Domenica, ovviamente, la Reggina priva
di Tedesco e Lucarelli giocherà contro gli indossatori. E
sono 9 in
dodici giornate.
13 novembre
Leggenda Zuccopycat
Oggi
scrive “Lewis Libby detto «Scooter», monopattino,
per la sua passione
per questo giocattolo”. Tutti i giornali americani e inglesi, dal New
York Times a Newsweek
al Guardian
al Times,
alla Abc,
alla Bbc,
raccontano uin’altra cosa: è un riferimento a un campione di
baseball degli Yankee che si chiamava Phil “the
Scooter” Rizzuto
oppure che il soprannome glielo diede suo padre perché lo
vedeva sempre
in movimento da un capo all’altro del suo lettino a sbarre di bambino.
11 novembre
Repzuccopycat
Oggi
Rep, a firma Zucconi, annuncia “una purga neocon alla Casa Bianca”. Il
testo è meno burtale del titolo, ma naturalmente nessuno dei
citati,
compreso Hadley, è un neoconservatore (lo è
Libby, ma s’è dimesso un
anno fa per ostruzione alla giustizia in un’inchiesta che ora gli ha
dato ragione). Ma la cosa che non capisco è questa: se
Zucconi e
Caretto vogliono far fuori i neocon dalla Casa Bianca,
perché non
indicano l’unico, ripeto, l’unico neoconservatore che lavora alla Casa
Bianca, cioè Elliot Abrams? Ecco, gli ho suggerito anche
questa
11 novembre
Borat, the soundtrack/2
11 novembre
Ecco perché
Camillo sta con Capezzone (e
con il grande Daw)
La ridicola
nota di Radio radicale su Casa Pannella
11 novembre
Pompa o non Pompa?
Da due settimane Repubblica
pubblica una foto dell’agente Sismi Pio Pompa, solo che non
è lui. Ve lo dice uno
che lo conosce. Vabbé che Pio Pompa è
un agente segreto, per quanto ben noto almeno a due
giornalisti di Repubblica che ora se la passano male a Largo Fochetti,
ma la sua immagine non è misteriosa: compare ogni giorno sul
Corriere.
10 novembre
Il tenero Caretto
Tutta
da leggere la sua intervista odierna a Daniel Pipes
sull’origine dei
neocon. Perfetta, se solo fosse uscita 4 anni fa. Leggete, soprattutto,
le domande che esprimono lo stupore del giornalista del Corriere di
fronte alla realizzazione del fatto di non averne azzecata una su di
loro, in questi anni.
PS
Non diteglielo, ma pur
nella buona azione Caretto ha scelto il neocon sbagliato: Pipes
è
l’unico contrario alla guerra in Iraq per promuovere la democrazia.
10 novembre
Oggi sono due gli articoli da leggere
–
Giuliano Ferrara sulla prima pagina del Foglio
– Francesco Merlo che, sulla
prima pagina di Repubblica, spazza via in un sol colpo annate di
Zuccopycat
10 novembre
Un uomo di parola
Columnist
del Times di Londra aveva detto che si sarebbe mangiato il suo articolo
se i democratici avessero vinto il Senato. Ora che l’hanno vinto,
s’è
mangiato l’articolo. Con una goccia di tabasco,
10 novembre
Partenza sprint
Leggo
su Repubblica che è uscito il primo numero delloro
mensile Velvet, il
cui nome è un espresso riferimento alla “rivoluzione di
velluto,
radicale e innovativa”. Il primo personaggio scelto dalla rivista
è
“Gore Vidal”. Wow.
9 novembre
Lo Speaker non c’è
“Reid,
mormone del Nevada, sarà il nuovo speaker”, dice Repubblica.
Qualcuno
gli dica che al Senato lo speaker non c’è e che il
presidente del
Senato, semmai, è Dick Cheney.
9 novembre
Cose a caso sulle elezioni
–
La migliore notizia è l’elezione di Joe Lieberman
–
La seconda migliore notizia è che il senatore repubblicano
del Rhode
Island, Lincoln Chafee – pacifista, appeaser ed elettore di
John Kerry
nel 2004 – è stato trombato.
– Buono
anche l’addio a George Allen,
repubblicano pesce lesso. Di fronte a un ex ministro della Marina
militare di Reagan, come il democratico James Webb, Camillo non ha mai
avuto dubbi su chi fosse il suo candidato.
– La peggiore notizia è l’avvento di James Baker, la destra
vera, alla
guida della politica estera. Ma non è detto, ma la sola
ipotesi è
spaventevole.
– La seconda peggiore notizia è la sconfitta dei due
migliori candidati
di questo ciclo elettorale: Harold Ford, democratico del Tennessee, e
Michael Steele, repubblicano, del Maryland. Entrambi afroamericani.
– Nancy Pelosi è sveglia, infatti non s’è fatta
vedere granché negli
ultimi giorni per non spaventare gli elettori. Eppure quando stamattina
ha detto che guiderà la Camera “on the behalf of the
children” un
brivido mi è corso lungo la schiena.
–
Segnatevi questo nome: Rahm Emanuel, è il genio che ha
scelto uno per
uno i candidati conservatori alla Camera che hanno strappato il seggio
ai repubblicani. E’ la persona che ha tolto il bastone di comando a
Howard Dean, vincendo le elezioni.
– Peccato che Mark Foley non
sia stato eletto, ma c’è andato vicinissimo
– Non mi ricordo più
chi mi ha detto: “E ora i democratici si occuperanno loro dei paggetti”
–
Il vice di Douglas Feith al Pentagono nell’ufficio che “manipolava” le
intelligence è stato eletto. Con i democratici.
Verrà utile quando la
Pelosi lancerà le inchieste della Camera sulla preparazione
della
guerra in Iraq.
– Mike De Wine, Lincoln Chafee, Jim Talent,
Conrad
Burns sono, anzi erano, tra i senatori più moderati del
partito
repubblicano. Il paese ha preferito lasciarli a casa.
– Il
South Dakota, dico il South Dakota, ha bocciato per referendum la legge
che aveva vieta ogni tipo di aborto.
–
Il riconteggio in Virginia, come ho scritto ieri notte, non ha alcuna
chance. Anche perché questa volta James Baker sta dall’altra
parte
9 novembre
Paura/3
Oggi ho
partecipato a Unomattina
9 novembre
Paura/2
L’altro
giorno il mio televisore in modalità “mute” ha cominciato a
suonare
come un pazzo ed è partita una voce metallica che diceva che
quella era
un’esercitazione di emergenza anti terrorismo ordinata dalle
autorità
di polizia in collaborazione con le cable tv. Insomma, provano
a usare
la tv per parlare direttamente con gli utenti.
9 novembre
Paura
Ieri
pomeriggio nel momento esatto in cui ha cominciato a parlare Bush e si
è saputo, proprio mentre parlava, che il sostituto di
Rumsfeld sarebbe
stato Robert Gates (Bush non l’aveva ancora detto, è
comparsa una
scritta breaking news della Fox) sono andato su google e ho digitato
“Robert Gates”. Il primo risultato
era quello di WikiPedia e c’era già la sua nomina a
segretario alla
Difesa. Se lo sa Giulietto Chiesa come minimo Mentana ci fa una puntata
di Matrix
9 novembre
La migliore del mese
Da
Repubblica.it:
“Per il leader dei Verdi Pecoraro Scanio, negli Usa c’è
stata ‘una
svolta ecologica’ che ha bocciato la politica ambientale di Bush”.
8 novembre
“HERE’S SOME UNSOLICITED ADVICE for two old
friends, Donald Rumsfeld and Paul Wolfowitz: Resign”
Bill
Kristol e Robert Kagan, 22 luglio 2001
Questa,
prima dell’11 settembre, è la prima volta che i due
editorialisti
neoconservatori hanno chiesto le dimissioni di Rumsfeld. Poi la
richiesta è diventata sempre più incessante, fino
ad accusare Rumsfeld
di essere un disfattista,
già nel 2003, nel 2004
e così
via.
La svolta non è Rumsfeld,
ma Robert Gates, cioè chi lo sostituirà.
8 novembre
Nota per Corriere, Rep eccetera
So
che è inutile, ma Rumsfeld non è un
neocon.
(La
storia della defenestrazione e soprattutto della defenestrazione, che
potenzialmente cambierà moltissimo, sul Foglio di domani.
Insieme a
un’analisi del voto)
8 novembre
Doppia vittoria dei democratici
Camera
sicura, con una maggioranza di una decina di seggi, però
quasi tutti
conservatori. Senato quasi certo per i democratici, 51 a 49, ma il
51esimo è l’indipendente Joe Lieberman (come previsto qui da
molto
tempo). I riconteggi? No way. Voto prevalentemente contro il partito al
governo, i deputati uscenti, la corruzione (primo posto negli exit
polls, con l’Iraq al quarto), il deficit pubblico,
l’incapacità e
l’inefficienza del governo. Nel fallimento anche la gestione dell’Iraq,
Katrina, e le politiche radicali sull’immigrazione del Congresso
repubblicano.
7
novembre, notte fonda
Rispettate le previsioni di midterm
Domenica
scorsa è stato ammonito il fondamentale calciatore del Parma
Dessena.
Era diffidato. Domenica prossima il Parma gioca con i legittimissimi
indossatori di scudetti altrui. Sette ammonizioni preventive in 11
giornate. Neanche Moggi avrebbe saputo fare di meglio. Siamo
quasi ai
livelli dei gloriosi tempi di Italo Allodi e Moratti senior, quando fu
coniata la definizione “sudditanza psicologica”.
7 novembre
Come finirà?
Vittoria
democratica di misura, anzi pareggio, dice Bob Novak
Valanga
democratica, dice Larry Sabato
7 novembre
Simpatia a UPenn
Party
dal presidente dell’Università della Pennsylvania. Uno
studente siriano
si veste così, la presidente dell’Università si
mette in posa. It’s the
Ivy League
7 novembre
Ancora un po’ più in là
Infine
il Corriere si è accorto che i democratici si sono spostati
al centro e
parla di fantomatici “neodem”. Il problema è che si sono
spostati al
centro circa sedici anni fa. Anche i neodem sono una roba dello scorso
decennio. La notizia – visto che il Corriere è un quotidiano
– è che si
sono spostati a destra.
6 novembre
Toh, alla decima
giornate pare che ci sia già un chiaro complotto degli
arbitri
Così
dice il Milan. Verdelli titolerà “Il ritorno di Moggiopoli”?
5 novembre
Vanity Unfair
Anche
Richard Perle e Eliot Cohen smentiscono l’interpretazione di Vanity
Fair, accusano la Padania patinata e ripetono che non hanno detto nulla
di nuovo.
Scommettiamo che anche domani
né Corsera né Rep. ne faranno cenno?
5 novembre
Ecco
Leggete
il pezzo del Corriere della Sera sulla questione VF (di cui ho scritto
in due post precedenti). Pensate che abbiano riportato l’operazione
politica del giornale, le smentite degli interessati, le
perplessità
(riferite) dell’autore dell’articolo? No, a parte le sgrammaticature
della traduzione di Perle, hanno addirittura titolato il brano di Frum
con una cosa che Frum non ha mai detto. Complimenti al Corriere. Si
vede che Riotta non c’è più.
PS
VISTO CHE CI SIAMO:
il grande grafic sulle elezioni americane del Corriere è
altrettanto
biased. Il repubblicano Conrad Burns, del Montana, viene definito come
“implicato in uno scandalo di corruzione” e non è vero. Il
democratico
Bob Menedez, invece, che è implicato in una situazione poco
chiara di
finanziamenti, viene raccontato come uno che “è stato
presentato con
successo dal candidato repubblicano come un politico corrotto”. Fair
and balanced il Corriere, complimenti.
5 novembre
A true-blue candidate
Eccolo. Se, leggendo
questo pezzo,
vi eravate chiesti chi fosse il candidato libertario del Montana con la
faccia blu
5 novembre
Zuccopycat
E’
l’unico editorialista della Terra a scrivere che i repubblicani provano
a mostrarsi moderati e vicini alla sinistra per provare a vincere le
elezioni, quando chiunque abbia seguito, anche male, la campagna
elettorale americana sa che è vero esattamente il contrario
e cioè che
i democratici vinceranno grazie al fatto che loro, i democratici, si
sono spostati a destra su posizioni iperconservative su tasse,
sicurezza nazionale, aborto, controllo delle armi. E che, Santorum a
parte, i senatori più in difficoltà sono proprio
i moderati del Gop
(senza dimenticare che il candidato anti Santorum è
antiabortista).
Ogni giorno i giornali sono pieni
di articoli che spiegano questo fenomeno. Ieri la
prima e la quarta pagina del Wall Street Journal, oggi sul
New York Times – dopo le decine
di articoli sui democratici diventati sempre più
conservatori – si
legge che in alcuni stati addirittura si stanno affidando alle suore,
mentre David Brooks racconta il candidato della Virginia che non solo
è
un ex ministro di Reagan, e della marina militare, ma anche uno che un
giorno del pacifismo alla Jane Fonda disse “Jane
Fonda can kiss my [behind]”
e che della gente di destra scrisse “Rednecks. Trailer-park trash.
Racists. Cannon fodder. My ancestors. My people. Me.” E poi Harold
Ford,
i candidati iperconservatori dell’Indiana raccontati, ahem, su
Repubblica da Flores D’Arcais, e decine e decine di altri, tra veterani
dell’Iraq, non pentiti, e addirittura uno –
Chris Carney –
che ha lavorato nell’ufficio di Douglas Feith al Pentagono per
preparare i piani d’invasione dell’Iraq. Infine, a mo’ di
controprova,
il pacifista Ned Lamont, candidato democratico anti Lieberman
è
indietro di 15 punti nei sondaggi rispetto al neo indipendente e
filo-bushiano Lieberman.
5 novembre
Borat primo al botteghino
Clamoroso successo di Borat.
Qui la sua apparizione da Letterman.
Qui la sua controfigura Bruno, il
giornalista austriaco gay interpretato da Sacha
Baron Cohen
che presto girerà un film.
5 novembre
Neodeche?
Il
gioco
sporco,
e a fini elettorali, di quella Padania patinata che è Vanity
Fair
America è stato smentito dalle persone citate
nell’anticipazione
dell’articolo, o almeno da quelle che scrivono sui blog: Frum,
Ledeen,
Rubin.
Camillo, senza sapere né leggere né scrivere,
l’aveva già sospettato ieri (vedi post
“neo-non-novità”).Tutti e tre giurano che il
giornalista di VF ha fatto un lavoro
corretto. Uno di loro dice di avergli parlato ieri e il giornalista gli
ha dettoche l’anticipazione-estrapolazione fatta da Vanity
Fair non
rispetta le cose dette dall’intervistato e il senso dell’articolo che
uscirà a dicembre.
5 novembre
Al Weekly Standard si aspettano una batosta
I
giornalisti del settimanale neocon fanno le previsioni di midterm.
Secondo Kristol: Senate: 48 (R), 52 (D); House: 192 (R), 243 (D)
5 novembre
Un altro
Ted
Haggard, presidente dei 30 milioni di aderenti all’Associazione
Nazionale degli Evangelici, è accusato di aver pagato un
uomo in un
albergo di Denver per avere rapporti sessuali. Lui nega e ammette
soltanto (soltanto?) di aver
comprato dall’uomo in questione delle anfetamine, ma non
spiega che ci facesse in una camera d’albergo con un gay prostitute. Il
gay prostitute, nel frattempo, va in tv e non supera la
prova alla macchina della verità. David Frum si
arrampica in un ragionamento per negare che sia un problema l’ipocrisia
di un militante di cause religiose che va a uomini, pagando.
4 novembre
Critiche a Bush e
ai repubblicani, durissime ma sensate e per molti versi
condivisibili
Thomas
Friedman sul NYT di ieri
John
Tierney sul NYT di qualche giorno fa
4 novembre
The Economist
E’
il miglior giornale del mondo quanto a informazione sull’America
(sull’Italia è tra i peggiori), questo si sa. Il suo
editoriale sulle
elezioni di metà mandato americane è perfetto,
come al solito.
L’endorsement è per i democratici, come al solito. La cosa
che non
capisco dell’Economist è questa e vale per Bush/Kerry, per
Berlusconi/Prodi e ora per il Congresso repubblicano/democratico: ogni
volta fa un elenco dettagliato delle cose che non vanno e degli errori
commessi da chi è al potere, riconoscendo correttamente
anche le cose
buone compiute, poi quando l’analisi passa a Kerry, Prodi o ai
democratici scrive che le loro ricette non sono molto diverse da quelle
fallite e quando capita che siano diverse sono peggiori.
Però, in ogni
occasione, fa l’endorsement di questi che non hanno idee
diverse, se
non quelle peggiori. Io non li capisco. A meno che la ragione sia la
solita: se fanno l’endorsement sbagliato gli amici non li invitano
più
ai party.
4 novembre
Neo-non-novità
Farà
rumore questo irrituale preannuncio di articolo di Vanity Fair America
(che uscirà a dicembre, ma siccome martedì ci
sono le elezioni vediamo
di organizzarci, eh) con interviste a vari neocon che accusano Bush e
soprattutto Rumsfeld di aver condotto malamente la guerra in Iraq. Dove
sarebbe la novita?
4 novembre
Neo-gameball
E’
cominciata la Nba, cambionato senza indossatori di anelli altrui. Dopo
36 anni si gioca con un nuovo pallone di pelle sintentica, che non
piace ai giocatori perché scappa di mano più
facilmente. Le statistiche
dicono che grazie a questo pallone, in pre-season, però si
è segnato di
più.
4 novembre
Borat
New
York Times, New York Sun, Washington Post e Wall Street Journal hanno
aperto con recensioni entusiastiche le pagine degli spettacoli. Lui,
Borat, imperversa in tv, da Letterman, al Daily Show, fino ai talk
politici della Fox. Al cinema sotto casa esauriti i primi due
spettacoli del pomeriggio, file per il terzo.
4 novembre
4,4 per cento
Il
tasso di disoccupazione americana è sceso al 4,4%. Paul
Krugman è sempre lì.
3 novembre
We are all in the same page
Un
deputato del South Dakota è accusato di aver fatto sesso con
un paggio
diciottenne. Stavolta non è sulle prime pagine dei giornali.
Perché?
Perché il deputato molestatore è democratico e i
giornali pure.
3 novembre
Jalal
Talabani, primo presidente democraticamente eletto dell’Iraq,
curdo, membro dell’Internazionale socialista, amico di D’Alema
“Dovete
rimanere in Iraq altri tre anni”
3 novembre
Quando l’avete fatto la prima volta e che cosa avete provato?
3 novembre
Dopo aver letto Camillo
George Bush
è andato in Montana.
2 novembre
Radio3 Mondo
Questa
mattina, ore italiane, da Oscar Giannino interessante discussione sulle
elezioni di metà mandato.
2 novembre
Operazione Una Rotonda sul Mare/3
Sto
sentendo parecchio Harry Nilsson. Come chi è Harry Nilsson?
Avete
presente la colonna sonora di “Un uomo da marciapiede”, no? E’ lui
(anche se la canzone Everybody’s talking in realtà non
è sua), il
miglior cantautore americano secondo John Lennon.
2 novembre
“A profanity to question Mr. Cheney’s parentage”
Scrive
questo il politicamente corretto New York times per raccontare ai suoi
lettori la frase pronunciata dal deputato democratico Charles Rangel
nei confronti di Dick Cheney: “Mr. Rangel responded by using a
profanity to question Mr. Cheney’s parentage”. Non era
più chiaro “son
of a bitch”?
2 novembre
Ah, dimenticavo
E’
stato preventivamente espulso per doppia ammonizione, giudicata poi
chiaramente errata, il fondamentale calciatore dell’Ascoli Pesce.
Contro chi giocherà l’Ascoli domenica? Ovvio, contro gli
indossatori di
scudetti altrui che in dieci giornate hanno affrontato squadre private
preventivamente di 6 giocatori. Sessanta per cento, mica male. Ai bei
tempi di Moggi, la Gazzetta avrebbe già avviato le procedure
di
impeachment, invece niente. Ma in fondo hanno ragione, quest’anno non
c’è bisogno di alcuna mobilitazione civile: la
Serie A, infatti, è
stata abolita e sostituita da un torneo aziendale per far divertire
Moratti e i redattori del giornale rosa che si trova sui banconi dei
gelati. Mi dicono, per dire, che a un certo punto abbia addirittura
giocato Recoba.
2 novembre
Le
ultime sulle elezioni di martedì
Molto
favorevoli ai democratici, ma con il Senato d’un sofffio ancora ai
repubblicani. L’analisi indipendente di Charles Cook
e le previsioni del paleo-conservatore Bob
Novak.
2 novembre
Infine Kerry s’è scusato
I giornali americana hanno tenuto bassa la notizia della gaffe contro i
militari impegnati in Iraq, ne parlano in prima pagina soltanto ora che
Kerry s’è scusato. Ma uno si chiede: se sono da prima pagina
le scuse,
sarà stato da prima pagina anche ciò che ha
causato quelle scuse, no?
No, invece. Ecco spiegato come
funziona il pregiudizio liberal dei cosiddetti grandi giornali.
2 novembre
I did make a joke, before I didn’t
Siccome
gli era riuscito bene due anni fa, il candidato di Luca Sofri
alla
presidenza, John Kerry, ora sta provando a far perdere di nuovo le
elezioni ai democratici. Ha fatto una battuta sull’ignoranza dei
militari americani impegnati in Iraq, i quali hanno
risposto così.
In un primo momento ha detto che non voleva fare una battuta sui
militari, ma sull’ignoranza di Bush. Poi, stamattina, ha ricambiato
idea e ha detto che non era una battuta, ma che si era solo dimenticato
di usare il pronome “us”. Insomma, pare a libro paga di Karl
Rove.
Hillary, Ford e quasi tutti i candidati democratici hanno chiesto a
Kerry di chiedere scusa. Annullati i comizi di Kerry in giro per il
paese per evitare ulteriori guai. Un talk show host liberal gli dice:
“Fermati. Stai zitto. Vai a casa. Fatti un giro in bici. O in windsurf”.
1 novembre
O con me o contro di sé
Come
accade ciclicamente da trenta o quaranta anni, il più bravo
dei
radicali allevati da quel genio di Marco Pannella a un certo punto
viene, di fatto, accantonato dal medesimo grande Marco. Il
più bravo di
turno, ogni volta, ci casca: dopo aver partecipato a far fuori il
più
bravo del turno precedente, viene a sua volta messo da parte. Io ho
partecipato direttamente, da gregario, alla fase in cui il
più bravo di
turno era Giovanni Negri (il più bravo dei più
bravi di turno, con
Capezzone). Soprattutto ho partecipato al momento in cui Negri
è stato
messo da parte (e con lui Peppino Calderisi e Massimo Teodori).
Ovviamente stavo con Negri (autore della più formidabile,
quanto
demenziale, idea politica degli ultimi 16 anni: la lista Giannini). Le
abbiamo prese sui denti. Allora i guardiani della rivoluzione erano
Marco Taradash e Elio Vito, poi fatti fuori a loro volta. Vi dico che
cosa succederà prossimamente: Capezzone proverà a
ricucire, prendendo
mazzate in testa. Ci starà male, poi se ne andrà
percorrendo una sua
strada. Su Radio Radicale si moltiplicheranno le battute nei suoi
confronti, specie se fuori dal partito dovesse avere successo,
come avrà. Alla fine gli ex più bravi di
turno arrivano alla stessa
conclusione: Pannella fa un casino della malora (vogliamo parlare
dell’inenarrabile Fortuna-Blair-Zapatero?), ma il partito radicale
è
suo, di sua proprietà intellettuale, quindi è
giusto che ne faccia ciò
che crede (a patto che non aggiunga alla triade Fortuna-Blair-Zapatero,
come gli suggerisce quel simpatico fuori di testa di Marco Perduca,
pure il grigiore di Al Gore). Capezzone scoprirà
lentamente che fuori
si sta meglio, anche se non vorrà uscire e
tenterà in ogni modo di
tenersi aggrappato, ma sarà invitato in tutti i modi
possibili ad
accomodarsi (avete letto le dichiarazioni della semper fidel Emma e di
Marco Cappato?). Come tutti gli altri che l’hanno preceduto, Capezzone
troverà infine pace e ringrazierà sempre e
comunque Marco, senza il
quale non esisterebbe. Camillo, quindi, sta con Capezzone di default e
con convinzione, ma dice anche “viva Marco, distruggi ancora di
più la
tua splendida creatura”.
1 novembre