Camillo di Christian RoccaCome si può essere Rudy

New York. Le cose si possono fare, senza perdersi in chiacchiere sociologiche e utilizzando i poteri a disposizione dei sindaci e dei capi della polizia. Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, New York era la capitale criminale d’America con oltre duemila omicidi l’anno. Alcuni quartieri erano infrequentabili, regnava la paura e la gente si trasferiva altrove. Dopo le cinque della sera non era consigliato prendere la metropolitana, se non armati almeno di una mazza da baseball. Dopo il tramonto era meglio stare alla larga dai posti chic e cool di oggi. Il Bronx e Queens sono diventati sinonimi di violenza brutale. Già nel 1981, Hollywood aveva prodotto un film dal titolo “1997, fuga da New York” che era la storia della degenerazione del crimine in tutta l’America e della trasformazione di Manhattan in una gigantesca prigione murata. Nel 1993 Giuliani è stato eletto sindaco e nel 1997, l’anno della fuga cinematografica da New York, aveva trasformato Manhattan nella città più sicura del paese. Giuliani c’è riuscito con poche, semplici ed efficaci misure amministrative, ma anche grazie all’aiuto di Bill Clinton e del Congresso che hanno concesso i soldi necessari ad aumentare il numero dei poliziotti. Non ci sono stati stravolgimenti dello stato di diritto, minacce di espulsioni di massa o tensioni con paesi stranieri. L’approccio è stato pragmatico e ideologico allo stesso tempo. Da un lato Giuliani ha scelto un capo della polizia innovativo, William Bratton, mandato gli agenti per strada e riorganizzato i distretti di polizia. Dall’altro ha costretto mezzo milione di persone a cercarsi un lavoro e lanciato l’idea della “tolleranza zero”. Prima di lui la polizia, per evitare l’accusa di razzismo, aveva smesso di punire o prevenire i comportamenti sociali definiti “disordinati” e, di fatto, aveva decriminalizzato i “reati senza vittime”. Giuliani ha ribaltato questo atteggiamento, ispirandosi a un’idea sperimentata a metà degli anni Settanta in New Jersey da un governatore democratico e poi rielaborata nel 1982 da due studiosi neoconservatori del Manhattan Institute, il serbatoio di idee della sua sindacatura.
(segue dalla prima pagina)  Il modello New York è nato grazie alla convinzione che la criminalità si potesse affrontare e sconfiggere. Secondo Giuliani la migliore strategia per prevenire gli atti vandalici era quella di risolvere i problemi allo stato embrionale, non quando diventano grandi. Sicché s’è impegnato, con una convinzione che a molti sembrava arroganza, in battaglie apocalittiche contro i sexy shop a Times Square, contro chi urinava per strada e chi attraversava col rosso. Giuliani si è convinto che la tolleranza zero nei confronti dei minuscoli episodi di vandalismo sociale avrebbe aumentato la percezione di sicurezza dei newyorchesi e, quindi, migliorato il clima generale della città. Così ha scatenato i poliziotti in battaglie campali contro chi non pagava il biglietto della metropolitana, contro i lavavetri che chiedevano l’elemosina ai semafori e contro i tassisti in perenne violazione dei limiti di velocità. La polizia di Giuliani spesso esercitava l’autorità con metodi ruvidi e arroganti, tanto che il sindaco e la polizia sono stati denunciati da oltre settantamila cittadini perquisiti o fermati dai “cops”. La brutalità dei poliziotti ha portato all’uccisione di un afroamericano innocente e disarmato, Amadou Diallo, con quei 41 colpi di pistola resi poi epici da una canzone di Bruce Springsteen.
Contro i reati più gravi, Giuliani ha sperimentato nuove tecniche anticrimine, in particolare l’adozione di un sistema computerizzato di monitoraggio e controllo delle denunce dei reati commessi e delle conseguenti attività di polizia. Il Compstat, allora, sembrava una delle tante ossessioni del sindaco, ma oggi è usato in quasi tutte le grandi città americane e altrove. Il metodo statistico ha consentito di individuare con certezza le zone dove si commettevano con più frequenza i reati e, quindi, di modulare la risposta preventiva o repressiva del dipartimento di polizia. Il sistema ha permesso di delegare la gestione ai comandanti delle piccole stazioni di quartiere, le cui performance sono state valutate in base a risultati oggettivi, cioè se nel loro distretto fossero aumentati o diminuiti i reati.
Un altro pilastro della soluzione Giuliani è stato quello di togliere l’assistenza pubblica a mezzo milione di newyorchesi che, grazie ai sussidi, non lavorava e si dedicava a piccoli o grandi reati. La politica antiwelfare di Giuliani è stata favorita dal boom economico clintoniano, ma agli sfaccendati dei quartieri più pericolosi i poliziotti avevano il mandato di non dare tregua, fino ai limiti delle vere molestie. Giuliani, insomma, ha usato la polizia per costringere i ragazzi dei ghetti a cercare e a trovare lavoro downtown. Alla fine del suo secondo mandato, i reati violenti sono diminuiti del 75 per cento, i crimini del 56, gli omicidi del 66 e New York è diventata la metropoli più sicura d’America. (chr.ro)