Negli anni Trenta dello scorso secolo, gli afroamericanii
non se la passavano proprio bene.
Non avevano diritti e come sappiamo,
vigeva una segregazione durissima.
Anche sedersi in autobus nel posto sbagliato,
poteva costare la vita di molte persone.
Non a caso , il report più vivido dell’atmosfera dell’epoca,
ce lo disvela lo “Strange Fruit” di cui parla Billie Holiday
nella celeberrima canzone, che nel testo, è un afroamericano impiccato.
Proprio per questo, risulta completamente folle la scelta che fece
in quegli anni un bravissimo cantante italo-irlandese:
fingersi nero per avere riconoscimento e successo nel mondo dello spettacolo.
Herb Balentino divenne subito in Herb Jeffries.
Ancora oggi in vita, il grandissimo interprete di “Flamingo”,
nato nel 1913 a Detroit, rappresenta uno dei più curiosi fenomeni
di “appropriazione indebita” di identità.
Nessuno immaginava la realtà e per tantissimo tempo,
Herb è stato considerato a tutti gli effetti una vera Icona afroamericana,
alla stregua di James Brown o Jack Johnson.
Il cavaliere afroamericano di” Mezzogiorno e Mezzo
di fuoco” di Mel Brooks era ispirato proprio a lui.
La mia vuole essere una benevola ed affettuosa boutade..
infatti le qualità artistiche del grande cantante ed attore, sono fuori discussione.
Riuscì a fare una carriera spettacolare ed ancora oggi, a 98 anni,
non è difficile vederlo ancora in azione nei Club di jazz della California del Sud.
In qualche modo Jeffries rappresenta un caso eccezionale di mutazione, al contrario.
Laddove un Michael Jackson le ha tentate tutte per diventare bianco,
Mr Jeffiries ha nascosto a tutti le sue origini italiane ed ancora adesso,
molte fonti lo definiscono Afro americano.
Anche musicisti come Clark Terry sono ancora oggi convinti
che Jeffries sia afro americano.
In realtà questo è un falso ormai accertato.
Ormai Jeffries non nasconde più che suo padre era italiano e sua madre irlandese.
La carriera che fece fu dignitosa e per certi versi operò fra i primi, un “cross over”
fra musica e cinema e divenne un personaggio molto popolare nel cinema di genere.
Nel Western in particolare realizzò parecchi film nel ruolo del Black Buckaroo”,
un cowboy nero in film appositamente girati per una audience All Black.
Ma non dimentichiamo che è anche uno dei pochissimi sopravvissuti,
forse ormai l’ultimo di quelli che ha lavorato negli anni Tranta
con Sidney Bechet, Earl Hines, Louis Armstrong e soprattutto Duke Ellington.
La scelta fu determinata da una analisi accurata della situazione
in cui questo ragazzo dalla carnagione scura e dal bel portamento si trovò a fare,
prima di intraprendere il percorso verso il successo.
Per un italo americano c’era poco da fare.
I “dagos” , orrido nickname dato agli italoamericani, non avevano molte più chances dei Neri.
E per questo che il giovane cantante, rinunciò senza rimpianti allo status” di Bianco
per diventare “Creolo” e quindi in realtà Nero, visto che queste “categorie” razziali
erano comparate allo stesso livello.
Quindi, cominciò a suonare con dei musicisti di colore
senza incorrere nelle sanzioni che all’epoca venivano comminate.
Non dimentichiamo che fu Benny Goodman a creare nel 1938 il primo gruppo misto…
Jeffries, con la sua indubitabile bellezza e il suo stile e il suo portamento, ebbe gioco facile.
Il successo gli arrise immediatamente.
Successivamente si allontanò dalla musica dando una particolare
importanza alla sua carriera cinematografica.
Jeffries si è sposato quattro volte.
Una delle sue mogli è una grande icona dell’immaginario erotico:
la mitica Tempest Storm.
Oggi, a 98 anni vive felice con la moglie e una incredibile quantità di figli e nipoti
in California del Sud e spesso, ancora adesso, se si è fortunati lo si può incontrare
in qualche jazz club a cantare gli standards
che fuorono scritti quando lui era già attivo, come cantante, nel 1930.
Un personaggio assolutamente fuori dal comune Mr Balentino/Jeffries…