Il trombettista Fabio Morgera, molto conosciuto nella scena Newyorchese, in Italia gode di scarsa visibilità .
Il suo percorso di vita è molto interessante e vale la pena di scoprirlo.
In concomitanza con una serie di concerti che sta facendo, ve lo presento,
nella speranza che possiate fruire gioisamente delle sue eccellenti capacità!
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Quale è stato il primo trombettista che ti si e manifestato nella vita ?
Il primo grande trombettista che ho incontrato di persona e’ stato Chet Baker ,
che era spesso in Toscana ospite delle serate del batterista Giampiero Giusti.
In seguito i miei primi insegnanti di clinics in Italia sono stati Enrico Rava ,
Terence Blanchard , e Kenny Wheeler.
( Se invece intendevi non in carne e ossa , allora il primo trombettista
che ho sentito/ visto in televisione e’ stato Louis Armstrong
2
La tua vita italiana… parlacene…
Sono nato a Napoli nel 1963 , a 4 anni per un incidente ho subito l’amputazione della mano sinistra…
nel 1970 la mia famiglia si e’ trasferita a Firenze dove a 16 anni ho imparato a suonare la tromba,
grazie anche alla Scuola Di Musica Di Fiesole del Maestro Piero Farulli,
mentre al Conservatorio non mi avevano ammesso a causa del mio handicap.
Ho amato il Jazz da subito, fortunatamente era un periodo fertile
per Firenze e avevo l’opportunita’ di vedere all’opera musicisti come Massimo Urbani o Luca Flores…
All’eta’ di 18 anni, ho iniziato a suonare in contesti professionali come
l’ottetto di Giorgio Gaslini e la European Community Youth Jazz Orchestra ,
non potevo chiedere di piu’ per la scena italiana, ma dopo un seminario a Perugia con Blanchard,
Cobb e altri grandi maestri afroamericani decisi di andare a studiare negli States.
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la Musica Italiana, il Melodramma,l’ Opera,le Canzoni, ha influenzato il tuo stile?
Quando ero piccolo l’unico tipo di musica italiana che ascoltavo era la musica napoletana ,
sia il folklore di Eugenio Bennato ( che mia madre conosceva insieme
a tutta la Nuova Compagnia di Canto Popolare) , sia i classici.
Poi ovviamente anche i vari cantautori, primo fra tutti Lucio Battisti.
E’ anche vero che a Firenze andavo spesso al Maggio Musicale
per i concerti di musica classica e le opere, Puccini innanzitutto.
Credo che queste influenze italiane siano molto presenti nel mio stile ,
ma piu’ come sfumature di una vena prevalentemente afroamericana
4
Miles..parlacene…
Miles Davis e’ stato uno dei miei primi amori (insieme a Louis Armstrong e Dizzy Gillespie) ,
non l’ho conosciuto mai personalmente ma l’ho visto molte volte dal vivo
( credo 9 volte fra concerti italiani e americani ).
Ne aspettavo sempre con ansia il disco successivo ( epoca Star People ecc.)
e mi rifacevo a lui anche perche’ influenzato dal mio maestro Enrico Rava.
Quando Miles mori’ ero a New York e per 3 notti e 3 giorni ascoltai tutta la sua musica alla radio wkcr …
Eravamo sconvolti , aveva lasciato un vuoto incredibile. Dizzy Gillespie ( che invece conoscevo)
mi confido’ che morto Miles finalmente decise di smettere di fumare….
purtroppo anche lui si spense pochi anni dopo.
5
Freddie Hubbard.. un “padre” artistico troppo ingombrante?
Francamente a Freddie Hubbard io ho sempre preferito Woody Shaw che negli anni ’80 e ’90
ci suonava anche insieme e si prestava a confronti fra i due. Woody comunque non e’ meno ingombrante , anzi!
Ho conosciuto Freddie , aveva uno humor irresistibile ma era anche molto competitivo …
6
Cosa ti ha portato ad andare via?..parlacene…
Come dicevo il flash l’ho avuto dopo aver partecipato ai seminari di Perugia
condotti da Paul Jeffrey (prima dell’era Berklee School) con docenti del calibro di Curtis Fuller,
Harold Mabern, Frank Strozier … Mi dissi se questo succede in America , io devo andarci a studiare appena possibile
7
in quanti gruppi suoni a New York?
A New York ho suonato con moltissimi gruppi ma al momento
sono particolarmente orgoglioso di far parte della Big Band di Orrin Evans ,
la Captain Black Big Band il cui primo disco ha avuto gia’ 3 Grammy Nominations…
Ultimamente ho girato per varie big band come quella di Roy Hargrove o la ‘O Farrill Latin Jazz Orchestra
oppure quella di Valery Ponomarev. Ma guido i miei combos in vari clubs oltre a far parte dei gruppi di Richie Cole,
ma anche di Christos Rafalides , un ottimo vibrafonista greco , per non parlare dei gruppi di African Jazz ,
Cuban Jazz , o le varie riunioni dei mitici Groove Collective, sebbene meno straight-ahead appunto.
8
Che piani hai per l’immediato futuro?
L’immediato futuro include anche i gruppi italiani che sto costruendo quali il Brassect ,
ovvero la collaborazione col grande Fabrizio Bosso alla tromba , io al flicorno
piu’ altri due fiati e sezione ritmica con miei arrangiamenti di brani di Horace Silver come repertorio.
Debutteremo l’8 Febbraio alla Cantina Bentivoglio di Bologna per poi programmare qualcos’altro per l’estate.
Oppure il mio proprio organ trio che e’ stato invitato a suonare a Ischia Jazz di quest’inverno o
anche la mia appartenenza al gruppo di Dario Cecchini chiamato Jazzasonic. E poi le collaborazioni con Vito Di Modugno,
Gaetano Partipilo e altri esponenti della scena pugliese, oltre all’ ALTO MADNESS
di Richie Cole che si esibira’ in Campania dal 12 al 15 Gennaio.
9
Stai ancora studiando o ti consideri soddisfatto?
Sto ancora studiando , anche se pochissimo in questo periodo perche’ sono da poco diventato papa’ ed e’ gia’ quello un lavoro.
Ma posso dire di avere acquisito una solida impostazione sulla quale poter andare d’inerzia quando altrimenti impossibilitato.
Ci sono periodi nella vita dove si accumulano piu’ ore di studio, altri dove si pensa
di piu’ a raffinare la performance.Finche’ continuamo a sentire nuove melodie in testa, non possiamo che considerarci fortunati!
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quanto studi e cosa studi ogni giorno..
La mia scaletta ideale giornaliera e’ questa:
Hatha Yoga
Solfeggio cantato e dettato
note lunghe, scale , articolazioni , intervalli fino a registri estremi, poi
progressioni armoniche , brani jazz, ma anche molta lettura a prima vista.
Le ore di studio possono variare ma la concentrazione e’ la cosa piu’ importante.
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Che deve fare uno che vuole tentare di affermarsi in America?
affermarsi in America e’ impresa ben ardua,i col Jazz poi si guadagna poco comunque …
Inoltre chi viene da un paese straniero oltre a dover arrivare
ad un livello competitivo altissimo deve anche superare molti ostacoli quali la dimestichezza con l’inglese ,
e in generale essere accettato dagli americani dei vari gruppi etnici come vero e proprio collega.
Meglio volare bassi e andarci con una mentalita’ da apprendisti, che poi e’
anche la maniera piu’ efficace per migliorarsi e per crearsi amicizie musicali sincere,
ovvero il primo piccolo passo per un eventuale futura affermazione…
come dice il proverbio Zen, per ottenere il premio non mirare al premio ma all’occhio del bue.
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La nuova scena newyorchese..
La scena e’ cosi’ vasta e poliedrica che va dal revival di jazz tradizionale fino alla “conduction” di Butch Morris.
Poi ci sono anche le “cricche” degli ebrei , neri , latini , ecc. Le diverse generazioni, correnti ,
le scelte piu’ acustiche e quelle piu’ elettriche … E’ anche questione di gusti , ma sicuramente il Jazz perlomeno a
New York si rinnova in continuazione. Da tenere d’occhio i giovani hardboppers Jaleel Shaw ,
i fratelli Strickland , o gente piu’ matura come Orrin Evans o Joel Frahm ,
ma anche l’indiano Rudresh Mahantappa o il veterano Jonny ‘O Neal da poco rivalutato.
Tutto si evolve e in centinaia di direzioni… ma sempre affonda le radici
nella grande tradizione afroamericana o americana in generale.
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Cosa consigli a chi vuole diventare un Jazzista?
Chi vuole diventare un Jazzista dovrebbe ascoltare tutto il Jazz dalle origini,
e studiare molto il Blues e i ritmi africani che ne sono precursori.
E’ ottimo secondo me studiare altre musiche di provenienza simile
come quella afrocubana o afrolatina in generale , o quella propriamente africana
( incluso il mondo arabo ), ma senza trascurare la nostra musica classica.
E poi visitare New York ma anche New Orleans…
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Che musica ascolti al di fuori del Jazz?
Ascolto ancora musica napoletana (il repertorio e’ vasto) ,
musica classica , world music ( mi affascina la musica marocchina per esempio,
balcana , indiana , africana ecc. ecc.), Soul music ,
e molta musica latina, New York Salsa in particolare.
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Pensi di tornare a vivere in Italia prima o poi?
Mi sto gia’ adoperando per far passare alla mia famigliola piu’ tempo possibile in Italia ,
mentre io continuero’ a fare un po’ il pendolare fra vari continenti ,
inclusa l’Asia che amo e dove c’e’ molto spazio per il Jazz.
Ma credo che fra una decina d’anni l’Italia tornera’ ad essere la mia residenza principale.
In seguito New York comunque rimarra’ un punto fermo
per me specialmente per registrare e anche per produrre dischi di nuovi talenti.