La fanfara freneticaGianmaria Testa, Kansas City e il bioritmo della musica-intervista esclusiva

            Testa e il suo mondo   "Gianmaria Testa, classe 1958, è italiano, italianissimo, vive nelle Langhe in Piemonte, eppure c’è voluta la Francia per scoprirlo....."       1 Il batterista...

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Testa e il suo mondo

“Gianmaria Testa, classe 1958, è italiano, italianissimo, vive nelle Langhe in Piemonte,
eppure c’è voluta la Francia per scoprirlo…..”

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1
Il batterista Jo Jones , sodale di Bill “Count” Basie, aveva tradotto il “suono e il ritmo”
delle rotaie dei treni di Kansas City,
trasformandolo nello swing del Jazz moderno.
Quanto sono importanti i treni nella vita di noi musicisti?

Il treno a vapore è stata forse la macchina più antropomorfa del Novecento
dotato com’era di fiato e respiro. Il suo ritmo ha cadenzato gli spostamenti di molta umanità.
Inevitabile che diventasse fonte di ispirazione. Dei treni di adesso rimane un sibilo di velocità oppure
l’incuria di linee considerate minori. Restano le stazioni a testimoniare partenze e arrivi.
Sono le stazioni, meno asettiche ancora degli aeroporti, i luoghi dove guardare e eventualmente attingere.


2
Il tuo modo di comporre è istantaneo o procede gradualmente per addizione di colori, suoni ed emozioni ?

Scrivo quasi sempre per l’impulso di un’emozione rispondendo a una specie di urgenza.
Poi lascio che il tempo, anche un lungo tempo, cancelli o confermi il tentativo di traduzione
in canzone di quell’emozione. Allora, se qualcosa di buono mi sembra sia rimasto,
comincio un lento e artigianale lavoro di limatura.

3
Quale reputi sia la tua formazione strumentale ideale (Solo, Duo, Trio.. Orchestra Sinfonica..)?

Prediligo le piccole formazioni. Quando mi è successo di cantare con grandi orchestre
ho avuto l’impressione di perdermi in un mare di musica.
Nella classica preferisco il quartetto, sintesi e equilibrio che spesso mi commuove.
4
Quando la mattina ti svegli sei immediatamente creativo o ci metti molto a “carburare”?
La creatività, posto che sia definibile, ha il grande pregio dell’imprevedibilità.
Ti può raggiungere senza tener conto di orari o bioritmi.
Per il lavoro di rifinitura invece preferisco il mattino presto e luoghi familiari


5
Quanto conta una buona educazione musicale per realizzare i propri sogni compositivi?

Mi verrebbe da rispondere che conta molto, ma mi lascio un dubbio derivante dall’imponderabilità
di certi talenti naturali e innati che qualche volta attraversano e hanno attraversato la storia della composizione.
Quello che non trovo logico è che nelle scuole italiane la musica non venga considerata alla stessa stregua delle altre discipline.
Non penso si possa avere un quadro compiuto di un momento storico se non si è messi a conoscenza di quale fosse la musica che lo caratterizzava.

6
Ti è mai venuta la voglia di scrivere musica orchestrale?

Non mi sono mai considerato un musicista, sono uno che scrive canzoni.
Mi cimento con l’alchimia che si genera fra una testo, una melodia e un’armonia.
Per la musica da sola non credo di essere all’altezza come non sono all’altezza della poesia.

7
Chi ti fulminò sulla via di damasco?

Quale è il tuo primo, vivido ricordo musicale, che ti ha spinto ad intraprendere la carriera di musicista?
Sono tre i ricordi e le conseguenti folgorazioni:
un matrimonio di un mio zio nel cortile di una cascina alla fine del quale i miei genitori,
i miei zii e alcuni fra gli invitati si sono messi a cantare delle canzoni popolari piemontesi. (avevo 4 o 5 anni)
una messa di Pasqua in cui sono stato ammesso alla corale della chiesa
e abbiamo imparato e cantato l’Ave Verum di Mozart. (6 anni)
l’ascolto a casa di un amico di un disco di De André. (13 anni)
Queste cose mi hanno spinto a chiedere a mio padre di comprarmi una chitarra
e ho cominciato a scrivere canzoni, senza però mai pensare di farne un mestiere.
Anche adesso faccio fatica a definire questa attività con la parola “lavoro”,
mi viene quindi difficile immaginare la canzone in termini di “carriera”

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8
Chi suona più frequentemente sul tuo supporto audio portatile?

Non posseggo un supporto audio portatile se non in macchina.
Ascolto molta radio, viaggiando, e quello che passa, cambiando stazione
se mi è insopportabile
. Il resto sono dischi che già conosco e che riascolto, un po’ di Cohen,
Neil Young, Lhasa de Sela, Dylan e molti altri che ho amato e ancora mi fanno compagnia.

9
Hai avuto una formazione accademica? Hai studiato al Conservatorio?

Sono stato iscritto e ho frequentato una scuola civica di musica per un solo anno,
all’epoca la chitarra non era ancora strumento di conservatorio.
Il resto l’ho imparato decifrando manuali e tavolature.
Sono praticamente un autodidatta e non ne vado particolarmente fiero

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10
Hai mai provato a scrivere una canzone prendendo spunto da un’altra?

No, ho provato piuttosto a scrivere un disco intero sul tema delle migrazioni
contemporanee dove le canzoni sono legate l’una all’altra da un nesso tematico e consequenziale.
Il disco è “Da questa parte del mare” del 2006.

11
Una lista di cinque artisti ( non necessariamente musicisti), che ti hanno ispirato

e dato valori artistici ed umani che ti hanno formato?

Ungaretti che leggeva l’Odissea in televisione mi ha fatto sentire il peso specifico delle parole,
la lettura di Fenoglio mi ha certificato la possibilità di rendere universale il microcosmo umano,
di Giacometti ho ammirato la scarna e necessaria essenzialità, di Van Gogh il delirio dei Girasoli.
Devo a Fabrizio De André la scoperta che la canzone può essere strumento di comunicazione
e non soltanto pretesto per una eventualmente bella vocalità. Di nessuno di loro, naturalmente,
sono stato capace di imparare e mettere a frutto una qualche lezione. Me li porto dentro, insieme a molti altri,
per consolante compagnia.

12
A scuola in quale materia eccellevi?

L’eccellenza non mi è mai appartenuta, purtroppo.
Mi piacevano molto Letteratura e Storia.

13
Un piccolo punto di vista sulla Crisi che sta attanagliando la nostra categoria?

Se per categoria si intende la canzone allora penso che buona parte delle ragioni della crisi siano interne.
La canzone infatti, più di altre forme di comunicazione creativa,
ha beneficiato del mercato e alle cosiddette leggi del mercato si è più frequentemente venduta.
Questi sono tempi televisivi di rapida e superficiale consumazione.
La canzone li ha rincorsi e li rincorre, svuotandosi. Ma dalle crisi non vengono soltanto negatività,
arriva anche inevitabilmente una propulsione.
Le belle canzoni continueranno a rappresentare e accompagnare un pezzo di mondo.
Il resto sono problemi di vendibilità non di sostanza

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14
Parlaci del nuovo disco

Vitamia non ha pretese di riassunto o di bilancio. Sono piuttosto appunti di un diario, privato ma condivisibile.
C’è un po’ di passato, molto presente e anche una laica invocazione per un futuro in cui il futuro stesso sia immaginabile.
Rispetto ad altri miei dischi cambiano alcune sonorità.
Mi è sembrato giusto inserire qualche suono distorto di chitarra per sottolineare meglio certe tensioni.
Complessivamente è un disco che beneficia dell’apporto creativo dei musicisti con cui ho collaborato
e dell’armonia che si è creata in tutta l’équipe, produzione e fonici compresi.

Un disco democratico direi, che di questi tempi è una bella sensazione.

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Gianmaria Testa, classe 1958, è italiano, italianissimo, vive nelle Langhe in Piemonte,
eppure c’è voluta la Francia per scoprirlo.
Da quando ha mandato al Festival di Recanati
la sua cassetta registrata chitarra e voce, vincendone il primo premio una prima volta nel ’93
e poi di nuovo nel ’94, sono passate un bel po’ di cose: otto dischi Montgolfières (1995),
Extra-Muros (1996), Lampo (1999), Il valzer di un giorno (2000), Altre Latitudini (2003),
Da questa parte del mare (2006), il live “SOLO – dal vivo (2009) e l’ultimo Vitamia (2011)-,
più di 2000 concerti in Francia, Italia, Germania, Austria, Belgio, Canada, Stati Uniti, Portagallo,
quattro serate tutte esaurite all’Olympia e una lunga teoria di articoli omaggianti sui principali giornali (“Le Monde” in testa).

In Italia il percorso è stato un po’ più complicato e difficile perché condotto davvero senza compromessi,
con pochissime apparizioni Tv o passaggi radiofonici e nessun tipo di pubblicità.
La sua vera forza è stata ed è ancora il passaparola.
Chi va ad un suo concerto non riesce a dimenticarlo: l’emozione nasce palpabile e si divide tra tutti;
Gianmaria scherza coi suoi musicisti ed è naturalmente comunicativo;
i testi sono belli, sono semplici, sono piccole poesie che parlano della vita e che vivono anche al di là della musica;
e lei, la musica, insieme ad una voce che si muove tra rauche asprezze e teneri velluti, i testi li trasporta, li puntualizza
, li sottolinea. Perché le cose cominciassero a cambiare anche in Italia c’è voluto -paradossalmente- Il Valzer di un giorno,
quarto disco della sua carriera e il primo di produzione totalmente italiana, che è forse il suo lavoro più ‘difficile’:
canzoni riportate alla loro forma più nuda ed essenziale, due chitarre e voce soltanto.

A seguito dell’uscita del disco, nella Stagione 2000/2001 Gianmaria Testa ha realizzato una tournée
che l’ha portato in alcuni dei più importanti e prestigiosi teatri italiani: dal Teatro Regio di Torino
al Valle di Roma, dal Duse di Bologna, allaPergola di Firenze, per non citarne che alcuni.

Nel marzo 2001 Il valzer di un giorno è uscito anche in Francia e nel resto d’Europa con l’etichetta Harmonia Mundi,
riscontrando un unanime consenso di critica e pubblico. Ad oggi ha superato le 200 mila copie vendute in tutta Europa.

Moltissime le collaborazioni con altri musicisti italiani del jazz e del folk: da Gabriele Mirabassi
e Enzo Pietropaoli a Paolo Fresu; da Rita Marcotulli a Riccardo Tesi (col quale
ha dato vita al “Progetto Saramago”, una sorta di omaggio al grande nobel per la letteratura);
da Enrico Rava (insieme al quale ha presentato con grande successo per Fuorivia Guarda che luna!,
spettacolo dedicato alla figura di Fred Buscaglione che ha visti protagonisti,
oltre a loro, la Banda Osiris, Stefano Bollani, Enzo Pietropaoli e Piero Ponzo)
a Battista Lena per il quale ha fatto la voce recitante e ha cantato nel suo ultimo lavoro discografico
(I cosmonauti russi) dedicato alla navicella spaziale MIR, sempre prodotto da Fuorivia.

A settembre 2003 un’altra esperienza importante: lo spettacolo Attraverso realizzato
al Festival della Letteratura di Mantova per Produzioni Fuorivia con Erri De Luca, Marco Paolini,
Mario Brunello, Gabriele Mirabassi.

Il 24 ottobre 2003 è uscito in tutta Europa, Canada e Stati Uniti un nuovo disco, Altre Latitudini
(Harmonia Mundi / Ird),14 canzoni di amore trovato o perso per le quali hanno suonato
alcuni grandissimi musicisti (Mario Brunello, Enrico Rava, Rita Marcotulli, David Lewis, Gabriele Mirabassi, Luciano Biondini,
Fausto Mesolella, ecc.). Altre Latitudini è stato presentato in Francia per una settimana
al Café de la Danse di Parigi e in Italia per una settimana al Teatro Gobetti di Torino.
A questi hanno fatto seguito naturalmente altri concerti (al Nuovo Auditorium di Roma,
al Teatro Rossini di Pesaro, al Teatro Alfieri di Asti, ecc.). In estate è stato presentato anche in Canada,
al Festival di Québec, oltre che in Germania, Austria e Olanda.
Nel novembre 2005 è stata programmata un’importante tournée negli Stati Uniti (New York,
Los Angeles, Cleveland e Chicago) che ha riscosso molto successo.

Da ricordare, per il 2004, due altre produzioni importanti alle quali Gianmaria ha preso parte:
RossinTesta, viaggio surreale con Paolo Rossi e Chisciotte e gli invincibili, da un testo inedito
di Erri De Luca. Quest’ultimo ha girato per 4 stagioni con grande successo in Italia
e nel 2008 ha iniziato anche un suo percorso francese con spettacoli a Grenoble, Parigi, Calais… e un dvd edito da Gallimard.

Alla fine ottobre 2005 è stata distribuita una nuova versione, completamente rimasterizzata
e con una nuova veste grafica dell’album Extra-Muros, ormai introvabile sul mercato.

Il 13 ottobre 2006 è uscito il suo lavoro discografico, DA QUESTA PARTE DEL MARE,
un concept album totalmente dedicato al tema delle migrazioni moderne, una riflessione poetica,
aperta e senza demagogia sugli enormi movimenti di popoli che attraversano questi nostri anni.
Sulle ragioni, dure, del partire, sulla decisione, sofferta, di attraversare deserti e mari,
sul significato di parole come “terra” o “patria” e sul senso di sradicamento e di smarrimento che lo spostarsi porta sempre con sé.
A qualsiasi latitudine.
Prodotto da Paola Farinetti per Produzioni Fuorivia, ha la direzione artistica di Greg Cohen.
Da segnalare la presenza di Bill Frisell accanto a quella dei musicisti che da sempre collaborano con Gianmaria:
Gabriele Mirabassi, Paolo Fresu, Enzo Pietropaoli, Philippe Garcia, Luciano Biondini, Claudio Dadone, Piero Ponzo.

Da questa parte del mare ha ricevuto la TARGA TENCO 2007 come miglior album dell’anno.
Dopo una presentazione a Parigi (L’Européen dal 17 al 21 ottobre 2006),
il nuovo disco sarà presentato anche in Italia (il 25 ottobre al Teatro Regio di Torino,
il 26 ottobre al Teatro Modena di Genova, il 27 e il 28 ottobre alla Galleria Toledo di Napoli, ecc.),
in Germania e Austria (dicembre 2006), in Olanda (The Hague Jazz Festival – 18 e 19 maggio 2007)
e in Canada (Festival di Québec – 15 luglio 2007). Il 25 maggio 2008 è stato presentato anche al Joe’s Pub di New York con un bel sold out.

All’inizio del 2009 è uscito un nuovo cd: per la prima volta Gianmaria ha presentato u
n LIVE -“SOLO-dal vivo”, il titolo dell’album- frutto della registrazione di un concerto
in solo all’Auditorium di Roma. Il disco, prodotto da Produzioni Fuorivia, è uscito in Italia il 19 gennaio con EGEA RECORDS
e nel resto del mondo il 12 febbraio con l’etichetta HARMONIA-MUNDI / LE CHANT DU MONDE.
La presentazione al pubblico è avvenuta nei mesi di MARZO, APRILE e MAGGIO 2009 con concerti
a Parigi, Milano, Roma, Bruxelles, Amsterdam, Berlino, Vienna, ecc. in ottobre 2009, “SOLO-dal vivo”
è uscito ina una “special edition de luxe” a tiratura limitata con un DVD contenente un intervista molto completa
di Massimo Cotto a Gianmaria e il primo videoclip della canzone “Come al cielo gli aeroplani”),
un video d’autore, registrato al Diavolo Rosso di Asti

Tra le altre produzioni uscite nel periodo ricordiamo inoltre: il DVD dello spettacolo GUARDA CHE LUNA!
con Banda Osiris, Enrico Rava, Gianmaria Testa, Stefano Bollani, Enzo Pietropaoli e Piero Ponzo (19 ottobre 2007);
la riedizione di LAMPO, ormai introvabile (novembre 2007); il DVD (versione francese)
di Chisciotte e gli invincibili (Quichotte et le invincibles) con Gallimard (febbraio 2008); la partecipazione
a F. – à Léo (omaggio a Léo Ferré), rilettura jazz dell’opera di Léo Ferré, da un’idea del pianista
Roberto Cipelli, con, oltre a quest’ultimo, Paolo Fresu, Gianmaria Testa,
Attilio Zanchi e Philippe Garcia (marzo 2008). Il disco è stato presentato con successo in FRANCIA
(tra cui il Trianon di Parigi), ITALIA (tra cui Roma e Milano) e CANADA (Festival Internazionale di Jazz di Montréal).
F. – à Lèo è finalista al PREMIO TENCO 2008 nella categoria “interpreti”.

Il 2011 ha segnato per Gianmaria Testa un altro momento importante dal punto di vista dell’esperienza
più prettamente teatrale: ha infatti debuttato al Teatro Carignano di Torino lo spettacolo
“18 mila giorni – il pitone”, un testo di Andrea Bajani sul tema del lavoro che vede Gianmaria protagonista insieme al pluripremiato
attore Giuseppe Battiston per la regia di Alfonso Santagata. Lo spettacolo, prodotto da Fuorivia
insieme alla Fondazione Teatro Stabile Torino ha affrontato una lunga tournée in tutta Italia,
da nord a sud, e sarà ripreso anche per la stagione 2011-12.

E’ prevista invece per la fine del 2011, e più precisamente il 17 ottobre 2011,
giorno del suo compleanno, l’uscita del nuovo lavoro discografico di inediti di Gianmaria Testa. Il nuovo cd,
“Vitamia”, è una sorta di bilancio di vita personale e di vita sociale e rappresenta
la naturale evoluzione dello spettacolo teatrale con teatrale con Battiston, ma le canzoni
sono state totalmente riviste e riarrangiate. Gianmaria ha compiuto da poco 18.980 giorni
e ha sentito l’esigenza di guardarsi indietro e dentro, di guardare al segno che 18 mila giorni
hanno lasciato sul nostro paese e sulla vita degli italiani.

Il disco, suonato da grandissimi musicisti, è ricco di nuove e inattese sonorità,
un vero affresco non solo di parole e di sentimenti, ma anche di musica.

Al disco, sempre prodotto da Fuorivia, farà seguito una lunga tournée in Italia, Francia, Germania, Austria, Olanda e Belgio fino a tutto il 2012.

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