La fanfara freneticaUna nostra Inchiesta sulla Crisi-risponde Fresu e Montellanico-part 1

Mai come ora si percepisce chiaramente che le cose sono cambiate.. quotidianamente a tutti noi capita di sentire che una piccola parte del nostro lavoro è eroso da elementi esterni che non control...

Mai come ora si percepisce chiaramente che le cose sono cambiate..
quotidianamente a tutti noi capita di sentire che una piccola parte del nostro lavoro
è eroso da elementi esterni che non controlliamo..
il festival che sapevamo sarebbe continuato
anche quest’anno, misteriosamente scompare e viene cancellato per sempre..
il club che faceva buona musica è costretto a chiamare cover band per rimpolpare la programmazione,
il musicista che aveva 200 concerti all’anno, si trova a farne 50, se gli va bene..
cosa si può fare per uscire da questa grave crisi?

Ada Montellanico

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La situazione che viviamo è veramente ad un punto drammatico.
La cultura di cui avrebbe tanto bisogno questo paese fa parte
di quell’ “inutile” di cui si può fare a meno,mentre sarebbe la linfa necessaria per vivere.
Eppure al contrario vediamo accrescere il numero di persone che seguono concerti,
che frequentano musei, che affollano i Festival delle Scienze, della filosofia, della letteratura.
La cultura oltre che far crescere la sensibilità e l’intelligenza delle persone produce ricchezza,
ma stranamente gli ultimi a crederci sono le istituzioni.
Oppure diciamo meglio che abbassare il livello culturale serve a rendere un popolo inerme e con poco senso critico.

Quello che possiamo fare noi artisti è resistere.

Unirsi per creare manifestazioni che possano essere momenti di confronto,
ma innanzitutto continuare a progettare anche a cachet ridotti, continuare a sviluppare idee nuove.
la più grave malattia di cui noi musicisti siamo affetti è l’individualismo.
Eppure non dovremmo, facciamo musica insieme agli altri,
però in casi come questo, tendiamo ad un isolamento che ci rende miopi e quindi impotenti.
Il Teatro Valle insegna, in quanto la loro forza nasce dall’essere molti
e questa multitudine ha generato filiazioni. In pochissimo tempo è diventato
luogo di incontro e di programmazione artistica alternativa.
Ha creato qualcosa di inedito e le stesse istituzioni hanno dovuto prenderne atto.
Questo vuol dire che insieme possiamo tentare di passare il guado di questa gravissima crisi,
che in quanto crisi significa temporanea, o almeno questo è il mio augurio per tutti.

Paolo Fresu

Bisogna rimboccarsi le maniche e andare avanti. Non credo che si possa fare di più se non mettere
tutto sulle nostre spalle visto che non c’è uno Stato che ci aiuta e che ci riconosce
uno stato da lavoratori come accade negli altri Paesi europei. Dunque fare in fondo quello che abbiamo sempre fatto.
Alle stesso tempo però penso che non basti lamentarsi ma che sia necessario provare a cambiare le cose da dentro.
Partecipando di più alla vita civile e politica e dicendo la nostra sul concetto
e sul senso della cultura senza pensare che l’’artista debba essere puro e non debba sporcarsi
le mani ne tantomeno alimentando il comune pensiero che chi si preoccupa di dare un contributo pubblico
lo debba fare solo per interesse personale.
Tremonti ha detto che la cultura non si mangia.
Non c’è cosa più sbagliata visto che la cultura produce cibo per l’anima e per la mente oltre che economia vera.
A noi il compito di dare un contributo non solo per uscire dalla crisi ma per dimostrare
che il teorema della cultura effimera è sbagliato.
Oserei dire che è anche compito degli artisti conosciuti provare a fare qualcosa per aiutare
quelli più giovani e che è compito dei Direttori artistici avere più coraggio
nel programmare le nuove realtà e non sempre i soliti noti pur conoscendo le difficoltà legate al botteghino…

Paolo

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