La fanfara freneticaClaudio Filippini, il nuovo “boy wonder” del piano jazz italiano ha due anime

foto di Andrea Boccalini 1 Quale è stato il primo pianista che si e manifestato nella tua vita ? Credo sia stato il gatto Tom, che suonava la Rapsodia Ungherese n.2 di Franz Listz... e il topo...

foto di Andrea Boccalini

1 Quale è stato il primo pianista che si e manifestato nella tua vita ?

Credo sia stato il gatto Tom, che suonava la Rapsodia Ungherese n.2 di Franz Listz…
e il topo Jerry che dormiva dentro al pianoforte e gliene combinava di tutti i colori.
Mi sembra di ricordare che Tom non se la sia passata bene alla fine del cartone.

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2 La tua vita … parlacene…

Penso che esistano diversi Claudio Filippini che vivono tutti nello stesso corpo:
uno è ligio allo studio, l’altro è ligio all’ozio, un altro ancora è sempre riflessivo
e non prende mai una decisione, un altro è invece impulsivo,
poi c’è quello scorbutico, quello molto pigro, e un altro ancora che è accondiscendente e conciliante. Questi Claudio vivono tutti insieme, alla giornata, non sanno mai cosa regalerà loro il domani.
Comunque, di solito la prima domanda che mi pongo appena mi sveglio (a parte “dove mi trovo?”)
è “Sei ancora lì? Alzati! Devi fare un milione di cose!”

3 La Musica Italiana, il Melodramma, l’ Opera, le Canzoni, hanno influenzato il tuo stile?

La lirica è stata al primo posto tra la musica che si ascoltava in casa quando ero piccolo.
Mia nonna è un’appassionata di musica classica, ed è stata lei a farmi ascoltare
per la prima volta la musica lirica, in particolare Puccini, Donizetti e Rossini.
Tra l’altro mia nonna si chiama Walkiria…
e da qui si intuisce che forse al mio bisnonno piaceva un tantino Wagner!
Non ti saprei dire se tutti questi compositori hanno influenzato il mio stile,
ma penso che comunque facciano parte del mio bagaglio culturale.
Quando ascolti tanta musica in tenerà età qualcosa dentro ti rimane, per sempre.

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4 Corea…parlacene…

In passato ero davvero un fan sfegatato di Chick Corea,
adesso lo sono un po’ meno, ma riconosco in lui un artista dai mille volti,
che non finisce mai di stupirmi. Un musicista con una forte personalità,
che ha composto una montagna di musica per tantissimi tipi di ensemble.
Una fontana di idee. Posso dire quasi con certezza che riuscirei
a riconoscerlo soltanto ascoltando poche note, che si tratti
di un disco degli anni ’60 o di quest’anno.

5 Bill Evans, un “padre” artistico troppo ingombrante?

Ingombrante? Non direi… semmai “Importante”.

6 Monk versus Bud Powell…parlacene…

Due facce della stessa medaglia. Due geni di uguale importanza per me.
Cronologicamente nella mia storia è arrivato prima Bud Powell.

Un disco che ho consumato è stato il “Live at Massey Hall”
del quintetto con Dizzy Gillespie, Charlie Parker, Bud Powell,
Charles Mingus e Max Roach.
Bud Powell è riuscito a portare sul pianoforte quello che Parker faceva sul sassofono.
Adoro la fluidità nel suo fraseggio e il suo swing.
Da piccolo volevo essere come lui!
Thelonious Monk è arrivato più tardi, lui è un genio assoluto.
Uno dei pochi compositori che ti trascina nel suo mondo.
E’ difficile non suonare un brano di Monk “à la Monk”.
La sua musica è completa, quando mi capita di suonare un suo brano
non cambio nemmeno una virgola.
Armonicamente è allucinante, ritmicamente non ne parliamo.
Lo considero come un’icona, come un modello non da imitare ma da rispettare.
Un genio assoluto della musica moderna.

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7 Pensi di scrivere per ensemble più grandi?

Mi piacerebbe molto, la cosa richiederebbe però molto tempo,
dato che l’ho fatto pochissime volte prima d’ora.
Ma più si scrive e più si diventa veloci nella scrittura e si imparano molte cose.
Magari un giorno ci riuscirò! 8 Che piani hai per l’immediato futuro?
Sto portando in giro il mio trio con Luca Bulgarelli e Marcello Di Leonardo.
Il disco “The Enchanted Garden” con mia somma soddisfazione piace a molti.
Spero di raccogliere i frutti di una semina iniziata molto tempo fa.

9 Stai ancora studiando o ti consideri soddisfatto?

Non mi considero affatto soddisfatto! Sono sempre alla ricerca di quel
qualcosa in più che non saprei dirti neanche cosa sia.
Non mi pongo mai il problema perché di solito non so neanche cosa sto cercando.
Capisco cosa sto cercando solamente quando trovo quello che sto cercando!
Non so se mi spiego…

10 Quanto studi e cosa studi ogni giorno..

Il problema è sempre il tempo.
Quando sono a casa per diversi giorni cerco di studiare il più possibile,
ma non sono un tipo metodico…
non dico “oggi studio questo, domani quello”.
Suono quello che mi capita.
A volte ho bisogno solo semplicemente di muovere le dita,
a volte cerco di scrivere qualcosa, a volte chiudo gli occhi e improvviso,
a volte mi incaponisco invece su una cosa qualsiasi,
un brano, un riff, una progressione e ci resto ore, a volte leggo musica classica, s
ia per tenere fresca la capacità di lettura, sia per rinfrescarmi le orecchie.
Ovviamente non mi cimento con Listz o con Rachmaninoff, non potrei mai!
Ma spesso rileggo vecchie cose, anche semplici, che ho studiato tanti anni fa,
e cerco di riportarle alla luce con un bel suono.

12 La nuova scena italiana da un punto di vista speciale, il tuo… parlacene…

In Italia siamo molto fortunati, perché abbiamo veramente moltissimi talenti di ogni età e di ogni estrazione musicale. Il problema è sempre quello di trovare spazio per tutti,
vista la situazione politica ed economica che stiamo vivendo.
Ci vuole molta pazienza e un po’ di fortuna.

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13 Che percorso di studio consigli a chi vuole iniziare a studiare Jazz?

Ascoltare, ascoltare e ascoltare. Le orecchie sono il vero strumento musicale.
Ascoltare musica, ascoltare gli altri quando si suona insieme, ascoltare i consigli
di chi ne sa più di noi.
Partire, viaggiare, incontrare musicisti, suonare tanto, studiare tanto.
Mentre nel percorso di studi classici si affrontano generalmente brani
che hanno un coefficiente di difficoltà progressivo, nel jazz non esiste un percorso didattico.
Non esiste “prima si studia questo, poi questo”. Puoi incominciare da Cecil Taylor ed arrivare a Professor Longhair o viceversa. Ed è questa la cosa affascinante.

14 Che musica ascolti al di fuori del Jazz?

Dipende dall’umore, un po’ di tutto, generalmente non faccio distinzioni di generi.
Vado a sensazione. Se quando ascolto qualcosa mi arriva un brividino dietro l’orecchio non faccio distinzioni tra Paul McCartney, Bjork, Beethoven, i Portishead, Brad Mehldau,
Milton Nascimento, Vince Mendoza, Prokofiev, Lee Morgan…

15 So che stai preparando un nuovo disco.. hai già scritto tutto?

Ne sto preparando due con due diverse formazioni. Il primo l’ho già registrato ed è praticamente pronto.
Il secondo lo registrerò la prossima settimana.
Per scaramanzia non voglio dare anticipazioni ANSA…
si saprà tutto entro il 2012, entro la fine del mondo, insomma…

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16 Visto che stai sempre in tournée, come fai a comporre?

L’ispirazione mi arriva nei momenti più assurdi, spesso sono a casa giorni e giorni
e non mi viene niente. A volte sono all’Autogrill e mi viene un riff o una melodia.
In quel caso me la ripeto in mente tante volte o la registro come posso
e ci lavoro quando ho un po’ di tempo. Ma generalmente compongo al pianoforte,
tentando anche di immaginare i suoni degli altri strumenti,
qualora stia scrivendo musica che non sia per pianoforte solo.

Nato a Pescara nel 1982, il pianista Claudio Filippini si diploma giovanissimo presso il Conservatorio “G.B. Pergolesi” di Fermo. Durante il suo percorso di studi ha avuto modo di incontrare musicisti come Kenny Barron, George Cables, Jimmy Owens, Joey Calderazzo,
Enrico Pieranunzi, Franco D’Andrea, Otmaro Ruiz, Stefano Bollani, Stefano Battaglia.

A 17 anni vince la sua prima borsa di studio per il Columbia College Of Music di Chicago e successivamente vince le borse di studio dei Seminari Senesi di Musica Jazz nel 2000 e del Workshop We Love Jazz con Kenny Barron nel 2001, il 1° premio al Concorso Europeo per piano solo Yamaha Music Foundation Of Europe 2002, il Premio Massimo Urbani 2003
(Giuria e Pubblico).

Negli ultimi anni ha suonato in numerosi festival in tutto il mondo tra cui Umbria Jazz (Perugia), Sweet Rhythm (New York), Jazz at Pearl’s (San Francisco), Casa De La Cultura (Tijuana, Mexico), Pizza Express Jazz Club (Londra).

Nel 2006, assieme ad Enrico Melozzi e Stefano De Angelis, realizza FLATS, concept show che fonde il jazz con la musica elettronica e la visual art.

Nel 2007 entra a far parte del quartetto di Maria Pia De Vito e del quintetto Apogeo di Giovanni Tommaso.

Nel 2008 realizza Space Trip, concept album per trio jazz ed elettronica. Il disco, presentato alla Casa del Jazz di Roma, ottiene un notevole successo di critica.

Nel 2010 è con Mario Biondi nel tour “Spazio Tempo”, tourneè che ha fatto tappa nei teatri delle principali città italiane e straniere.

Nel 2011 pubblica per la prestigiosa etichetta Cam Jazz il cd The Enchanted Garden registrato in trio con Luca Bulgarelli e Marcello Di Leonardo.

Attualmente si esibisce al fianco di Giovanni Tommaso, Maria Pia De Vito, Battista Lena, Roberto Gatto, Enzo Pietropaoli, Francesco Bearzatti, Bebo Ferra, Fabrizio Bosso, Daniele Scannapieco, Lorenzo Tucci, Giovanni Amato, Max Ionata, Gaetano Partipilo, Nicola Conte, Dario Deidda, Nick “The Nightfly”, Stefano Di Battista, Dario Rosciglione, Fabio Zeppetella, Alfredo Paixao, Israel Varela.