Ada Montellanico è una delle prime cantanti Jazz italiane
che supera il ruolo di cantante di repertori standard e
cerca un modo di rendere più personale il suo percorso artistico.
Una lunga lista di collaborazioni prestigiose, le ha permesso di accedere
ad un mondo espressivo molto personale e a trovare un suo “sound” originale.
ph E.Somare
Il timbro della sua voce è immediatamente riconoscibile e in questa ricerca di carattere individuale, ha imitato il percorso di musicisti con cui ha lavorato come Lee Konitz, Enrico Rava,
Enrico Pieranunzi, Jimmy Cobb etc…
Esce in questi giorni “Suono di Donna”.
Ada ce ne parla.
1
Ada , perché persegui da anni la strada difficilissima del canto jazz in italiano?
Perchè è la mia espressione, perchè mi piacciono le sfide e coniugare il jazz con la lingua italiana sembrava una impresa impossibile, se non storpiando la bellezza della nostra lingua.
Perché cantare con la mia lingua madre mi espone di più come interprete.
C’è un rapporto intimo con la lingua nativa diverso da qualsiasi altro
che tu possa aver appreso, per quanto bene.
Il rapporto che instauri con la tua lingua madre è molto più profondo di quello che puoi creare con qualsiasi altra lingua tu possa aver appreso più tardi.
E’ unico.
Forse avviene nei primi anni di vita, quando il suono che nel tempo si trasforma in parola e linguaggio, ti porta a quella intimità necessaria a renderti, anche potenzialmente,
un grande interprete.
Ora, sento di poter rischiare di più.
Le parole che scrivo o le canzoni che scelgo devono avere un testo che riporta a delle immagini, entrambi devono avere una profondità, un significato poetico anche nella semplicità,
e su tutto, non devono essere mera descrizione.
2
Quanto hai lavorato sui timbri della nostra lingua
per implementarli nella tua vocalitàe nel tuo lavoro di cantante/interprete?
Ho lavorato sulla musica, sulla frase musicale, sul ritmo della frase.
Mi sono ritrovata a scoprire nel tempo un mio modo personale di cantare in italiano.
Mi viene in mente solo adesso, un misto tra Betty Carter, Joao Gilberto e Luigi Tenco.
3
Come hai scoperto la tua passione per il canto?
Da piccola, da quando giocavo con un registratore Geloso insieme a mio fratello.
Mettevamo una canzone e poi cominciavamo a cantare e abbassavamo il volume e si doveva continuare senza base.
Alzandolo, poi vinceva chi era a tempo con il cantante, io vincevo sempre….
e poi cantavo a squarciagola, mi piaceva tanto!
Ho cominciato a cantare e a suonare la chitarra con un gruppo nell’adolescenza
e a 19 anni giravo facendo concerti di musica popolare.
4
Da dove vieni, cosa ti ha dato la tua origine e la tua famiglia?
Io ho origini contadine di cui sono molto fiera e ho dei ricordi splendidi della mia infanzia
e della mia adolescenza.
Sono nata a Roma ma passavo molto tempo dai miei nonni a Maenza,
paese di origine dei miei genitori.
Mio nonno era il saggio del paese e mia nonna invece era la classica popolana
che credeva nelle superstizioni e nella magia.
Mio nonno suonava il Basso tuba nella banda e io mi divertivo molto a sentirlo
con quello strumento così grande dai suoni gravi e mio padre era un cantante di serenate.
Bella pratica di un tempo!!
Aveva una bellissima voce ed era molto musicale.
Quindi le mie origini sono state importanti,
non a caso io ho iniziato con la musica popolare.
Poi però in quanto donna mi fu precluso lo studio della musica.
In realtà a quei tempi non era proprio contemplato, poteva essere un hobby,
niente di più e sicuramente per maschi.
Quindi diciamo che la mia famiglia mi ha dato,
ma mi ha anche chiuso delle strade che ho dovuto aprire da sola,
lottando e cambiando soprattutto il pensiero che per me cantare,
essere musicista non era impossibile.
5
Che difficoltà hai trovato nel mondo del jazz che è formato principalmente da uomini?
Ma direi che quando ho iniziato eravamo molto poche
e la figura della cantante era considerata sempre poco seriamente.
La solita storia per cui noi non siamo viste come musiciste, ma come persone che hanno una voce,
strumento che ognuno trova ma non sceglie e quindi non coltiva e non sviluppa con lo studio. Sicuramente questo è stato per molto tempo avvalorato da molte cantanti,
cosa che per fortuna non accade più.
Ora è importante cantare bene ma è altrettanto importante sapere cosa si canta,
avere delle conoscenze musicali approfondite.
Io non ho mai avuto molta difficoltà
per quanto sia stata quasi sempre leader dei miei gruppi.
MI riconosco un certo carattere, un gusto musicale
e una capacità di ideazione già presente agli inizi della mia carriera.
Mi ricordo che i musicisti amavano suonare con me perché avevo un bel repertorio
inusuale per una cantante e questo è sempre stato un punto di forza.
E poi ho sempre sentito l’importanza del lavoro di gruppo, uscendo dalla logica trio + cantante.
6
La bellezza ti ha aiutato o è stata un problema in più?
La bellezza sicuramente mi ha aiutato, ma nel senso globale del termine.
Non solo bellezza fisica ma bellezza data anche da una intelligenza e una sensibilità
che mi ha fatto cercare sempre il rapporto più profondo e sincero con le persone
con cui suonavo o frequentavo.
La bellezza fisica a sé stante non esiste o se esiste ha poco significato.
7
quanto conta, oggi , l’immagine, l’apparenza?
Conta molto l’apparenza , ma per fortuna non nel mondo del jazz.
Direi che invece l’immagine è molto importante nell’arte e nella vita in genere.
Per immagine io intendo una identità umana interna
che ovviamente diventa immagine e che gli altri percepiscono perfettamente.
8
Puoi dirmi chi, con il suo canto ti ha colpito per la prima volta
e una lista di cinque cantanti dal cui stile non puoi trascendere..?
Mi ha folgorato subito BIllie Holiday, ma sono riuscita ad apprezzarla
e a capirne il valore solo più tardi negli anni.
Invece ho passato anni ad imitare Betty Carter, per la sua intelligenza musicale
e per il rapporto con il suo trio, straordinario!
Altra cantante imprescindibile è Ella Fitzgerald.
Ho avuto la fortuna di ascoltarla dal vivo
e per quanto anziana era un vulcano di vitalità e di gioia musicale
su quel palco di Massenzio.
Altro importantissimo per me è stato Chet Baker,
il poeta puro e Anita O’Day, ma ce ne sarebbero molti altri…
9
Cosa vedi nella scena attuale del canto jazz? Hai persone che ti piacciono?
Vedo un gran fermento, molte brave cantanti anche se appartenenti
ancora alla “vecchia guardia”. Cassandra Wilson per il suo suono unico,
Maria Joao ancora così poco conosciuta in Italia, Diane Reeves e Kurt Elling,
legati entrambi alla tradizione ma con una vocalità originale e innovativa.
Bravissima, nuova e molto personale è Gretchen Parlato
e anche Esperanza Spalding che nasce però come contrabbassista.
10
Perchè in Suono di Donna hai usato una formazione orchestrale?
Perché era un po di anni che giravo intorno ad alcuni suoni per me di enorme fascino.
Avevo iniziato in “IL sole di una attimo” introducendo il Corno di bassetto
e ora invece con Basso Tuba ( ….sarà tornata l’immagine del nonno…?),
Clarinetto basso, Tromba e Trombone.
Mi piacciono da pazzi i suoni gravi,e avevo voglia di colorare la mia musica
aggiungendo timbri alla mia tavolozza.
12
Descrivi cosa ti ha portato ad approdare a Suono di Donna
E’ un percorso iniziato alcuni anni fa’.
Nato da una discussione sulla donna interprete o compositrice.
Ci sono poche arrangiatrici, poche direttrici d’orchestra.
A me interessa che sia una scelta e non una forzatura.
Che non sia una nostra impossibilità ad esprimersi in maniera diversa dall’interpretare.
E quindi il progetto è nato per omaggiare quelle donne che hanno questo coraggio.
Mi piacerebbe che questo concerto stimolasse una riflessione anche su certe tematiche.
Non voglio assolutamente fare discorsi e rimostranze post femministe,
ma vorrei che potessimo scegliere rimanendo donne e sviluppando la nostra femminilità.
Molto spesso con tristezza assisto a chi, pur raggiungendo dei traguardi,
si maschilizza e perde la propria essenza e diversità.
Pe questo mi piace una fra tutte, Maria Schneider, grande artista,
che ho inserito in scaletta con Choro Dancado.
13
Quale consiglio dai a chi intraprende una carriera nel canto jazz
Cercare una propria cifra stilistica ed essere riconoscibile, questo è molto importante.
Cercare un proprio suono, una propria identità artistica.
Quello che dico sempre alle ragazze, prendendo ad esempio un brano
come The man I love di Gershwin.
Ognuna di noi ama un uomo in maniera differente
perché siamo tutte diverse ed io questa originalità
la devo sentire nel modo in cui si canta questo brano..
14
Progetti concertistici estivi?
Il Cd è appena uscito e abbiamo già delle date oltre la presentazione all’Auditorium del 16 aprile.
Ci sono Roccella Jonica, Roma, probabilmente Bari e si stanno chiudendo in questi giorni altri appuntamenti… questo anno è drammatico e molti festival sono in ritardo e in grande difficoltà.
Farò anche dei concerti con gli altri miei progetti come quello su Tenco e Billie Holiday.
Sarò il 1 agosto ad Otranto Jazz Festival e avrò altre date in duo con Francesco Diodati
tra cui il prestigioso Festival Jazz di Madrid.
15
Hai nuovi progetti in cantiere?
Sicuramente vorrei sviluppare il duo con Francesco ed incidere nel prossimo anno un Cd.
Dopo un progetto così elaborato come Suono di Donna tornare alla semplicità del duo,
potrebbe essere rilassante, ma questa formazione è la più difficile in assoluto e quindi sarà l’ennesima sfida!
ADA MONTELLANICO
SUONO DI DONNA
“Suono di donna” è un album che esprime progettualità, eccellenza di pensiero,
condivisione di intenti.
È un atto d’amore verso la forza delle idee dell’universo poetico femminile .
Ne è protagonista Ada Montellanico, una delle più importanti autrici e cantanti del jazz italiano,
alla guida di una formazione dagli originali impasti timbrici: tromba,
basso tuba, trombone, clarinetto basso, chitarra, contrabbasso e batteria.
Grazie ai superbi arrangiamenti del grande trombettista Giovanni Falzone
vincitore del Top Jazz 2011, questo insolito organico riesce felicemente
ad esaltare i mille rivoli
di una voce ambrata e vellutata.
Una magnifica artista che mette in atto una sontuosa opera di destrutturazione
e ricomposizione dei brani interpretati, per comporre un mosaico prezioso e luminoso.
È una tessitura trasparente ed ariosa nella quale vengono sapientemente
disposti i molteplici impasti timbrici di un organico di valore assoluto.
“ Suono di donna” è una gemma rara per il modo
con cui la vocalist affronta in modo obliquo i vari orizzonti espressivi
omaggiati per svilupparli policromamente sia sul piano ritmico che su quello melodico.
È un progetto trasversale, che unisce mondi diversi e compositrici
del calibro di Carla Bley, Joni Mitchell, Bijork, Maria Schneider e la stessa Montellanico.
Emerge così un variegato songbook in cui si fondono improvvisazione e interpretazione,
per porre l’accento su una modalità di espressione artistica così poco frequentata dal mondo femminile.
Nella storia sono esistite molte grandi interpreti ma poche donne hanno avuto l’opportunità di comporre, arrangiare e dirigere un’ orchestra.
Da Carla Bley a Joni Mitchell e Maria Schneider,
sono artiste straordinarie che hanno espresso attraverso il loro mondo musicale
uno spirito di ricerca, di identità artistica ed umana.
In un percorso sonoro avvincente costruito con eleganza e attenzione ai contrasti,
svetta la palpitante espressività di una vocalist tra le migliori del panorama jazz europeo.