Mi sono sempre chiesto per quale motivo l’Italia,
che oggi ha una enorme disponibilità di talenti in campo jazzistico,
capaci di creare progettualità innovative,
non possegga un’Orchestra Nazionale o Stabile del Jazz.
I tempi in cui era possibile vedere in azione le Big Band
sono tramontati da almeno un ventennio,
e possiamo essere certi di una cosa:
non torneranno più.
Mettere insieme una big Band di 18 elementi,
ha costi proibitivi,
e solo direttori artistici molto coraggiosi,
possono affrontarne l’onere economico e psichico.
Suona strano che l’Italia, Paese della Musica per ovvio
e trito luogo comune,
non abbia mai pensato ad un così straordinario
modo di promuovere
i suoi talenti e la loro creatività.
Come nel caso dell’ Orchestra Nazionale di Lyon
(sopra con Shorter),
o della Metropole olandese,
sarebbe possibile creare collaborazioni internazionali.
In più sarebbero impiegati molti giovani strumentisti che
potrebbero farsi le ossa con un confronto proficuo
e creativo.
Quando, per miracolo, sentite in giro un’Orchestra,
dovete sapere che il risultato è stato ottenuto
con un massimo di due prove.
Se il compositore è fortunato e ha un grosso budget
o la disponibilità gratuita dei musicisti
che credono nel progetto,
potrà farne qualcuna in più.
Termini diversi nel caso di orchestre di studenti.
Purtroppo, quando si lavora con un’orchestra,
non c’è tempo per approfondire l’essenza
e si va al traguardo più veloce,
la sostanza, le note.. ma per ottenere
il significato profondo della musica,
bisogna andare oltre la prova musicale fine a sé stessa
poiché solo suonando sempre insieme,
i musicisti possono acquisire un respiro comune.
.
Il lato positivo è che questo certifica di fatto l’altissimo
livello dei musicisti di oggi,
ma non esprime al massimo il potenziale della musica eseguita.
L’Orchestra è come una squadra di calcio,
se non è allenata, non riesce a dare il massimo.
Il “sound” di Ellington, scaturisce da decenni di tourneé
e di concerti e spesso,
il mio Maestro Pete Rugolo, mi ha raccontato che oggi
non possiamo neanche immaginare il suono delle
Big Band degli anni Cinquanta.
D’altra parte la Big Band all’epoca era impiegata
ovunque e suonava permanentemente insieme in Radio ,
Tv e dal vivo.
Esistono orchestre stabili in Italia ma hanno
ancora un’attività troppo limitata..
una di queste è l’Orchestra della Civica di Milano..
ma, ripeto, sono casi ancora troppo rari e
suonano sporadicamente.
La Big Band Jazz era una squadra allenata e potente,
che all’epoca del suo fulgore, poteva assomigliare
alla sua compagine Classica, l’Orchestra Sinfonica ,
ma con una grande differenza:
non esiste un Repertorio jazz che possa essere paragonato a
Tosca, alle Quattro Stagioni o al Titano di Mahler.
Il “Repertorio” nella musica Classica è acquisito
e fa parte del bagaglio di ogni musicista diplomato,
quello Jazz, si rinnova continuamente.
Quindi se dovessimo fare un paragone plausibile,
con quello che succede abitualmente nel jazz,
dovremmo immaginare un ‘Orchestra Sinfonica
che riceve una partitura della stessa difficoltà della
Sagra della Primavera o dell’Elektra di Strauss,
e la esegue con due prove.
L’Orchestra Nazionale del Jazz sarebbe molto utile
per stimolare la creazione di musiche nuove
e per riprendere confidenza con un sound ormai dimenticato.
Le nuove generazioni poi, non hanno mai modo di entrare
a contatto con una formazione musicale così fuori dal comune.
Se mai si riuscisse a formarla, bisognerebbe abdicare
a certe consuetudini italiane e accetare le alternanze
nella direzione artistica.
In Francia la direzione artistica viene affidata
solo per brevi periodi
e gli artisti che vengono selezionati, si concentrano
esclusivamente sull’orchestra e sulla realizzazione
di moltissimi concerti,
anche nelle zone più remote del territorio.
Questo approccio permette una continua attività
sul territorio nazionale ed internazionale
e forgia il sound dell’Orchestra.
Nelle Orchestre Nazionali
o nelle orchestre stabili, anche a finanziamento privato,
vengono continuamente alternati i musicisti
che siedono nei vari reparti.
Questo permette un ricambio costante
e una dose di entusiasmo e dedizione
che si riflette positivamente sul risultato artistico.
Non entra in gioco quella routine che sgonfia gli entusiasmi
e depriva la musica di turgore.
Insomma, un Paese civile, dovrebbe tornare
ad investire in Cultura
e a dare spazio a progetti di questo tipo,
che possano utilizzare proficuamente i tanti jazzisti
che abbiamo, ottimizzandone le risorse e
promuovendone le capacità a livello Mondiale.
Eh si, perché un’ Orchestra Nazionale del Jazz,
potrebbe essere mandata ovunque nel mondo
a promuovere la nostra musica e i nostri musicisti..
Il ritorno, a livello di prestigio e di fama per i
nostri artisti e per il Paese,
sarebbe molto consistente.