Mettere in sicurezza il patrimonio edilizio o ricostruire (laddove possibile) a seguito di un terremoto, che prima o poi arriva? Incentivare l’uso delle biciclette per contrastare l’inquinamento da traffico urbano o promuovere l’uso dell’auto elettrica? Questione di scelte, quasi mai neutre in ragione dei profitti che generano e dei loro beneficiari.
E’ così che la tutela ambientale e la green economy, anziché sinergiche, diventano alternative; allo stesso modo in cui non investire nella prevenzione dei “disastri naturali” (terremoti, alluvioni) apre la strada all’”economia dei disastri”. Con qualche effetto collaterale, come tutte le guerre insegnano quotidianamente.
“Disastri naturali” o “economia dei disastri”. “Dal punto di vista tecnico siamo assolutamente pronti. Oggi disponiamo di metodi che quarant’anni fa non avevamo, possiamo fare interventi più precisi, compatibili con l’esistente e meno estesi”, Stefano Dalla Torre, docente di Conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e architettonico al Politecnico di Milano è d’accordo con i suoi colleghi sulla possibilità, teorica, di mettere in sicurezza gli edifici. “Il principio generale è che il costo per mettere in sicurezza un edificio esistente è certamente molto più basso di quello per ricostruirlo“, il professor Alessandro De Stefano, del Dipartimento di Ingegneria strutturale, edile e geotecnica del Politecnico di Torino, chiarisce anche gli aspetti economici sui quali concorda con Dalla Torre, che aggiunge «aldilà di chi poi dovrebbe sostenere i costi, [la messa in sicurezza degli edifici] potrebbe attivare ricadute positive, economiche e sociali, mettendo in campo tecnici qualificati e aziende specializzate che in Italia esistono» L’articolo, che prosegue esaminando le diverse tipologie di immobili (capannoni, edifici storici, palazzi in cemento armato) e descrivendo gli interventi consigliati, conferma che la dichiarazione del Ministro Clini di investire in messa nella sicurezza degli edifici nei prossimi 15 anni può essere tradotta in azione.
Dunque? Apparentemente si tratta di decidere quali imprese e quali competenze devono essere attivate e in quali tempi. Le imprese della movimentazione di terra per la rimozione delle macerie, in situazione di emergenza, e le grandi imprese di costruzioni nel post terremoto? O centinaia di medie aziende specializzate, con interventi di messa in sicurezza programmati e incentivati? Al netto delle vite salvate e del denaro risparmiato, si muove una porzione di attori economici completamente differente. Lo constatiamo in occasione di tutti i “disastri naturali” e la Klein l’ha chiamata shock economy.
Ambiente o green economy. Green Illusions è libro di Ozzie Zehner, visiting scholar presso la University of California, Berkeley. Secondo l’autore, auto ibride ed elettriche non sono più verdi di quelle tradizionali… se si tiene conto del consumo di energia e delle emissioni di anidride carbonica durante la loro produzione, l’impatto ambientale per ottenere i materiali e per la realizzazione delle infrastrutture utili alla loro alimentazione. Inoltre, l’utilizzo di auto elettriche non diminuisce l’impatto ambientale, lo sposta semplicemente nei luoghi della produzione di energia, tendenzialmente centrali alimentate a carbone.
Zehner, che esamina la situazione americana, suggerisce al governo di sovvenzionare altre forme di trasporto, attraverso una migliore progettazione urbana che incoraggi percorsi a piedi, in bicicletta e con i mezzi pubblici.
C’è bisogno di dire che la scelta non è, solo, tra diversi modelli di sviluppo e stili di vita ma, soprattutto, tra soggetti diversi chiamati a trarre un vantaggio economico da scelte alternative? I gruppi che si battono per la tutela dell’ambiente e della salute spesso non sono gli stessi che promuovono la green economy. Qualcuno conosce una multinazionale, impresa o associazione ambientalista, che difenda l’ambiente senza promuovere al contempo un modello di green economy che preveda investimenti economici importanti, i cui profitti sono concentrati nelle tasche dei soliti noti?
Decisamente c’è un problema di democrazia se una minoranza, non eletta, decide costantemente e pesantemente le sorti di milioni di cittadini. Ma se quella occidentale non è una democrazia, quella cinese cos’è?