What is “Exotica”?
“… for discriminating people who desire the finest in sound…
always demand Lounge and Exotica..!”
Così recitano molte “liner notes” di alcuni stranissimi dischi
che negli anni 50 cominciarono ad impilarsi in numero
sempre crescente nelle librerie degli americani medi, spesso “bachelors”,
scapoli impenitenti, che nel loro tempo libero,
sorseggiavano bourbon, leggevano lo “spicy” Playboy di Hugh Hefner,
modello di riferimento tutti i bachelors terrestri
e ascoltavano Lounge Music ed Exotica…
La Lounge music e la variante “etnica” denominata
“Exotica”, hanno in comune una “pastorizzazione”
del suono, una livellatura verso il gusto comune
e una collocazione nel piano basso degli ascolti musicali,
finalizzati alla sonorizzazione piacevole degli ambienti,
una sorta di deodorante spray da irrorare copiosamente
nelle case stilizzate e moderne del sogno americano progressive.
Tuttavia, nel fluorilegio creativo che non solo l’America,
ma il mondo intero stava vivendo fra la seconda metà degli anni
Cinquanta all’inizio dei Settanta, lo spazio creato per la sperimentazione,
dava modo a moltissimi e talentuosi musicisti, di produrre
dischi di pura sperimentazione sonora, dove solo la fantasia
era il limite e dove venivano messi in gioco i nuovi mezzi espressivi del “Modern World“…
Fra un forno a microonde e un frullatore polifunzionale,
nel genere “Lounge”, trovava spazio l’organo Hammond,
all’epoca visto come un’Astronave Marziana e la chitarra elettrica che,
opportunamente manipolata, poteva produrre
suoni di lancinante diversità rispetto al conosciuto.
Il cinema sexy dell’epoca raccolse a mani basse da questo stile musicale..
Russ Meyer e le sue Supervixens per primo.
Qusti suoni hanno profondamente influenzato il mondo musicale successivo..
i riff di Les Baxter sono cibo e nutrimento quotidiano di tantissimi musicisti di oggi,
Marc Ribot è il primo di una lunga serie
ma anche gli italiani Guano Padano di Danilo Gallo, o Giorgio Cuscito,
hanno quel tipo di influenza.
Nell’Exotica, si immaginavano viaggi fantastici, in mondi lontani e felici,
spesso nei favolosi Mari del Sud, in Polinesia e nelle Hawaii,
commentati da marimbe, vibrafoni, xilofoni e migliaia di suoni “nuovi”,
che venivano da strumenti etnici, quasi sempre suonati da musicisti americani.
Il risultato non era sempre interessante ma, tuttavia,
alcuni personaggi importanti, emersero comunque.
Su tutto, furono utilizzati a tempo pieno i supermusicisti bianchi
che lavoravano negli Studios di Hollywood
e che avevano un livello tecnico esecutivo a tutt’oggi, imbattuto.
Frank Rosolino, Conte e Pete Candoli, Maynard Ferguson Lennie Niehaus,
Art Pepper e mille altri jazzmen della West Coast,
collaborarono alla realizzazione di questi dischi.
I “fari” del genere furono senza dubbio Esquivel, Martin Denny, Les Baxter,
musicisti preparatissimi ed esecutori provetti.
Enoch Light realizzò dischi di grande qualità musiciale
usando le “rivoluzionarie” nuove tecnologie che il Mondo moderno offriva.
Date un’occhiata alle liner notes di questo disco..
la tecnologia è la principale attrattiva del disco, non la musica.
Molti hanno continuato ad agire nel campo musicale di primo livello, come ad esempio
Dick Hyman, direttore musicale di moltissimi film di Woody Allen,
che fa parte di quella schiera… e lavorava moltissimo con Enoch Light.
L’Exotica si preoccupava di creare dei “paesaggi” sonori molto suggestivi,
totalmente inventati e svincolati dal Paese la cui musica
avrebbe dovuto rappresentare e che fanno di sicuro
il paio con le scenografie spesso grottesche e approssimative di alcuni film
di fantascienza di serie C, con i mostri di cartapesta
e le astronavi visibilmente propulse dalla fiamma incerta di un fornelletto a gas.
Guardate ad esempio la copertina che segue.. e la sua giungla di cartapesta.
Eppure, sia nell’Exotica che nel Lounge,
lavorarono veri e propri geni, che sperimentarono sonorità nuove
e moderne che, successivamente o in contemporanea,
furono usate nel Cinema con grande successo.
Con i viaggi nello Spazio, stavano letteralmente esplodendo le nuove tecnologie
e la stereofonia era l’incredibile novità..
Ascoltate come in questo brano viene esaltata al massimo la “spazializzazione del suono,
che “potrà portare in casa vostra le novità sonore del mondo moderno!”.
La Lounge italiana ha esempi molto brillanti e i nostri “Loungers”
sono stati musicisti del calibro di Umiliani, Trovaioli, Piccioni…
tutti legati alla versione jazz della Lounge che, mi si perdoni,
in certi casi era stimolata dall’imitazione di George Shearing
e del Modern Jazz Quartet di John Lewis..superficilamente of course…
Il Vibrafono la fa indubbiamente da padrone.
La freschezza e l’ingenuità di questa musica,
spesso svincolata da necessità commerciali,
forse perché poco controllata dalle Major discografiche,
non interessate ad un sottogenere come la Lounge e all’Exotica,
diede modo di creare un “sound” che ancora oggi, viene utilizzato e rimanipolato,
utilizzatore finale, primo fra tutti, Quentin Tarantino.