Lo stereotipo del jazzista drogato, ha fatto la fortuna di tantissimi romanzieri e ha caratterizzato negativamente e fatto prosperare una incredibile serie di luoghi comuni sulla figura del jazzista.
Da molte testimonianze sembra che in realtà l’eroina sia entrata in scena durante il periodo del Bop, all’incirca all’inizio degli anni 40. Prima c’era l’alcool e la mite erba…
Bix Beiderbecke si uccise bevendo quel mix infernale di alcool e metanolo
che il proibizionismo faceva distillare clandestinamente, addirittura nelle vasche da bagno.
Bix
Fu Tony Scott, (Antonio Sciacca),
clarinettista italoamericano che ebbe modo di confrontarsi
con quella realtà musicale straordinaria e ai massimi livelli,
a raccontarmi durante una conversazione privata
che nella 52a strada la “roba” si poteva trovare a pochi dollari,
sufficienti per uno “shot” .
E Franco Fayenz, decano dei critici di jazz italiani afferma in parecchi suoi scritti che,
probabilmente qualcuno aveva iniettato enormi quantità di eroina in quel mondo,
per paura dei movimenti politici che sottendevano alla rivoluzione non solo musicale del Bop,
che affrancava i musicisti del jazz moderno dall’obbligo di “intrattenere” i bianchi con musiche “piacevoli”.
John Birks Gillespie
Tutti sono cascati nell’eroina, da Charlie “Yardbird” Parker a Theodore “Fats” Navarro,
da Miles Davis ( non durante il periodo del Bop, dove aveva resistito ma più tardi..)
a Theodore “Sonny “Rollins.
Di questa truppa di genii assoluti sono rimasto in vita in pochissimi.
Qui di seguito vi faccio ascoltare Sonny a 19 anni….. con Bud Powell e Navarro…
giusto per capire il livello magistrale raggiunto dal sassofonista praticamente subito.
Theodore “Sonny” Rollins aka Saxophone Colossus (7 settembre 1930),
in virtù del suo approccio atletico e sano alla musica, è stato uno di quelli
che ha dato un esempio assolutamente da seguire.
“Newk on training”
Dopo una iniziale adesione al movimento e alle dipendenze connesse,
Rollins è uscito “dalla merda” e ha costruito le basi di una carriera solidissima ,
che lo porta ancora oggi a suonare per più di due ore senza interruzione
e con risultati di straordinaria qualità musicale.
Come tutti i grandi il soprannome che gli fu affibbiato fu “Newk”, dal grande lanciatore di baseball
Don Newcom a cui assomiglia moltissimo. Un grande atleta che gli porterà fortuna visto che il suo perdurante successo scaturisce da una forma fisica tenuta costantemente sotto controllo.
Conscio dell’effetto distruttivo che l’eroina aveva avuto sulla sua generazione,
il precocissimo Rollins, che già a soli diciannove anni registra con Fats Navarro,
si libera dalla dipendenza con una quarantena forzata, un cold turkey
di quelli che non offrono vie di uscita.. o reggi o muori.
Successivamente i due anni di sabbatico che si prende, lo proiettano
nell’Olimpo del Jazz Moderno.
Il frutto di questo ritiro forzato fu un disco straordinario ( uno dei tanti..),
quel “The Bridge” che venne ideato durante un regime autoimposto
di esercizio fisico e musicale,
svolto dal vigoroso tenorsassofonista sotto il ponte di Williamsburgh.
Questo mio scritto non può parlare per ovvi motivi della carriera luminosissima di Rollins,
estesa in più di sessant’anni di tempo ma piuttosto scaturisce
da una sfaccettatura ulteriore di Rollins
che mi ha molto colpito: la figura umana di questo Gigante della musica del 900.
Internet e i social network fanno affiorare carteggi personali e foto private che spesso,
gli stessi artisti mettono in rete.. e Rollins, ha un profilo su FB…
in esso compare una lettera toccante che Rollins ha scritto al Padre del sax tenore ,
Coleman Hawkins, che Rollins ama immensamente e dai cui lombi, stilisticamente proviene.
Coleman Hawkins esegue in tarda età una magistrale Body & Soul, suo cavallo di battaglia
che nella sua prima versione del 1939, ha cambiato il modo di suonare il sassofono.
Questo è il carteggio…
CARATTERE, CONOSCENZA e VIRTU’.
Forza morale, etica, studio profondo della musica e forza di carattere,
per resistere alla mancanza di autostima e alle lusinghe.
In essa si capisce quanto fosse importante, oltre ad una cura e ad un rispetto per se stessi e per la propria arte, il rispetto fra generazioni e fra musicisti e quanto sia fondamentale il riconoscimento dell’importanza del ruolo svolto dagli altri e dal modello di riferimento.
L’amore e la stima che Rollins disvela per l’anziano Maestro ha un qualcosa di toccante e rivela una sensibilità e una delicatezza d’animo che il virile personaggio non sembra mostrare da fuori.
Un esempio di umiltà e di stile che forse oggi si è perso definitivamente ma che resta uno dei motivi che hanno permesso a questo Gigante di sopravvivere e prosperare in un ambiente che, spesso, disgraziatamente, si è autodistrutto.