Le occasioni speciali sono nella maggior parte dei casi monenti in cui si lascia spazio alle eccezioni. Per Pablo Picasso e la sua mostra, appena inaugurata a Milano, andrò fuori tema dedicandogli un post.
Da oggi fino al 6 gennaio 2013 Palazzo Reale ospita 150 opere del grande artista spagnolo provenienti dal Musée National di Parigi, chiuso per restauro, dove è conservata abitualmente la più grande collezione al mondo delle opere picassiane.
Per Milano non è il primo appuntamento con il pittore e scultore nato a Malaga nel 1881. La città meneghina accoglie Picasso per la prima volta nel 1953 con una mostra memorabile soprattutto per la presenza dell’opera Guernica esposta nella Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale, sala che mostrava i segni delle passate vicende belliche.
Guernica,come la definisce lo scrittore francese Michel Leiris, era una immensa lettera di condoglianze per la parte buona del mondo caduta sotto lo schiaffo della guerra e della violenza e che si inseriva in un contesto in cui c’era la voglia di ricominciare, ma dove era anche fondamentale non dimenticare.
Poi Picasso torna a Milano quasi 50 anni dopo nel 2001 e la mostra a lui dedicata viene fatalmente inaugurata in prossimità della tragedia dell’11 Settembre a New York. Ancora una volta l’arte è pronta ad intervenire per lenire con la sua parvenza di eternità la caducità dell’esistenza umana e lo sgomento nei confronti di una tragedia in cui è impossibile trovare un senso.
Oggi dopo un decennio circa l’artista spagnolo invade nuovamente la città con una nuova esposizione curata da Anne Baldassari, presidente del Museo Picasso di Parigi da dove provengono le opere. L’allestimento scandisce cronologicamente i diversi periodi dell’esistenza artistica del grande Pablo dai primi del ’900 in poi, dal ritratto di Celestina emblema del periodo blu fino a quello di Dora Maar.
Un’arte che rivela un moto perpetuo, un continuo divenire, un approccio coraggioso ed energico che accompagna lo spettatore in un percorso da cui emerge la storia nei suoi momenti più crudeli, come la guerra, l’arte del passato, con i richiami a Van Gogh e Delacroix ed anche l’esistenza dell’uomo Pablo Picasso.
Un uomo ma soprattutto un artista che nel corso della sua vita ha avuto sempre un approccio “infantile” alla realtà che lo circondava. Una delle sue frasi più famose è quella in cui dice che per diventare giovani,veramente giovani ci vuole tempo.
Guardate il ritratto di Pablo Picasso a 15 anni e confrontatelo con quello in cui ne ha 70 la luce negli occhi è la stessa: medesima energia, purezza ed incoscienza.
Non perdetela!
Per dettagli sulla mostra