“Date le temperature bollenti, sia climatiche sia politiche, i futuri disastri non avranno bisogno di cospirazioni segrete. Tutto lascia pensare che, se le cose restano come sono ora, i disastri continueranno a presentarsi con intensità sempre più feroce. La generazione dei disastri, dunque, può essere lasciata alla mano invisibile del mercato. Questa è un’area in cui il mercato funziona davvero.” (Shock Economy – L’ascesa del capitalismo dei disastri – Naomi Klein –RCS, 2007)
Dopo aver sperimentato Sandy, il governatore Cuomo e il sindaco di New York Bloomberg hanno capito di doversi “preparare” per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici. “E’ chiaro che gli uragani che abbiamo sperimentato negli USA e nel mondo durante l’ultimo anno sono più frequenti che in precedenza. Non so se sia il riscaldamento globale o cos’altro, ma noi dobbiamo affrontare il problema” ha dichiarato Bloomberg nel corso di una conferenza stampa. Passando subito a illustrare il prossimo passo, Bloomberg ha sostenuto la necessità di rispondere ai cambiamenti climatici costruendo barriere per gli uragani. Secondo quanto riporta l’Huffington Post Green sarebbero già disponibili soluzioni di questo genere che, sebbene estremamente costose, sarebbero certamente più economiche dei danni che provocano gli uragani come Sandy
Tralasciamo le opinioni soggettive a proposito delle “soluzioni già pronte” per “far fronte alla sfida dei cambiamenti climatici” – che limiterebbero la responsabilità di un sindaco ad azioni di difesa della propria città, e non anche di partecipazione alla prevenzione dei cambiamenti climatici e dunque alla riduzione dei loro effetti. Naturalmente è l’approccio americano, e più in generale della “società del fare”, che prevede di poter “controllare” gli effetti certo non di rimuovere le cause. E’ anche l’approccio teorizzato nell’economia dei disastri, in cui tutto ciò che è stato distrutto può essere ricostruito, magari con altre finalità, con buona pace del PIL. Gli americani dovranno anche alzare barriere a difesa delle centrali nucleari – anch’esse coinvolte nel passaggio di Sandy. Quanto alte dovranno essere?
Il fatto veramente sorprendente sta nell’apparente “novità” che i cambiamenti climatici rappresenterebbero per gli americani. Com’è possibile? Secondo un appello pubblicato il 21 Ottobre scorso sul sito climateark.org il progressivo indebitamento della CNN con gli inserzionisti dei combustibili fossili sarebbe alla base dell’atteggiamento riduzionista del Gruppo, nella scelta e nella pubblicazione delle notizie a proposito dei cambiamenti climatici. Secondo l’appello, nella copertura di “Frankenstorm Sandy” la CNN avrebbe continuato a ignorare l’abbondanza di prove scientifiche circa la relazione di questi disastri con i cambiamenti climatici. Sarebbe dunque il finanziamento della CNN da parte delle Big Coal e determinare una “copertura parziale” delle notizie riguardanti il clima e altre questioni di carattere ecologico, “incoraggiando il silenzio dei candidati alle presidenziali degli Stati Uniti sui cambiamenti climatici”. La CNN, prosegue la nota, “deve far sapere come intende cambiare il proprio modello di business per potersi liberare della propaganda e far fronte alla grande quantità d’informazioni quotidiane che riguardano la dipendenza americana dai combustibili fossili: le sabbie di catrame del Nord America, l’”ecocidio” del carbone e del fracking; le emergenze ecologiche globali. La CNN deve raccontare la verità su Sandy e sulla sua origine, da ricondurre ai cambiamenti climatici improvvisi”.
Una ricerca scientifica, assoggettata a Peer Review, avrebbe infine previsto l’allagamento della metropolitana di New York in caso di innalzamento del livello dell’oceano. E’ successo con Sandy.
La situazione dell’informazione italiana è davvero molto diversa? Con l’eccezione di alcune nicchie di addetti e qualche appassionato, in caso di “eventi eccezionali” la gran parte dell’informazione mainstream seguita a parlare di “calamità naturali”. Nel migliore dei casi e con diverse sfumature, si richiama la responsabilità dei diversi organi di governo nel non aver saputo prevedere, prevenire, gestire il territorio e/o l’emergenza. E qual è il ruolo dell’informazione? Se vogliamo fare un parallelo con la CNN non si può non rilevare l’eccessivo coinvolgimento di Repubblica con Enel, che è stata sponsor unico della manifestazione estiva della “Repubblica delle idee” nel corso del suo tour di festeggiamento dei cinquant’anni di attività. Anche maggiore è la relazione con Tirreno Power, proprietaria della centrale a carbone di Vado Ligure e controllata per poco meno del 40% da Sorgenia, che attraverso Energia Italiana fa riferimento al Gruppo di De Benedetti. Preoccupa infine che la stessa Sorgenia sostenga la gran parte delle iniziative di Legambiente, la più importante associazione ambientalista italiana di livello nazionale.
I grandi gruppi del settore dell’energia, con interessi evidentemente confliggenti con la necessaria riduzione delle emissioni di CO2, sono certamente in grado di proiettare ombre sull’informazione, sui criteri di selezione delle notizie, sulle agende politiche locali, nazionali e internazionali. L’indipendenza dell’informazione, tuttavia, continua a rimanere cruciale per una corretta presa di consapevolezza dei cittadini rispetto a un problema che li riguarda e di cui non possono non essere a conoscenza.
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con il contributo del tweet di @LucaLombroso e @Magdadelucia