Fabrizio Corona avrebbe suscitato l’interesse di Maupassant o di Vitaliano Brancati. Come personaggio è a metà strada tra “Bel Ami” e “Paolo il caldo”, molto vicino a Paolo Castorini per le origini catanesi e molto somigliante a Georges Duroy (“Bel Ami”) per la capacità di farsi strada nella vita con l'”aratro”.
“Dietro ogni fortuna c’è un furto o un’alcova”, sentenziava il sommo Balzac. Ebbene, escluso il furto (Corona è accusato di estorsione, altra cosa giuridicamente rispetto al furto, anche se fa parte della grande famiglia dei ladrocini) sicuramente, a leggere tra le righe le cronache, c’è il letto agli inizi della sua fortuna, e non certamente il letto di Natalina (in italiano), Belèn (in spagnolo), che molto poco, oltre le sue grazie, avrebbe potuto dargli.
Fabrizio Corona
Mi è molto simpatico il giovane, come personaggio da romanzo beninteso. E’ il tipo “spacchiusu” (malandrino borioso) etneo per eccellenza: se vi capita di fare una passeggiata in via Etnea a Catania incontrerete, nei pressi dei negozi alla moda, centinaia di Fabrizio Corona; avevo un cugino da parte di madre che gli somigliava sputato, anche se noi siamo tutti biondini dal ramo paterno.
Corona però avrebbe avuto più fortuna se fosse vissuto ai tempi di Maupassant o di Brancati. La società dello spettacolo era allora solo agli albori e lui non avrebbe avuto materiale per il suo lavoro, che ha costituito la sua fortuna, ma anche la sua somma sfortuna, perché se non fosse stato una celebrità, pensate davvero che gli sbirri avrebbero inseguito fino in Portogallo un evaso anonimo, non omicida, con soli 7 anni di condanna sul gobbo? Ne segue che le leggi del contrappasso sono micidiali. Non bisogna mai sfidarle.
Ma la pena comminatagli, se da scontare davvero e non scorciata con tutti i benefici delle leggi penali italiane, mi sembra davvero sproporzionata.