Una parolaccia dopo l’altra, tutti gli insulti di Grillo a Bersani

Pier Luigi Bersani chiede il sostegno di Beppe Grillo in Parlamento. L’ex comico genovese per ora non si tira indietro. Decideremo provvedimento per provvedimento, fa sapere il leader a 5 Stelle. N...

Pier Luigi Bersani chiede il sostegno di Beppe Grillo in Parlamento. L’ex comico genovese per ora non si tira indietro. Decideremo provvedimento per provvedimento, fa sapere il leader a 5 Stelle. Non prima di aver sottolineato l’esperienza «meravigliosa» del governo siciliano. Dove la collaborazione tra i due movimenti esiste già.

È nata una nuova alleanza? Per il bene del prossimo governo, è augurabile che Bersani non sia un tipo permaloso. Al netto delle aperture delle ultime ore, recentemente il rapporto tra lui e Grillo è stato scandito da una lunga, incessante, sequela di insulti. Un confronto a senso unico – con il segretario Pd nel ruolo di vittima – costruito parolaccia dopo parolaccia. 

Impossibile non ricordare quel soprannome: Gargamella. Grillo l’ha affibbiato a Bersani per irridere la somiglianza del segretario – a dire il vero piuttosto evidente – con il personaggio cattivo dei Puffi. Ma non ci sono solo cartoni animati. A rileggere la storia recente c’è molto peggio. Lo scorso maggio, all’indomani della vittoria grillina al comune di Parma, il blogger genovese si era spinto oltre. «Prima di parlare di lavoro, Bersani dovrebbe lavorare, ci provi, in futuro ne avrà bisogno», scriveva sul suo blog. Pensiero perfido, forse profetico. Condito da alcuni epiteti non troppo eleganti. Bersani? «Un non morto». Peggio: «Un pollo che si crede un’aquila». 

Arriva l’estate e i toni non cambiano. Bersani diventa uno «zombie politico». Alle rimostranze del segretario che accusa la violenza verbale del blogger, Grillo risponde per le rime. «Ma si rassicuri, lei non è un fascista. È solo un fallito». 

Grillo e Bersani, una relazione poco diplomatica. Il leader 5 Stelle non ha mai nascosto alcune critiche dirette. «(A Bersani, ndr) imputo di aver agito in accordo con ex fascisti e piduisti per un ventennio – si legge ancora sul blog di Grillo – spartendo insieme a loro anche le ossa della Nazione. Anni in cui non c’è traccia di leggi sul conflitto di interessi o contro la corruzione».

A dicembre il segretario Pd conquista le primarie di centrosinistra. Grillo celebra così la vittoria di Bersani: ora «può vincere da solo e far fallire definitivamente il Paese con il suo squadrone». Mancano poche settimane al voto. Il Pd decide di scegliere i futuri deputati e senatori con il sistema delle “parlamentarie”. Prontamente ribattezzate dal blogger genovese “Buffonarie”. Bersani, l’ideatore del progetto, diventa «un succhiaruote della democrazia». 

Solo dieci giorni fa – accusando le responsabilità di Bersani nello scandalo Mps – Grillo dispensa l’ultima “gentilezza”. «Bersani non replica mai nel merito delle responsabilità sue e del suo partito, ma le spara sempre più grosse: “Si vede la voglia di mandare in galera, come facevano i fascisti. Attenzione, che noi non ci impressioniamo…”. Il M5S non manda in galera nessuno, questo compito appartiene ai giudici. Forse è a loro che Gargamella si sta rivolgendo. Craxi aveva più stile».
Poi, improvvisa, l’intesa in Parlamento. Se il buongiorno si vede dal mattino… 

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