Apologia di SocrateIl nostro sostegno al signor B

Domenica scorsa mi sono imbattutto in un nutrito gruppo di persone che andavano alla manifestazione di quel tizio che sapete. Sarebbe troppo facile dire che tutta quella gente è andata in piazza pe...

Domenica scorsa mi sono imbattutto in un nutrito gruppo di persone che andavano alla manifestazione di quel tizio che sapete. Sarebbe troppo facile dire che tutta quella gente è andata in piazza per testimoniare che Ruby era la nipote di Mubarak oppure che la legge non è uguale per tutti. Personalmente non ci credo, la moltitudine di persone, che bonariamente intasava la metro, mi ha ricordato di più i tifosi di una squadra di calcio o i turisti/fedeli in gita al vaticano.

D’altronde ad ogni elezione gli esperti ci raccontano sempre che la Ggente (non è un refuso) vota con la pancia più che con il cervello, per cui non c’è da stupirsi delle scelte non esattamente razionali di tutte quelle persone. L’ipotesi che una cospicua parte del sostegno a Mr B sia tifoseria cieca o fede religiosa (anche nelle varianti negative di supporto al nemico del mio nemico o almeno a quello che si definisce tale) è anche suffragata dal fatto che numericamente non possono essere tutti “dipendenti” del o dal proprietario del partito (do per scontato che non esistano motivi razionali per trovare la sua permanenza in politica utile ad altri che a lui stesso e a un limitato numero di dipententi).
Mentre i miei amici si divertono a parlare su FB dei tanti che avranno approfittato dai treni e bus destinati alla manifestazione per scroccare una gita fuori porta mi sono chiesto: ma quanto costa organizzare un treno speciale? Quanti treni saranno stati organizzati? Da cui la domandona un po’ più forte è:
1) quanti soldi ci vogliono per fare politica? Ma soprattutto:
2) da dove vengono i soldi che i politici della vecchia casta spendono?
La risposta 2 è ovviamente questa.

Mentre invece al punto 1 ci porta a riflessioni meno intuitive. Grillo ha ottenuto risultati di tutto rispetto senza essere miliardario, possedere televisioni né macchine da guerra organizzative come quella del PD, ma soprattutto senza i soldi del finanziamento pubblico ai partiti.

Per inciso, la manifestazione Antimeeting di Fare per Fermare il declino (movimento di cui ho la tessera e sono stato coordinatore regionale) al Milano Congressi, a cui hanno partecipato oltre 4000 persone, si è autofinanziata mediante donazione d’ingresso di 20€ a testa e ne ha raccolti in media 27€.

Quanta gente pagherebbe 27€ per andare a manifestare il proprio sostegno al signor B?

In questa domande c’è tutto il senso della riflessione che vorrei proporre: il finanziamento pubblico ai partiti esistenti (soprattutto per come è mal congegnato in Italia) è un aiuto ingiusto ad alcuni giocatori che falsa il meccanismo della concorrenza, avvantaggia gli incombenti e penalizza i nuovi entranti. Cosa succederebbe se i partiti dovessero sopravvivere solo dei contributi versati dai propri sostenitori?

Succederebbe che non potrebbero più infischiarsene della loro volontà (come per esempio hanno fatto, appunto con il referendum sul finanziamento pubblico) e che i cittadini avrebbero la possibilità di votare, non solo alle scadenze elettorali, ma anche quando si tratta di scegliere se sovvenzionare o meno i partiti.

La principale ragione per cui in molti, pur criticando le modalità è organizzato in Italia, ritengono che sia utile avere una qualche forma di finanziamento pubblico ai partiti è che:

1. la politica costa
2. senza soldi pubblici i partiti diventano ostaggio chi li finanzia

Il punto 1 va ripensato alla luce del fatto che oggi, grazie ai social newtork e alla rete è possibile far politica con meno risorse economiche, l’esperienza di Grillo e, fatte le dovute proporzioni, anche di Fare per Fermare il Declino sono lì a testimoniarlo. In particolare, il secondo movimento è riuscito a raccogliere cifre considerevoli mediante un numero elevato di microdonazioni, dimostrando che non è indispensabile avere uno sponsor o i denari dei contribuenti.
Per il punto 2 dovremmo considerare che,

  • senza adeguati meccanismi di trasparenza e accountability invece che ostaggio delle lobby i partiti diventano ostaggio dei dirigenti interni che gestiscono i fondi
  • l’evidenza per l’italia dimostra che nonostante un finanziamento più elevato* rispetto ad altri paesi, il rischio corruzione non è inferiore**
  • un meccanismo ufficiale e trasparente di lobbying è in ogni caso raccomandabile poichè il finanziamento pubblico non esclude la possibilità di donazioni da privati

Insomma il finanziamento pubblico ai partiti nel nostro paese non assolve alla funzione per la quale teoricamente esiste (per chi ha la memoria corta qualche remindere qui e qui e qui e qui) e tiene artificialmente in vita delle organizzazioni quali i vecchi partiti, che ad ogni elezione i cittadini dimostrano di trovare sempre meno utili (basta sommare gli astenuti a quelli che non hanno votato per i partiti tradizionali). Il tutto senza scendere nel merito del modo abberrante*** in cui i fondi vengono allocati.

Esistono sicuramente dei modi per rendere il finanziamento pubblico meno distorsivo**** tuttavia considerato che

  • E’ possibile far politica senza sponsor e soldi pubblici (Grillo e Fare ne sono la prova)
  • E’ la trasparenza si chi riceve e come spende che riduce il rischio di corruzione, non il fatto che i soldi vengano dallo stato o dai privati

non sarebbe bello che chi vuol manifestare contro lo stato di diritto in piazza ci andasse a spese proprie e non con i soldi delle nostre tasse?

@massimofamularo

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I dati riportati in questo post sono tratti da “Finanziamento Pubblico ai Partiti: una questione aperta da quasi 40 anni”, incontro nell’ambito degli approfondimenti dello struzzo curioso, dicembre 2012 organizzato da FB& Associati

L’immagine mostra in verde gli stati che prevedono finanziamenti in relazione alle campagne elettorali (rimborsi), in arancione quelli che prevedono finanziamenti annuali, in rosa quelli che prevedono entrambi, in rosso quelli che non prevedono finanziamenti pubblici (grigio = dati non disponibili, fonte IDEA.int) ed è presa da questo articolo.

*L’italia spende ogni anno circa 289MM di finanziamenti pubblici, la Francia nel 2007 con elezioni presidenziali e legislative ha speso 160M; la Spagna nel 2011 ne ha spesi 131 (tra finanziamenti e rimborsi). La Germania ha un tetto a 133 milioni, ma prevede l’esistenza di fondazioni politiche che non vengono incluse nel conteggio (nel 2010 hanno ricevuto 328M), ma hanno bilanci pubblici sul web e non sono dirette da uomini di partito.Questi valori non tengono conto delle differenze in Pil e Pil pro capite tra i paesi.

**Nella classifica redatta da Trasparency International calcolando il corruption perception index l’Italia è al 72° posto nella classifica del 2012 subito dopo Sud Africa e Bosnia. Per intenderci la Francia è al 22° la Germania al 13° e la Spagna al 30° per guardare ai paesi che pur avendo considerevoli finanziamenti pubblici spendono meno dell’Italia.

***Nel 2008 il PDL ha speso 68.5 milioni e ricevuto rimborsi per 206.5 (utile del 201%) il PD ne ha spesi 18,4 a fronte di rimbrosi per 180 (utile del 879%) la Lega ha speso 3,5 e ricevuto 41,83 (utile del 1086%) e così via. Più in generale secondo la corte dei conti tra il ’94 e il 2008 a fronte di spese riconosciute per totali 579 milioni (tutti i partiti) sono stati erogati contributi dallo stato per 2,2 miliardi ossia 3,8 quanto speso.

****Una proposta di legge depositata da Pellegrino Capaldo, Roberto Mazzotta Nicola Antonietti e Luciano Acciari e nata in seno all”Istituto Sturzo prevede che ogni cittadino possa versare ai partiti 2000€ con credito immediato d’imposta del 95%. Quindi i cittadini potrebbero versare 100€ “netti” al partito di preferenza, indirizzandogliene 1900 di finanziamento pubblico.

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