Neanche il tempo di festeggiare l’elezione a Montecitorio e cinque deputati rischiano già di dover lasciare la Camera. È il triste destino di un piccolo gruppo di onorevoli, rigorosamente bipartisan, finiti tra le liste degli eletti per un errore del Viminale. La questione non è semplice, ed è tutta da dimostrare. Al centro del caso ci sarebbe il complesso sistema di attribuzione dei “resti” – i voti non sufficienti per l’elezione di un parlamentare – previsto dal Porcellum.
Del presunto errore si è accorto l’ex capogruppo Idv Massimo Donadi, oggi esponente del Centro democratico di Tabacci. Uno degli esclusi. L’ex deputato – prossimo al reintegro? – ha sollevato la questione in una conferenza stampa a Montecitorio. Assicurando di aver presentato ricorso in Cassazione e aver già avvertito il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri.
Tengono le dita incrociate i cinque esclusi, pronti a tornare alla Camera. Oltre a Donadi spetterebbe un seggio al Pd Gavino Manca, al candidato di Sel Arcangelo Sannicardo e alle due berlusconiane Sabrina De Camillis e Manuela Di Centa (pronta a presidiare l’ufficio elettorale del Viminale per tutelare i propri diritti).
Resta in frigo lo spumante dei cinque candidati a un passo dall’esclusione. Il parlamentare più celebre è Walter Verini, braccio destro dell’ex segretario Pd Veltroni. Rischiano di dire addio a Montecitorio anche Roberto Capelli (Centro democratico), Florian Kronbichler (Sel). E i pidiellini Roberto Marti e Paolo Vella. Una amara sorpresa per tutti. «Davvero? – racconta stupito al telefono Vella – Al momento preferirei non commentare. Di questa storia non sapevo nulla».