Apologia di SocrateOgnuno ha i suoi problemi…

La lettura di questo articolo (link) mi ha lasciato un po' perplesso. Pensate, i poveri giornalisti del Corriere della sera stanno combattendo contro la deportazione. Ossia contro  il trasferime...

La lettura di questo articolo (link) mi ha lasciato un po’ perplesso.

Pensate, i poveri giornalisti del Corriere della sera stanno combattendo contro la deportazione. Ossia contro

il trasferimento della redazione del giornale più influente d’Italia, diretto da Ferruccio de Bortoli, dalla storica sede nel centro di Milano alla periferia nord-est della città, via Angelo Rizzoli, tre palazzi e una torre ideati da Stefano Boeri a due passi dal parco Lambro

Capite? In Italia, gli imprenditori si suicidano, i cervelli fuggono (e non solo quelli) le imprese chiudono, tanta gente il lavoro lo perde e loro problema è

“non c’è un posto decente dove andare a mangiare!”, “esci dalla metropolitana e fai dieci minuti di strada nel far west!”, “c’è un unico supermercato che però chiude dalle 13 alle 15, inutile!”

Naturalmente non mi permetto di giudicare, ognuno ha i suoi problemi, anche chi lamenta la qualità del caviale mentre gli altri muoiono di fame. Mi domando però se uno che fa il giornalista non dovrebbe avere un po’ di sensibilità nei confronti di quello che succede nel paese (non chiedo che ne abbia ad esempio per i colleghi, in maggioranza pagati molto meno, con contratti precari etc).
Mi chiedo pure, nell’epoca di internet o delle conference call se debba essere così importante dove si trova la sede fisica del giornale.
Poi leggo che di un piano triennale lacrime e sangue che prevede:

800 persone considerate in esubero, di cui l’80 per cento in Italia (il resto in Spagna), così distribuiti: 270 in via Rizzoli, 110 giornalisti dei periodici (su circa 250, di cui buona parte nelle dieci testate messe in vendita o, se non si trova un acquirente, da chiudere: Novella 2000, Visto, A, Max, Astra, Ok Salute, Bravacasa, L’Europeo, Yacht & Sail e le testate dell’enigmistica), 110 giornalisti al Corriere (su circa 350), tra 30 e 40 giornalisti alla Gazzetta (con i quali si è arrivati a un accordo che prevede anche la riduzione degli stipendi), 100 poligrafici

E penso: che cretino sono io che se lavorassi in un posto dove licenziano la gente, mi preoccuperei più del mio stipendio che non del trasferimento della sede. Ma io non sono un giornalista e non lavoro al corriere, cosa posso capirne?
Come mi lascia perplesso il passaggio

Ma quel che pesa non è soltanto l’orrore all’idea di perdere soldi e benefit (“i benefit non sono benefit, fanno parte della retribuzione”, sottolinea sempre il cdr), è il senso di ingiustizia. “Noi andiamo bene” è il ritornello lacrimevole di questa storia, “il gruppo perde un sacco di soldi ma noi andiamo bene. Non si fa che parlare della crisi del Corriere, ma il Corriere non è in nessuna crisi, il Corriere va bene”

A parte la mancanza di rispetto per i colleghi che lavorano nelle testate che da contribuiscono negativamente al risultato complessivo, mi pare un pò come il figlio di un inquilino sotto sfratto: che colpa ne ho io se papà non paga l’affitto? Una persona normale potrebbe rispondergli che se vuole può andare a vivere da solo se è in grado di mantenersi. Ma al corriere evidentemente i ragionamenti della gente normale che lavora in imprese che spesso ristrutturano e ogni tanto chiudono si vede che non li capiscono.
Qualche aggiunta sul luogo della deportazione (grassetti miei) :

Ma il complesso di via Rizzoli non è poi così male, in fin dei conti: non è il centro di Milano, certo, ma c’è l’asilo nido aziendale, ci sono i corsi di yoga, di tonificazione muscolare, di zumba, e pure se le salette in cui ci si ritrova per ridurre la cellulite sono piuttosto deprimenti, non c’è da lamentarsi. In mensa non si mangia bene, ma forse anche quello è un invito a mantenersi in forma, e al posto del traffico del centro di Milano si sentono i coccodè delle galline che schiamazzano negli orti che circondano un lato della sede, con le loro geometrie precise e i teloni di plastica per l’inverno (non immaginatevi nulla di bucolico, però: ci sono stradoni, palazzoni, per coprire le macerie dell’ex fabbrica in cui erano stipati i dipendenti prima della costruzione del nuovo complesso è stata addirittura creata una finta facciata in compensato, un palazzo bianchiccio, che fa da sfondo alla “corte di via Rizzoli”, una scenografia costata decine di migliaia di euro).

Io non mi auguro che il Corriere fallisca, né che i giornalisti che oggi si preoccupano per la deportazione debbano fronteggiare la condizione di trovarsi senza lavoro in un paese dove è estremamente difficile ricollocarsi (per certe figure, impossibile ai livelli reddituali precedenti). Mi limito a pensare a tutte le volte in cui qualcuno condivide su FB un articolo del corriere e se provo ad aprirlo col cellulare (o dal tablet) mi chiedono dei soldi per vederlo, mentre da PC è gratis.

Come è facile immaginare non ho mai pagato per leggere un articolo, e resto convinto che chi ha elaborato questa discriminazione sia un idiota. Sono convinto che valga la pena pagare per leggere le notizie (sono abbonato all’economist, linkiesta e lo ero al Fatto quotidiano ad altre testate come il sole posso leggerle gratuitamente), ma che oggi grazie al web la concorrenza sia più accesa e un certo modo di fare giornalismo che viveva di sussidi o di protezione dal mercato sia destinato a sparire.

Il corriere sopravviverà (non fosse altro che perchè il brand ha un valore >0) di certo, se tanti giornalisti potranno conservare o meno determinati standard di retribuzione (dalla sede in centro alle vacanze in nota spese) dipenderà dalla loro capacità di produrre cose per cui la gente è disposta a pagare. Un meccanismo, abbastanza noto a chi è abituato a stare sul mercato, con il quale anche i Master of Universe dovranno (finalmente) fare i conti.

@massimofamularo

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*Le citazioni sono tratte da “Il Corriere della sera e il falò delle sue vanità,di Paola Peduzzi
http://www.ilfoglio.it/soloqui/17560

L’immagine è tratta da Wikipedia

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