Sono sempre stato convinto che Gesù non albergasse in Vaticano. Lui, con i piedi nudi, l’umiltà da una parte e il Verbo nell’altra, in mezzo a quel lusso sfrenato e ostentato che potrebbe dire? Forse arrabbiarsi di nuovo come fece con i mercanti nel tempio. Adesso in quelle stanze non c’è nemmeno il nuovo Papa: Francesco. Ha scelto un convento come dimora, non avrà quadri meravigliosi, ma certo sarà più vicino al suo voto di povertà. Da quando è iniziato il suo pontificato, si è comportato da umile servo di Dio e come tale ha parlato. Chiariamoci subito, chi scrive è un agnostico, con il fastidio di esserlo; se fossi cattolico convinto la mia vita, probabilmente, sarebbe più serena. Non ho, quindi, un’adorazione verso il Papa, ma stima verso l’uomo. Molte persone, dopo aver ascoltato le esternazioni di Francesco (l’ultima: chi sono io per giudicare una persona gay?) hanno scritto che le sue aperture portano un’aria nuova nella Chiesa. Non sono d’accordo, la Chiesa è stata finora anche troppo moderna, nel senso di “al passo coi tempi”, vedi lo IOR, che non è propriamente una banca per poveri e le fastidiose ingerenze politiche. Credo invece che lui l’abbia riportata alle origini, cioè al Vangelo: “Ogni uomo fa parte del regno dei cieli”. Ha chiesto trasparenza per l’economia vaticana e ha dichiarato che ogni lobby è un male. Molti crociati, sempre pronti a puntare il dito, si sentiranno smarriti, noi, da laici, abbozziamo un sorriso.
30 Luglio 2013