Bastano trenta giorni di carcere come condanna per chi ha commesso violenza sessuale su una ragazzina che, in preda alla vergogna, si toglie la vita? In nessuna delle più ignobili vicende di violenza sulle donne si sarebbe mai immaginato un finale di questa portata.
E’ il 2008 quando la giovane Cherice, 14 anni, frequenta la Billings Senior High School, nello stato del Montana. Una ragazza qualunque, se non fosse per la storia con il suo insegnante, Rambold, allora 49enne. La storia esce presto allo scoperto e i dirigenti della scuola costringono Rambold a lasciare il posto di lavoro, mentre le autorità locali aprono un fascicolo, identificando tre episodi di abuso sessuale nei confronti della ragazza.
Una vicenda fuori dalle regole, senza violenza e senza forzatura, secondo gli investigatori, ma pur sempre un abuso nei confronti di una persona troppo giovane per capire cosa stesse succedendo. Un’ipotesi che avrebbe riscontro nel fatto che, non appena il caso arriva alla corte, Cherice, che da lì a poche settimane avrebbe compiuto 17 anni, decide di suicidarsi. Troppo forte l’umiliazione per quella vicenda, troppo grande l’imbarazzo davanti ad amici e conoscenti e le porte della depressione che si aprono fino a portare al gesto estremo il 6 febbraio 2010.
Con la morte della giovane, il processo entra nella fase del patteggiamento, ovvero la condanna al carcere di Rambold decadrebbe grazie al completamento di un programma di riabilitazione, che prevede tra l’altro l’obbligo a non entrare in contatto con bambini. Un patto che Rambold non avrebbe rispettato, visto i continui incontri con i più piccoli della famiglia. Motivo che spinge i genitori della ragazza a riportare il caso alla Corte lo scorso dicembre. L’accusa chiede stavolta il carcere per 20 anni, mentre la difesa del professore (che, al contrario, considera la pena di per se’ fin troppo severa) dichiara che l’assistito ha gia’ pagato troppo, visto che ha perso il lavoro e il suo matrimonio è ormai distrutto.
La sentenza, emessa la scorsa settimana dalla Yellowstone County District Court, impone 15 anni di prigione per Rambold, ma decide di sospendere la pena e ridurla a soli 31 giorni, che diventerebbero 30 perché l’insegnante aveva già speso un giorno in cella.
“L’hanno uccisa due volte”: un grido di disperazione quello che la madre di Cherice, intervistata dalla CNN, ha urlato all’America. Un vero colpo al cuore davanti alla scelta del giudice Baugh, capo della Corte di Yellowstone, che ha difeso il suo operato dichiarando che Rambold può essere “curato” e non ci sono rischi che possa compiere lo stesso crimine.
La sentenza-shock punta il dito contro la ragazzina “colpevole” – secondo il giudice – di sembrare più adulta della sua vera età e con una personalità un po’ travagliata. Nessuna lettera, nessuna frase scritta ne spiegherebbe la scelta e, ai fini della legge, nessuna prova esiste che confermi il motivo del gesto estremo come conseguenza quello della violenza subita.
La spiegazione, fin troppo semplicistica, ha spinto migliaia di americani a impedire che cada il silenzio sulla vicenda. Ad oggi, 57mila persone hanno firmato la petizione tramite il sito MoveOn.org, per chiedere le dimissioni di Baugh e impedire che chiunque commetta abusi sui minori possa contare sull’operato di un giudice che “dimostra più sensibilità verso chi abusa piuttosto che per le vittime”.