Dopo le minacce improbabili (Link) sulle dimissioni dei parlamentari arrivano le minacce improponibili (Link) dei ministri ad aprire la crisi di governo.
Da 1 a 10 quanto siete rimasti sorpresi? Quanto pensavate potesse durare il governo Letta? Io confesso che pensavo qualcosa di più, però occorre distinguere tra UN governo Frankenstein (nel senso del mostro) e IL governo Frankenstein, inteso come una serie di governi tappabuchi, azzeccagarbugli e riparacrepe (se pensate stia ironizzando sul rovescia frittata pensate bene). Allora tutto si tiene, finito un governo zombie se ne fa un altro e se nel mezzo ci scappa un’elezione-farsa cosa volete mai che sia?
Parafrasando il bel romanzo di Tiziano Scalvi si potrebbe titolare in prima pagina “Non è successo niente”
Ma veramente qualcuno ha mai pensato che il signore con la B potesse avere il bene del paese a cuore più del proprio orgoglio (per non dire dei suoi bassi istinti)? Veramente vi pare strano che nel paese di pulcinella un po’ di ministri dicano di dimettersi (perché le dimissioni ufficiali le lasciamo ai governi seri) per via di una tassa, salvo aver obbedito all’ordine di uno che sta per decadere da parlamentare per via di una condanna? Veramente credete che a fronte del coro d’indignazione sui mass media, non ci sia un significativo numero di persone a casa magari pensa che mister B ha fatto bene? Che alle prossime elezioni, quand’anche non potesse candidarsi, non sarà capace di tirar un numero di voti che si conta in milioni?
Non non c’è proprio niente di strano in questa crisi di governo e il Non-Governo Letta, succeduto al Non-Governo Monti (vi ricordate chi ha staccato la spina a Monti?), ha incontrato una fine (ammesso e non concesso che una qualche scossa non riavvi il cadavere, non si può mai sapere) appena più ingloriosa del precedente perché ha voluto fare affidamento appena un po’ di più sull’inaffidabile.
Forse il nostro debito sovrano subirà un downgrade un po’ prima del previsto, forse gli interventi dall’estero per salvare capra e cavoli, arriveranno un po’ prima e chiederanno un po’ più in cambio. Insomma forse saremo più poveri, un po’ più in fretta, ma si tratta solo di anticipare qualche passaggio nel percorso inesorabilmente discendente su cui il nostro paese è avviato da tempo e dal quale non si intravedono possibilità di correzione.
Per gli amanti del colpa mia/colpa tua, un po’ di domande retoriche.
Voi che avete votato a milioni il signor B come speranza-disperata, meno-peggio (non si capisce di cosa), baluardo contro la minaccia (??!) comunista, dove altro credevate che ci potesse questo stimato signore, se non dove siamo oggi? E con dove siamo oggi intendo più poveri, meno competitivi e con meno prospettive di ieri.
Voi che criticate il PD (e ieri criticavate il PDS, i DS, i progressisti, il PCI e quant’altro), ma vi ostinate a votarlo perché “questa volta sarà diverso” e ogni volta, invece è come la prima volta, quando prenderete atto il centrosinistra riesce a non vincere pur correndo praticamente solo e a resuscitare avversari creduti morti e sepolti? Quando vi accorgerete che c’è qualcosa che non va in un partito che non riesce rendersi credibile nei confronti dell’Italia che produce, al punto da farsi preferire i saltimbanchi che girano con le corna celtiche sulla testa? Voi che credete che la colpa sia tutta del signor male-assoluto quando vi accorgerete che le facce che votate da decenni continuano a sorvolare su cosucce come il conflitto d’interesse, la trasparenza sui finanziamenti pubblici e tutto sommato con quel signor male-assoluto ormai convivono in simbiosi (se non ve n’eravate accorti di recente ci stavano pure al governo prima sotto la foglia di fico del tecnico, pois senza neanche quella)?
Insomma, va bene che la crisi l’ha voluta l’innominabile, ma il potere di tenere in scacco il paese glielo abbiamo conferito tutti noi, quelli che si ostinano a votarlo, come quelli che s’illudono di combatterlo e poi votano i suoi complici, come ancora quelli che si astengono nel disgusto sdegnoso. Questo governo e il modo grottesco in cui è terminato, è un’immagine fedele di quel che siamo e meritiamo, di come le nostre scelte passate ci abbiano reso più poveri, meno competitivi e abbiano contribuito a minare il nostro futuro.