LogosLa Cultura in movimento. Forse

Il 3 ottobre scorso veniva convertito in legge il bramoso decreto “Valore Cultura”. Con grande soddisfazione in primis del Ministro per i Beni e le Attività culturali, Massimo Bray, la Camera dei D...

Il 3 ottobre scorso veniva convertito in legge il bramoso decreto “Valore Cultura”. Con grande soddisfazione in primis del Ministro per i Beni e le Attività culturali, Massimo Bray, la Camera dei Deputati approvava, infatti, in via definitiva, con 323 voti a favore e solo 17 contrari, tutta quella serie di provvedimenti e misure urgenti, decisamente necessari per il rilancio del settore culturale italiano.

Cinque i punti fondamentali attorno ai quali si snoda la nuova legge, primo fra tutti, il restauro e la valorizzazione del sito archeologico di Pompei, tristemente vittima in passato di scandalose inadempienze e di provvedimenti non del tutto attenti. Su proposta dello stesso Ministro si prevede ora la nomina di un Responsabile Unico per la prosecuzione e decisiva realizzazione del vigente progetto “Grande Pompei”. Trattasi di una sorta di “Super Manager Pubblico” – come già è stato chiamato – il cui compito sarà quello di definire ed approvare gli elaborati progettuali degli interventi, assicurare un adeguato e tempestivo svolgimento della gara per l’appalto dei lavori e rendere il più efficiente possibile la gestione generale del sito da parte della Soprintendenza. Nell’attuazione di questo ardito compito, il decreto prevede altresì che al Super venga accostata una “struttura di supporto (…) composta da un contingente di personale” in numero “non superiore a venti unità, proveniente dai ruoli del personale del Ministero (…) nonché da (ulteriori) cinque esperti in materia giuridica, economica, architettonica, urbanistica e infrastrutturale”. Una preziosa equipe/élite, insomma, formata da circa ben venticinque personaggi con lo specifico incarico – si spera – di allontanare le ultime vergogne da Pompei, valorizzandone il secolare splendore. Tuttavia, ad oggi non si conoscono ancora i nomi, le identità né del Responsabile Unico, né di coloro che lo andranno ad affiancare: a tal proposito, il decreto divenuto legge precisa che la nomina avverrà entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore, quindi, presumibilmente, bisognerà attendere il mese di dicembre.

Alla questione Pompei, seguono poi le misure urgenti per la “digitalizzazione del patrimonio culturale italiano”, che culmina con “l’attuazione del progetto 500 giovani per la cultura”, tanto promosso e auspicato in più occasioni anche dallo stesso Premier Enrico Letta. Per la verità, la digitalizzazione è quella fase di catalogazione e classificazione del patrimonio storico e artistico che già venne intrapresa nel 2010 con l’allora Ministro Sandro Bondi, del governo Berlusconi. Con il “Valore Cultura” ecco che, però, si “attua un programma straordinario” tendente “alla prosecuzione e allo sviluppo delle attività” , con la particolare novità di ricorrere a brillanti giovani lavoratori: il Ministero darà difatti avvio ad “un’apposita procedura concorsuale pubblica diretta alla selezione di 500 giovani” con età inferiore ai 35 anni e laureati in discipline attinenti al settore e al programma di lavoro previsti, che andranno a svolgere per un periodo stimato di dodici mesi. Ma anche in questo caso, almeno ufficialmente, si potranno avere maggiori informazioni solo in seguito, poiché il Ministero ha a disposizione sessanta giorni per decidere il da farsi.

“Valore Cultura” si rivolge, infine, al mondo del cinema, del teatro e della musica apportando nuove specificità tecniche e burocratiche, di fronte alle quali non sono di certo mancante divisioni, polemiche e proteste: se per alcuni esse rappresentano nuove ben accette liberalizzazioni, quindi un vero e proprio toccasana, per altri – specie per grandi teatri come La Scala di Milano, il San Carlo di Napoli o il Regio di Torino – le nuove istruzioni sono considerate delle vere penalizzazioni se non, addirittura, degli ostacoli così difficili, tali da motivare ricorsi al Tar e sospensioni della programmazione lirica.

Resta, dunque, ancora molto da sapere in merito a quali potranno essere gli effetti della nuova legge per la Cultura. Potrebbe esserci, comunque, una qualche buona ragione che spinge a dubitarne l’effettiva applicazione. Potrebbe esserci cioè il timore che le parole, che scritte nero su bianco si traducono certamente come un fermo passo in avanti per la valorizzazione e la tutela del patrimonio culturale italiano, possano però trovare poi, nella realtà, un terreno fragile, ostile, contrario. Burocrazia eccessiva, malgoverno generale, ritardi eccessivi e ingiustificati, accompagnati da una certa dose di cinismo – piaccia o no, presente proprio sul tema Cultura da anni – causerebbero ritardi dannosi e devastanti, rendendo questi iniziali, positivi sforzi abbastanza illusori, vani. Sarebbe bene auspicare, che queste rimangano solo delle lontane e fantasiose possibilità; sarebbe bene auspicare che chi di dovere non si limiti solo a prescrivere delle cure, ma si attivi, agisca, decida con fermezza e dedizione di adempiere a tutto ciò che è stato prestabilito, a tutto ciò che è e sarà ritenuto necessario. Anche perché, come diceva Pier Paolo Pasolini, “per amare la Cultura occorre una forte vitalità”.

Loris Guzzetti

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