“Lambrenedetto XVI”. Un nickname che fa subito correre il pensiero al penultimo pontefice, Joseph Ratzinger, ma che con il cattolicesimo ha ben poco a che vedere. Se proprio si vuole cercare un collegamento tra le due cose, lo si può trovare nelle origini del predecessore di Francesco, proveniente dalla Germania. Lambrenedetto è il nome di battaglia di Lorenzo Lambrughi, 44enne di Olginate, in provincia di Lecco, che da qualche tempo è un vero e proprio fenomeno della rete, una celebrità online o, per utilizzare una definizione al passo con i tempi, un Internet meme, seguitissimo e cliccatissimo, condiviso e discusso sui principali social network.
La svolta è avvenuta attorno al dicembre 2012, quando Lambrughi, pardon Lambrenedetto, ha pubblicato un video su YouTube dal titolo “Italiano adesso parli ancora?”. Un semplice filmato della durata di nove minuti e sette secondi, probabilmente girato con una videocamera amatoriale o con un telefono cellulare, nel quale lui stesso mostra i prezzi dei prodotti in vendita in un comunissimo supermercato dello stato federato del Baden-Württemberg, evidenziando le differenze di costi tra la Germania e l’Italia. Non un discount, ma un centro con grandi marche, prodotti ad alta diffusione che, come si vede bene dal video, costano decisamente meno rispetto a quanto si trova sugli scaffali del nostro paese. Per la rete, e per il cosiddetto “popolo del web”, è stato amore a prima vista.
Un colpo di fulmine che, a oggi, ha procurato oltre 740 mila visualizzazioni, migliaia di condivisioni, menzioni, discussioni, su quanto siano bassi i prezzi in Germania e, di riflesso, di quanto siano alti in Italia. Per Lambrenedetto, nei mesi successivi, un crescendo di popolarità, affiancato da una produzione continua di video, su come si riparano le buche in Germania, su quanto costano le auto in Germania, su quanto costano le medicine in Germania, e ancora la benzina, il costo della vita, le differenze tra stipendi e tra affitti, persino le autogrill pulite e con bagni in condizioni eccellenti. Quasi 200 filmati all’attivo, cui si sommano le ospitate a “Asganaway” su Radio Deejay, le apparizioni con Pino Scotto e, ultimamente, anche la proiezione dei suoi video all’interno della trasmissione “Virus” di Nicola Porro su Rai Due. Oltre sedici mila iscritti al suo canale YouTube, oltre venti mila fan sulla pagina ufficiale Facebook. Non sarà un papa, ma a Lambrenedetto non mancano certo i seguaci. Il suo stile è tutto fuorché all’insegna del politically correct, e forse questo è uno dei (tanti) motivi del suo successo. Lambrughi è diretto, provocatorio, alle volte aspro.
Presumibilmente, tutto ha avuto origine a causa dell’incredulità e della diffidenza diffuse nel popolo italiano, unitamente a una certa dose di (immancabile) provincialismo dei suoi interlocutori. Quante volte ci è accaduto, al ritorno da un qualsiasi viaggio in paesi esteri civilizzati (o comunque più civilizzati del nostro), di fronteggiare espressioni di diffidenza e di sospetto, come reazione ai nostri racconti in cui si parla di servizi funzionanti, di prezzi più bassi, di trasporti pubblici in orario, e via dicendo? Lo stesso deve essere successo a Lambrughi. E in infinite occasioni, dal momento che, per lavoro, deve trovarsi spesso all’estero. Così, per dimostrare che tutto quanto da lui sostenuto non è un’invenzione, ma anzi corrisponde al vero, ecco il video, una prova certa e inconfutabile. Per insegnare a chi non ci è mai stato, chi non ha mai viaggiato, chi commenta il mondo senza mai essersi mosso dalla poltrona di casa (ovvero il “piteco”, termine molto utilizzato dal gergo Lambrenedettiano), come stanno realmente le cose. Senza credere alla favola del “in-Germania-il-costo-della-vita-è-molto-più-alto” o ad altri stereotipi e luoghi comuni di stampo consolatorio, che emergono ogni qual volta si parla di crisi e si sottolineano le differenze tra l’Italia e altri paesi europei.
In ogni suo filmato, il nostro Paese ne esce con le ossa rotte. Quasi non servirebbe un suo commento, perché lo sdegno è già automatico, e si tratta solo di infierire. Ma attenzione, Lambrenedetto, pardon Lambrughi, è italiano, ma non appartiene alla categoria degli “anti-italiani”. “Alcuni mi criticano, dicono che sono contro l’Italia. Assolutamente no: io vorrei che in Italia le cose funzionassero come in Germania”, afferma in una delle sue tante produzioni. E forse, questo, è un auspicio condiviso da molti, tanto quelli che hanno abbandonato il proprio paese per trovare lavoro a Berlino, Monaco e Francoforte, tanto quelli che, invece, sono rimasti, e che ogni giorno combattono con tutto ciò che, qui, non va per il verso giusto. E si parla di elementi della quotidianità di ciascuno: il servizio autobus puntuale, utile e pulito, la pulizia delle aree di sosta autostradali, il costo della benzina, dei prodotti di prima necessità, della vita, gli stipendi. Spesso Lambrenedetto è volutamente ed esageratamente provocatorio, ma non vuole denigrare gratuitamente la sua nazione di appartenenza. Affermarlo sarebbe riduttivo e scorretto. La sua è quasi una missione, compiuta a titolo del tutto gratuito. I suoi sono schiaffi, diretti ai volti dei moltissimi italiani che lo seguono, perché si sveglino. Affinché si guardino attorno, capiscano quali siano le differenze a poche ore di volo dalle proprie abitazioni, in quella Europa unita e senza confini di cui anche l’Italia fa parte (spesso a sua insaputa). E perché si rendano conto che esistono ancora posti, nel mondo, dove le cose, se non funzionano alla perfezione, comunque vanno decisamente meglio che da noi. Un’eccezione, forse. E se la vera eccezione, anziché gli altri, fosse proprio l’Italia?