Tutti gli uccelli del presidente (Berlusconi)

Sono lontani i tempi in cui la corte del Cavaliere giocava a dividersi tra falchi e colombe. Oggi il Popolo della libertà è diventato un caravanserraglio ornitologico da fare invidia a Charles Darw...

Sono lontani i tempi in cui la corte del Cavaliere giocava a dividersi tra falchi e colombe. Oggi il Popolo della libertà è diventato un caravanserraglio ornitologico da fare invidia a Charles Darwin. Tra falchetti, quaglie e pappagalli, ogni berlusconiano che si rispetti ha finalmente un pennuto cui fare riferimento. 

A Palazzo Grazioli la distinzione principale resta ovviamente tra le specie già note. Da una parte i falchi alla Denis Verdini, rapaci e sempre pronti alla crisi di governo. Dall’altra le colombe di Angelino Alfano, più inclini alla trattativa e disponibili al confronto. 

Eppure da una settimana a questa parte sulla reggia di Arcore ha iniziato a volteggiare uno stormo di falchetti. È l’esercito di giovani e giovanissimi arruolati da Daniela Santanchè. Nuove leve di pasdaran berlusconiani. «Pappagalli ammaestrati», li ha catalogati Fabrizio Cicchitto (che per ridimensionare gli ultimi arrivati ha avuto l’originale idea di sdoganare l‘ennesima metafora piumata). 

Intanto da un trespolo all’altro, tra le colombe inizia a distinguersi una nuova specie d’uccello. Le quaglie. Anzi, le «quaglie mannare». Il copyright è del ministro Gaetano Quagliariello, che ieri sera si è così descritto. È l’ennesimo scherzo della natura nell’universo pidiellino, un’ulteriore conferma delle teorie sull’evoluzionismo politico.

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