I miei amici intelligenti di Facebook hanno paura di Grillo. Forse hanno paura perché sono troppo razionali e intelligenti, troppo convinti della stupidità del popolo italico, troppo morbosamente affascinati dall’idea di una dissoluzione liberatoria per un paese che sembra sempre condannato a indugiare sull’orlo di un baratro dal quale l’accanimento terapeutico della comunità internazionale (europea in primis ed Euro prima che in primis) con sadica perseveranza, si ostina a dirottarla verso un graduale e ormai apparentemente ineluttabile declino.
Io, forse perché sono meno intelligente, non ho paura. Non che mi manchi la consapevolezza delle teoriche conseguenze devastanti di quanto va predicando il comico di Genova (non sarò così intelligente, ma non sono neanche tanto stupido). La questione è che appunto si tratta di conseguenze teoriche e dubito fortemente che possano mai uscire dagli incubi distopici di Casaleggio e comico associato.
La prima cosa da tenere a mente, per scongiurare la paura del comico è la tradizionale e rassicurante pavidità italica: credete veramente che gli italioti siano capaci di compiere, in maggioranza, una scelta così radicale? Che alla fine la somma dell’effetto parrocchia/gregge (che avvantaggia PD e quel che resta di mister B) sommato a quello sono-tutti-uguali (che porta all’astensione e del quale Grillo intercetta solo gli estremi) non risulti come sempre prevalente?
Ma se anche grillo vincesse o prendesse comunque un gran numero di voti, che succede? Non succederebbe niente. E’ empiricamente provato che la politica del comico mira alla irrilevanza pratica: non è disponibile ad accordarsi con nessuno, neanche con chi cerca di avvicinarsi alle sue proposte e sceglie accuratamente programmi che siano irrealizzabili o inaccettabili per gli altri o sufficientemente vaghi per consentirgli di dire che non scende a compromessi. In poche parole Grillo non è un nazista cattivo o pericoloso, che se giunge al potere sterminerà gli ebrei, piuttosto è uno che vuol fare casino e si guarda bene dall’avvicinarsi anche lontanamente a qualcosa che assomigli ad una responsabilità di governo. Si può avere paura di uno così?
No, non arriveranno i famigerati elicotteri del fondo monetario se grillo prende tanti voti (e un bel po’ ne prende). Assisteremo alla pantomima di una classe dirigente (non solo italiana) che di fronte al nuovo fenomeno (da baraccone), “si costerna, si indigna si impegna, poi getta la spugna con gran dignità” (De Andrè docet). Tanto prima o poi passa, tanto non dura, tanto a dargli corda, si impicca da solo (e con la storia di oltre hitler un po’ s’è impiccato).
Ma non vi viene la voglia di votarlo? Tanto danni non ne fa e per il solo gusto di preoccupare i mestieranti storici della politica? Ecco, forse i miei amici intelligenti hanno paura di questo fascino, dell’idea che la gente voti il folle per protesta.
No, io non ho alcuna voglia di votare uno che ha avuto l’opportunità storica di cambiare il paese, uno che teneva la Casta dirigente del paese per le palle ed ha preferito giocare al bastian contrario. Uno che avrebbe potuto portare a casa senza problemi una legge elettorale meno lesiva delle minoranze dell’italicum e parecchie altre cose ancora. Uno che, in ultima analisi, non ha evidentemente un progetto da realizzare posto che avendo avuto la rarissima opportunità di fare la differenza ha deliberatamente scelto di fare casino.
Parlo di grillo perché in un partito (il non è un vezzo) dove c’è uno che ha potere di espellere chi vuole al punto di far firmare grotteschi (e giuridicamente nulli) accordi di rimborso ai candidati alle europee è evidente che tutto si regge su una persona. Se domani il comico decidesse, per dire di darsi all’ippica, cosa rimarrebbe del movimento?
No, sarò meno intelligente e forse in errore, ma io non ho paura del grillo cattivo e non credo che neanche gli altri dovrebbero averne.
PS giusto per fugare i conflitti di interesse ho una tessera di partito, quella di Fare per Fermare il declino di cui sono stato tra i primi firmatari e alle prossime elezioni voterò per Scelta Europea. Chiunque abbia legga l’italiano e non sia completamente in malafede riesce ad accorgersi che il pezzo era una critica argomentata e non propaganda politica