Apri Facebook e scrivi uno status.
Ti sembra formidabile, una vera bomba, ma dopo 2 minuti e 43 secondi nessuno ha messo ancora un like.
Cominci a sudare. E a pensare.
E adesso?
Nella tua mente prendono forma scene apocalittiche: nessun pollice bianco e blu a sottolineare la tua paurosa arguzia, solo indici alzati.
Indici di scherno.
Indici puntati verso di te.
Indici di vergogna.
Indici di inettitudine, come sulle istruzioni dell’Ikea.
Indici indicatori dell’assenza di pollici.
Che fare? Che fare?
Intanto sono passati 4 minuti e 37 secondi. E ancora nessun like.
Ti aggrappi alla speranza che sia colpa di quel maledetto Zuckerberg, che continua a cambiare le impostazioni. Magari gli amici, per una congiunzione astrale a te sfavorevole, non possono vedere il tuo post.
Perché, se lo vedessero, metterebbero di sicuro un like. Impossibile non farlo, è così sagace.
6 minuti e 52 secondi. Il deserto.
È sicuramente colpa di Zuckerberg; quello stronzo ti sta boicottando.
Cancelli il post e lo riscrivi, guadagnando 8 minuti netti sulle home Mostra più recenti dei tuoi amici.
Lo rileggi soddisfatto. È proprio bello: colto ma non troppo, divertente quanto basta, non troppo lungo, non troppo corto, non troppo autoreferenziale, che quello non piace a nessuno. Il tuo status, invece, piacerà eccome. Se non fossi modesto di natura, lo definiresti geniale.
3 minuti dopo, 11 da quando l’hai postato la prima volta, ancora zero like.
Controlli su Twitter che non ci sia un #facebookdown che colpisce tutti tranne te.
No, sembra di no.
Il sudore ormai ti imperla la fronte e le gocce cominciano a cadere sulla tastiera; ognuna di esse sembra gridare “Zero like! Zero like!”.
Ti gira la testa. Tu devi essere popolare. Tu SEI popolare. L’assenza di like è solo per i perdenti, per gli sfigati.
Ma è passato quasi un quarto d’ora e non si vedono pollici alzati all’orizzonte, mentre la foto del bambino malato “Condividi se hai un cuore”, che ha messo quella sciroccata di tua cugina dieci secondi fa, ha già 7 Mi piace e 2 condivisioni. Come fa quell’idiota senza cervello a credere a queste cose? E a raggranellare like, per di più?
Non puoi sopportarlo.
Cancelli lo status della vergogna. Un post con zero like non può stare sulla tua pagina.
Devi rimediare. Devi scrivere qualcosa di meno arguto ma forte, di meno sottile e più chiaro.
Apri il Corriere e vedi un servizio sulla Boschi in abito da sera. Ecco l’idea.
Prendi una foto e la posti su Facebook, con una descrizione dal vago sentore politico e le parole tette flaccide inserite a casaccio. Funziona. Tempo 38 secondi e hai già 5 like, più un commento.
Sei di nuovo popolare.
Certo, un cretino popolare.
Ma cosa conta una figura barbina di fronte a millemila like?