Leggo che la Camusso in piazza aveva una maglietta con su scritto “Io sono Marta” per l’ennesimo passaggio del botta e risposta con Renzi. I sindacalisti avevano accostato il presidente del consiglio alla Thatcher (che per la sinistra è tra gli insulti peggiori che si possano immaginare). La risposta era stata che il governo pensa a Marta, 28 anni che vuole un figlio ma non può averlo perché non ha le garanzie delle sue coetanee che sono dipendenti pubblici. Mi rendo conto che questa discussione a qualcuno sembrerà interessantissima, ma a me ha fatto venire in mente qualcosa d’altro.
Penso che io e qualche altro milione di italiani potremmo indossare una maglietta diversa, pur restando a casa, che a noi scendere in piazza non serve e non ne abbiamo neanche voglia. Io sulla maglietta scriverei che sono Massimo, uno che non ha bisogno di legittimare il suo ruolo, che tanto semplice quanto evidente,io sono quello che paga il conto.
Io sono quello che con i contributi previdenziali che ha versato e versa ha pagato e continua a pagare la pensione di tanta gente che non ha mai lavorato, alcuni gridano in piazza con la Camusso e altri si fanno belli alla Leopolda con Renzi.
Sono quello che con le tasse che paga in più ogni anno fa quadrare i conti disastrati dalle supercazzole disconnesse dalla realtà, sia di quelle gridate in piazza di chi è cresciuto senza che alcuno gli insegnasse che l’erba voglio non cresce nel giardino del Re, sia di quelle presentate in powerpoint possono apparire accattivanti giusto a chi ha un idea giurassica della comunicazione (per non dire dei contenuti che fanno storia a se).
Sono quello che il suo precariato personale l’ha sconfitto senza leggi speciali, senza grida in piazza, senza manovre geniali del governo; quello che ha iniziato a pedalare quando ha capito nessuno gli avrebbe regalato nulla e che continuerà a farlo anche oltre l’età pensionabile, perché la mia di pensione se l’è già sputtanata qualcun altro.
Con tutto il rispetto per Marta (nel senso di quel che rappresenta) io sono quello che quando si è trovato a decidere con sua moglie se fare figli, l’ha fatto senza contare sull’aiuto dello stato o di qualunque altra istituzione perché fuori dalle piazze e dalle leopolde la realtà per le nuove famiglie italiane è fatta di solitudine e autosufficienza.
Insomma, cari Matteo, Susanna (e Marta per quel che vale) non so in che mondo,passato o futuristico, viviate voi quel che capisco è che non si tratta della stessa realtà dove tutti i giorni io mi trovo a lavorare, non solo per guadagnarmi da vivere, ma anche per pagare i discorsi pomposi con cui riuscite a incantare tanta gente. Un mondo dove se resti per strada perché la tua azienda ha chiuso non c’è santo, politico, legge o sindacalista a cui votarsi; un mondo dove devi costantemente aiutarti perchè nessuno, checché si racconti in piazza o alla televisione può aiutarti.
Sapete che c’è? Credo che stamperò 2 magliette e ve le manderò in regalo. Ci scriverò sopra:
“Io sono Massimo, quello che paga il conto (anche per voi)”.