Non aprite quelle porteLa catena di Sant’Antonio come piaga sociale

In principio fu la lettera, da scrivere coscienziosamente a mano in dieci copie da spedire – o consegnare – ad altrettanti amici per scongiurare il malocchio. La potremmo chiamare L’alba dei Sant’A...

In principio fu la lettera, da scrivere coscienziosamente a mano in dieci copie da spedire – o consegnare – ad altrettanti amici per scongiurare il malocchio. La potremmo chiamare L’alba dei Sant’Antonari viventi, perché siamo tutti un po’ morti, per aver disobbedito agli ordini interrompendo la catena, e allo stesso tempo un po’ vivi, perché nessuno è mai schiattato davvero per averlo fatto.
La catena di Sant’Antonio è così, beffarda: si prende gioco di noi, perché non ci crediamo però boh chi lo sa – in fondo anche all’oroscopo di Brezsny non crediamo, ma non possiamo fare a meno di leggerlo e condividerlo ogni giovedì – e nell’era di internet non costa niente copiare e incollare… sai la scaramanzia… e così premiamo invio, sentendoci un po’ scemi ma anche un po’ eroi per aver salvato il mondo e i nostri cari dalle cavallette e da morte sicura.

Male, molto male.
Perché la catena di Sant’Antonio, in tutte le sue fantasiose e fastidiose declinazioni, è una delle grandi piaghe della società moderna e, purtroppo, nei social network ha trovato terreno fertile per crescere rigogliosa. Come la gramigna, si espande e soffoca ciò che c’è di buono; come Cassandra, è profetessa di terribili sventure.
Ma non solo, perché la catena di Sant’Antonio moderna va oltre le minacce di malattie e sfortuna eterna. La catena di Sant’Antonio moderna, infatti, si diverte a giocare sulle nostre emozioni primarie – ira, disgusto, tristezza, gioia – o sulla nostra vanità.

Condividi, se riesci a leggere QU3570 M3554GG10. Solo le persone incredibilmente intelligenti riescono a farlo. E noi siamo o non siamo persone incredibilmente intelligenti?

Gli zingari fermano le donne sole al quadrivio del Bosco Incantato e rubano i bambini, FATE GIRARE. E con che coscienza noi possiamo non avvertire le nostre amiche madri?

A tutti gli amici di Facebook: posso chiedervi una cortesia? Oggi è la giornata mondiale delle papille gustative interrotte. Potete lasciare questo messaggio in bacheca per un’ora? Solo pochi lo faranno. È importante. E noi, si sa, siamo tutti servi della gleba a testa alta (cit.).

Questo bambino sta morendo di tumore, aiutiamolo ad avere mille milioni di like. Condividi questa foto se hai un cuore. E noi – che diamine – un cuore l’abbiamo eccome.

Quanti dei tuoi amici di Facebook sono veri? Copia e incolla questo messaggio sulla tua bacheca. Solo quelli che ci tengono veramente a te lo condivideranno. E noi cosa vogliamo fare? Vogliamo non testarli questi amici veri che si vedono nel momento del bisogno?

Oggi è la giornata della petunia dai bordi frastagliati, portatrice di successo e felicità. Condividila con dieci amiche per donare loro un sorriso. E via di petunie, violette e garofani, perché è sempre meglio abbondare e poi dai, chi le sa distinguere le iconcine floreali di WhatsApp, meglio metterle tutte per non sbagliare.

Insomma, una catena al giorno per togliere il medico di torno. Persone insospettabili le condividono “perché non si sa mai. E poi che fastidio danno?”.
Che fastidio danno?
Direi che sono piacevoli come la sabbia nel costume. C’è di peggio, ma senza è un altro vivere.

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