Montecitorio sbarca su Facebook, ma servono gli straordinari per moderare i commenti

Da tre giorni la Camera dei deputati è sbarcata su Facebook. Una rivoluzione digitale interessante. A giudicare dai numeri, un’iniziativa ampiamente attesa. Nel giro di poche ore oltre 9mila gli it...

Da tre giorni la Camera dei deputati è sbarcata su Facebook. Una rivoluzione digitale interessante. A giudicare dai numeri, un’iniziativa ampiamente attesa. Nel giro di poche ore oltre 9mila gli italiani hanno deciso di seguire l’attività parlamentare sul social network più famoso. Non tutti, bisogna ammettere, con spirito particolarmente propositivo. A Montecitorio qualcuno si è già preoccupato: «Qui si rischia di dedicare più tempo a cancellare i commenti che ad aggiornare la pagina». A ben vedere, sono timori fondati. Spulciando i tanti contributi degli utenti non è difficile imbattersi in critiche e ironie. In alcuni casi veri e propri insulti, che stanno costringendo i moderatori agli straordinari. 

Il servizio, si è detto, è meritorio. Seguendo le esperienze di altre assemblee parlamentari, alla Camera si è deciso di pubblicare un paio di aggiornamenti al giorno. Qualche spiegazione sull’attività di Montecitorio, qualche dritta sul calendario dei lavori. Senza dimenticare alcune curiosità (il 2 giugno è stata pubblicata la scheda elettorale del referendum che nel 1946 cambiò la forma dello Stato, trasformando l’Italia in una Repubblica). Tra un post e l’altro, è stata pubblicata in evidenza anche la social media policy. È la netiquette che invita a una conversazione «educata, pertinente rispettosa». Nessuna censura, ci mancherebbe. Piuttosto un suggerimento a seguire le «buone regole dell’educazione e del rispetto altrui». Un consiglio che non sembra essere sempre ascoltato. 

La difficoltà principale di molti utenti sembra sia legata alla pertinenza dei commenti. «Siamo stanchi di essere presi in giro, la legge siamo noi» risponde qualcuno agli auguri per la Festa della Repubblica. Più ironico, qualcun altro commenta il post che annuncia l’inizio dell’attività di Montecitorio su Facebook. «Non vedevo l’ora, proprio non ci dormivo la notte». C’è anche chi va meno per il sottile, confondendo l’istituzione con i suoi rappresentanti politici. «Non vi ha votati nessuno».

In tempi di spending review, il tema degli sprechi è ovviamente una priorità. Per qualche utente si è trasformato in una vera e propria ossessione. Curiosamente i richiami agli sperperi della politica vengono dispensati in egual misura in tutte le discussioni. Senza alcuna eccezione. Che si parli di servizio civile o di referendum, non è difficile imbattersi in commenti del tipo: «Una sola domanda: CHI PAGA?», «Mi pare una iniziativa positiva. Ma il costo della gestione è compreso nel costo degli addetti stampa alla Presidenza (già piuttosto elevato) o si spenderanno altri soldi (pubblici)?».«Chi paga tutto ciò!!!! TRASPARENZA…..perchè se la paghiamo NOI…la potete anche chiudere!!!!!», e ancora: «quant’è costata sta roba inutile ????????????? ha pagato la presidenta ????».

Immancabili gli inviti, forse un po’ ripetitivi, di tanti internauti. Come questo (e non è neppure l’unico nel suo genere): «ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ ONESTÀ». Qualcuno articola un po’ di più la propria diffidenza nei confronti della Casta. Poco male se nel post si parla di tutt’altro: «Vorremmo anche sapere quanti sono i parlamentari presenti, così. …giusto per curiosità…..e poi vorremmo anche sapere come si giustificano gli assenti, dato che noi comuni mortali dobbiamo esibire fior di certificati medici. …».

Bisogna dire che i moderatori di Montecitorio ci provano. Anche con una certa educazione. Dopo l’ennesimo commento poco pertinente, ieri l’utente “Camera dei deputati” si è permesso di ricordare: «Invitiamo a una conversazione educata e rispettosa, ricordando che tutti possono intervenire per esprimere la propria libera opinione ma linguaggio o contenuti offensivi sono soggetti a moderazione secondo le linee guida contenute nella social media policy. Per maggiori informazioni: http://bit.ly/Policy_Camera». Apriti cielo. Qualcuno sembra averla presa sul personale. «Voi invitate a una conversazione educata??? Ma fatela finita». Immancabile il timore di una nuova norma liberticida. «Scatta già la censura qui, complimenti!».

Con filosofia, a qualche utente sono bastati due giorni per capire la situazione. E solidarizzare con i moderatori: «C’è qualcuno che vuole male agli addetti alla comunicazione della Camera dei deputati. – questo un commento apparso poco fa – Altrimenti, non si spiegherebbe il perchè abbiano deciso di aprire una pagina facebook. Già vedo i primi insulti da bar. Che lo spirito di Gianni Morandi sia sempre con voi, cari autori dei post».

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