Oggi parlo di pensione perché, forse anche per età anagrafica, mi sento molto vicino alla generazione X (quaranta/cinquantenni, secondo, l’unica cosa buona di questa crisi è che ha aperto “l’operazione trasparenza”, cioè se i numeri non supportano non possiamo raccontarci favole. E quindi: pensioni, che fare? Partiamo da un dato di fatto: è finita l’epoca dei privilegi. Non ci sono diritti acquisti, «i veri diritti acquisiti si basano sul sistema contributivo» ha infatti marcato con forza il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan al Festival dell’Economia di Trento. Per una questione di sostenibilità il sistema pensionistico sta abbandonando il calcolo retributivo per virare – giustamente aggiungo io – verso un’impostazione contributiva. Questo significa che si percepirà solamente ciò che si è versato. Ne di più, ne di meno; solo ciò che è giusto.
Leggo, come tutti, le stime, che seppur semplicistiche, ci ‘sbattano’ addosso la crude realtà: un quarantacinquenne laureato di oggi raggiungerà la pensione tra 20 anni e l’assegno che percepirà lascerà sul campo circa il 30% dell’ultimo stipendio. Modalità ben diverse da quelle dei nostri padri che si vedevano fare il calcolo della pensione andando a guardare solamente gli ultimi anni di retribuzione.
Per quanto doloroso, il cambiamento è necessario. È necessario anche restare con i piedi per terra senza invocare diritti acquisiti in virtù del passato, ma guardare al futuro con la consapevolezza che c’è soltanto una cosa da fare: rimboccarsi le maniche. Le persone cui abbiamo consegnato la “busta arancione” (http://www.linkiesta.it/blogs/banchiere-di-provincia/se-ricevi-una-busta-arancione ) lo sanno: hanno visto il loro prospetto e sanno cosa li aspetta. La svolta è nella conoscenza.
Di fatto, lo stesso presidente dell’Inps Tito Boeri , sempre a Trento, ha rilevato che la politica in passato «ha avuto paura di dire i conti ai giovani». L’atteggiamento corretto è quello della trasparenza e dell’educazione finanziaria. Nel rispetto dell’articolo 2 dello statuto delle Bcc, noi lo stiamo facendo: mettiamo in atto un progetto di responsabilità: se so oggi quale sarà il mio futuro, posso scegliere la direzione da prendere.
In ambito di previdenza, adesso è il momento, perché oggi è possibile costruire i diritti di domani.