Molto si legge e molto si sente in questi giorni sul decreto licenziato dal Governo per riformare il Credito Cooperativo. Mi ha colpito la perfetta sintesi letta su Vita.it nell’intervista all’economista G.Ferri. Leggo sul sito che, nel caso il provvedimento fosse approvato dal Parlamento come uscito dal Consiglio dei ministri, “l’Italia sarebbe l’unico tra i grandi Paesi ad aver cancellato il credito cooperativo dal proprio ruolo”.
Sia chiaro: il decreto presenta più elementi di positività rispetto a quelli critici, ma ha creato quel ‘vulnus’, il way out, che rischia di minare il senso più autentico della Cooperazione. Sul merito di questo aspetto ci si deve confrontare adesso, evitando in ogni modo di inscenare il deprimente spettacolo delle polemiche a uso e consumo dei politici habitué dei talk show.
il decreto ( sulle Bcc) presenta più elementi di positività rispetto a quelli critici, ma ha creato quel ‘vulnus’, il way out, che rischia di minare il senso più autentico della Cooperazione
Proviamo allora a trattare con modi pacati un aspetto del decreto così delicato. Comincio a suggerire la lettura dell’articolo di Massimo Mucchetti, presidente della Commissione Industria, Commercio, Turismo del Senato, che su Il Foglio di giovedì indica, con grande cognizione di causa, cinque “buone ragioni” per correggere il provvedimento in sede di conversione in legge. Si badi: non un esponente dell’opposizione, ma un presidente di commissione espresso dalla maggioranza. Qualcosa vorrà pur dire!!
Ma facciamo un passo; affrontiamo a monte la questione: proviamo a capire che cos’è una cooperativa. Torno a un tema a me caro; Cooperazione significa, innanzitutto, fiducia.
che cos’è una cooperativa? Cooperazione significa, innanzitutto fiducia
E cos’è la fiducia? Mi permetto di scomodare uno dei massimi pensatori della contemporaneità: secondo Zygmunt Baumann la fiducia “è un sentimento fondamentale per vivere la complessità della nostra realtà”. Il grande sociologo polacco ci invita a riflettere sul paradosso della società liquida: più la paura e i cambiamenti minano le nostre certezze, più gli essere umani avvertono il bisogno di relazioni solide e di disponibilità da parte del prossimo. Il problema è l’incapacità di muovere il primo passo verso l’altro. E così addio fiducia. Del resto, sono molti gli analisti che credono sia proprio la mancanza di fiducia a farci ristagnare nella crisi. Di fiducia parla anche un’economista, Diane Coyle, che evidenzia come ”la drammatica perdita di fiducia, di coesione, di capitale sociale porti tutti noi a pensare che, in linea di massima, le persone in Occidente sono sempre meno disposte a fidarsi dei propri concittadini”.
Zygmunt Baumann: la fiducia è un sentimento fondamentale per vivere la complessità della nostra realtà
Sulla stessa lunghezza d’onda Angela Gallo, esperta di formazione manageriale, che afferma essere la fiducia “alla base di ogni impresa”. Una ricerca realizzata dalla Camera di Commercio di Milano mette drammaticamente in luce come, alla base del 47% dei casi di chiusura di imprese, stia la caduta di fiducia tra i soci; mentre quelle che prosperano si fondano su un saldo processo di fiducia tra gli stessi. Il capitale “fiducia” è così importante per un’impresa che, senza, soccomberebbe. Questo tipo di capitale è importante quanto quello finanziario, ma senza dubbio precede qualsiasi piano strategico o strategia di marketing.
Tempo fa avevo scritto del paradigma di Covey; win win! Lo ribadisco con forza oggi, convinto più che mai che la Cooperazione possa dare pieno compimento a questo assunto.
Quindi perché cancellarla? Forse proprio perché alternativa, e quindi scomoda, alle logiche di profitto a prescindere? Oppure, semplicemente, per la scarsa conoscenza di questo mondo da parte di qualcuno che – oggi – conta e che decide? In tutta sincerità non so cosa sia peggio.