Apologia di Socrate2 perplessità sul pasticcio delle pensioni anticipate

Leggo in questo articolo di Francesco Cancellato un sincero entusiasmo per la nuova proposta del governo sulla flessibilità in uscita che prevede la possibilità di pensionamento anticipato e l'acce...

Leggo in questo articolo di Francesco Cancellato un sincero entusiasmo per la nuova proposta del governo sulla flessibilità in uscita che prevede la possibilità di pensionamento anticipato e l’accesso ad un finanziamento bancario per integrare le prestazioni ricevute nel periodo di anticipo.

Non condivido questo entusiasmo per 2 motivi:

  1. Confida su una sorta di Staffetta generazionale che non mi convince e ne avevo scritto in passato
  2. Da per scontato il diritto acquisito ad un trasferimento dalle generazioni successive che mi pare quantomeno discutibile

Partiamo dal secondo punto e consideriamo che il meccanismo previdenziale più equo è quello di tipo contributivo: se hai versato contributi per 30 anni, avrai diritto a una pensione commisurata ai contributi versati. Sulla base di questa logica se gli anni di contributi sono 29 o 27 avrai diritto a una prestazione previdenziale proporzionalmente più contenuta e dunque non c’è bisogno di alcuna compensazione in caso di pensionamento anticipato (lo aveva per es spiegato ne aveva scritto su Noisefromamerika Alberto Bisin con riferimento agli esodati).

Il sistema attualmente in vigore, purtroppo, non è integralmente di tipo contributivo: una parte delle pensioni erogate è commisurata ai contributi versati e un’altra segue logiche differenti (di maggior favore verso il pensionato ovviamente). Questo perché il sistema in partenza era retributivo, le pensioni erano agganciate alle ultime retribuzioni ricevute e venivano finanziate con i contributi versati dagli altri lavoratori; in seguito, si è dovuto intervenire perché il divario tra il totale dei contributi versati dai lavoratori e le pensioni da pagare si faceva via via più rilevane e sarebbe peggiorato nel tempo gravando in modo insostenibile sulla fiscalità generale.

Al di là del dettaglio tecnico delle correzioni introdotte quello che conta è che:

  • Alcune generazioni passate e presenti hanno percepito e percepiranno pensioni più generose rispetto all’importo dei contributi versati
  • Le generazioni successive, per compensare, percepiranno pensioni meno generose rispetto all’importo dei contributi versati
  • Posto che già oggi il totale dei contributi versati da chi lavora, non basta a pagare le pensioni occorre un generoso intervento da parte della fiscalità generale per mantenere il livello al quale oggi vengono pagate le pensioni

Fatte tutte queste premesse, in cosa consiste la magistrale iniziativa del governo? Stante la volontà di consentire ad alcuni lavoratori di ritirarsi prima, si è deciso di non intaccare il beneficio di cui godevano consentendogli di mantenere le condizioni di maggior favore e compensare il mancato versamento di contributi negli ultimi anni con un finanziamento bancario garantito dallo stato.

Perché non solo i giovani, ma tutti i lavoratori attivi dovrebbero storcere il naso di fronte a una misura del genere?

  • Nell’immediato perché causa un aggravio per la fiscalità generale che già estremamente penalizzante
  • In prospettiva perché avvalora la concezione che i benefici accordati in modo incauto dai politici del passato siano intoccabili e quella di compensarne gli effetti sia una condanna senza appello per le generazioni presenti e future

Chiariti fin qui i costi (soprattutto in termini di difesa del penalizzante status quo) di mandare in pensione prima alcuni lavoratori in via anticipata, che dire dei potenziali benefici?

Se immaginiamo il sistema economico odierno come una catena di montaggio immutabile e popolata da uomini ingranaggio, o come una burocrazia corporativa dove il ruolo di metter timbri si tramanda di padre in figlio allora possiamo sperare che se alcuni escono dal mondo del lavoro forse altri potranno entrare al loro posto. Ma è una visione irrealistica (con terminologia coniata da Sandro Brusco si può parlare di modello superfisso) e assolutamente inattuale:

  • l’economia, oggi anche in misura maggiore che in passato, è caratterizzata dal cambiamento continuo per cui le imprese, i prodotti e i lavori cambiano incessantemente, a titolo di esempio nel settore bancario ATM, Home Banking e riorganizzazione improntate alle reti di promotori finanziari hanno ridotto e ridurranno le necessità di “bancari tradizionali” e aumentato la necessità di professionalità differenti (consulenti finanziari, programmatori etc) – in un mondo talmente mutevole è abbastanza irrealistico ipotizzare sostituzioni tra i lavoratori in età da pensione e nuove leve
  • l’assunzione di nuovi lavoratori è un investimento in capitale umano che le aziende fanno se intravedono delle prospettive di remunerazione e di sviluppo convenienti e non certo per rimpiazzare il “parco dipendenti” esistente: se il livello di occupazione nel nostro paese è preoccupante le ragioni vanno ricercate in quei fattori che favoriscono (oppure scoraggiano) gli investimenti, non certo nella permanenza al lavoro dei lavoratori più anziani
  • il numero di lavoratori a riposo, stante l’impostazione descritta in precedenza, incide sulla pressione contributiva e tributaria gravante sui lavoratori attivi e dunque su una determinante fondamentale della convenienza ad assumere nuovi lavoratori.

In conclusione, per motivi anagrafici non posso annoverarmi tra i giovani che “non hanno capito nulla”, tuttavia penso di appartenere a buon titolo alla classe dei contribuenti vessati e insoddisfatti che non solo non sono contenti dell’impostazione attuale del sistema previdenziale, ma che guardano anche come il fumo negli occhi tutte le manovre del governo tese a considerare l’immane trasferimento di risorse da chi oggi lavora verso chi è a riposo come una caratteristica immodificabile al punto da introdurre rocambolesche ipotesi di finanziamenti garantiti dallo stato pur di non applicare un ricalcolo che possa avvicinare le prestazioni erogate a quanto corisponderebbe ai contributi effettivamente versati.

Se poi la pensata è quella di incentivare pensionamenti anticipati, in modo da “fare spazio” per nuove assunzioni, allora il suggerimento è di pensarci 2 volte, considerando che non ci possono essere assunzioni senza un ambiente favorevole agli investimenti e aggravare il carico fiscale, già a livelli da oppressione, di certo non aiuta.

@massimofamularo

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