In Spagna Cristoforo Colombo è noto solo con il nome di Cristóbal Colón e pur sapendo che è nato in Italia, tutti lo considerano Spagnolo. Sono molti i paesi che rivendicano i suoi natali, il più interessante è la Polonia (dove si chiama Krzysztof Kolumb). Il motivo è da ricercarsi nel comportamento stesso di Cristoforo, che non si sentiva italiano, scriveva solo in castellano e spesso si firmava con il suo nome spagnolo; si tratta infatti del primo caso mai registrato di expat. Ecco la sua storia: (*tutti i fatti narrati sono realmente accaduti*)
Il giovane Cristoforo era uno di larghe vedute, un visionario diremmo oggi, il Mark Zuckerberg del 1400. Nato a Genova nel 1451, dopo l’Erasmus (dal 1473 al 1477 Cristoforo naviga i mari dell’Europa, spostandosi tra Grecia, Portogallo, Inghilterra, Irlanda e Islanda) torna in Liguria e si sposa.
Come tutti i giovani di belle speranze italiani, anche lui si sente dire sempre la stessa cosa (‘dovete andare all’estero’) e infatti appena sposato si trasferisce a Porto Santo, l’isola portoghese di cui suo suocero era governatore, dove, sfuggendo all’allora regime dei minimi, si mette in proprio per fare il commerciante via mare, ma con scarsissimi risultati. Quindi decide di trasferirsi di nuovo con la famiglia, questa volta a Madera, che a quei tempi era come Londra: piena di italiani. E soprattutto di genovesi, che al posto di aprire pizzerie facevano tutti i cartografi. Anche Bartolomeo, fratello di Cristoforo, lavorava a Madera come cartografo, e i due si ricongiungono sull’isola, dove la madre può mandare loro pacchi di focaccia di Recco e pesto alla ligure con cadenza settimanale.
È proprio qui che inizia a pensare di aprire la sua start-up per ‘raggiungere levante andando a ponente’. Dopo aver fregato l’idea di un fisico italiano di nome Paolo Toscanelli, si convince che al di là delle Azzorre doveva esserci una terra e doveva per forza essere l’Asia, inizia a cercare degli investitori che finanzino il viaggio; ma Madera non era la Silicon Valley, quindi si reca dall’allora Re del Portogallo e dell’Algarve che cortesemente lo fa allontanare (il Portogallo non se la passava bene già allora).
Dopo aver accantonato l’idea del crowdfunding si sposta in Spagna, a Siviglia. Siccome la burocrazia è sempre stata lentissima nei paesi latini, attende per quasi 6 mesi l’incontro con Ferdinando II di Aragona e Isabella di Castiglia, presentando finalmente il Business Plan nel 1486. Una commissione di esperti lo analizza per 4 anni e infine lo boccia! Nel frattempo Cristoforo non ce la fa più: sta finendo i soldi e la pazienza, e nel 1492, dopo 7 di attesa nelle terre di Castiglia, rifiutato anche come cameriere da Starbucks per via del suo forte accento italiano, si ritrova costretto a vendere libri e disegnare mappe.
È solo grazie alla chiesa che si vede la realizzazione del progetto: Padre Pérez, confessore della Regina, intercede per far avere a Colombo una nuova udienza. La commissione si riunisce e grazie alla raccomandazione di un altro prete più importante, il vescovo Alessandro Geraldini (anche lui confessore della regina Isabella e amico personale di Colombo) la Regina si ‘convince’ finalmente a consentire il viaggio del grande navigatore mettendo a disposizione la cifra richiesta pari a 2.000.000 di maravedì (valutati tra i 20 e i 60 mila € odierni, neanche tutti ‘sti soldi..) Da notare che il Vescovo Geraldini in cambio chiede solo un posto fisso in un paese al caldo e lo ottiene, diventando il primo vescovo residenziale delle Americhe.
Colombo parte e, dopo 3 mesi e un pit-stop tecnico alle Isole Canarie (dove si vocifera che avesse un’amante), convinto di trovarsi in Asia, scopre le Americhe!