L’Istituto nazionale di statistica – Istat – ha rilevato il 2016 un anno record (conteggiando quanto l’italiano spende in cultura, dati dal 1993 al 2016) per la partecipazione culturale. In ogni caso la quota destinata alla cultura rimane sotto il 7%. Un po’ poco.
Inoltre, ciò che deve preoccupare è uno zoccolo duro di italiani, il 18,6% della popolazione, che l’anno scorso non ha mai aperto un giornale, un libro, non è mai andato al cinema o a teatro. Neanche a ballare o allo stadio. Votano tutti, anche coloro che non aprono mai un libro nella loro vita (che tristezza, non sanno cosa si perdono!).
Quanti sono gli italiani che non riescono a comprendere un testo di media difficoltà? Milioni, secondo il compianto Tullio De Mauro, serio e attento studioso del fenomeno dell’analfabetismo di ritorno.
Viviamo nell’epoca dei sedicenti maestri che non hanno studiato un tubo. Siamo circondati da persone che pontificano senza sapere alcunché. “Siamo in penosa recessione sociale”, scrive Michele Serra su Repubblica, e “in affannoso ritorno alle credulità di ogni ordine e grado”.
Sulla rete l’ignoranza impazza. Del resto Umberto Eco diceva : “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività”.
Buon Anno a tutti i miei lettori.