Due o tre cose che so del mondoIl Diavolo è cinese e che l’Angelo non celebri il terrore

Il 24 germinale, giorno della rucola del primo dei mois du printemps dei rivoluzonari di Francia, presso lo studio legale "Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners" in piazza Belgioioso in Milano,...

Il 24 germinale, giorno della rucola del primo dei mois du printemps dei rivoluzonari di Francia, presso lo studio legale “Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners” in piazza Belgioioso in Milano, l’Associazone Calcio Milan, dopo 31 anni di Brianza, passa alla Terra del Dragone.

Ore 11.45, il conto Unicredit della Fininvest si gonfia di altri 190 milioni di euro bonificati dal nuovo proprietario, Li Yonghong, classe ’69 e tanti soldi fatti con l’immobiliare, che si è comprato il Diavolo per diversificare in vista dell’esplosione della bolla del mattone Made in China.

Fosse mio fratello glielo avrei impedito con la forza, ma poi magari ha ragione lui, poi magari la storia non è questa…

Certo che il calcio non è mai stato solo uno sport, e che questa gloriosa squadra meneghina – lo dico da interista – passi ad un signore con gli occhi a mandorla non è una bella cosa. Dicono il business è business. D’accordo, ma anche la tradizione è tradizione e sventurato il sempre più prossimo giorno in cui la nostra identità diverrà liquida come i capitali.

Martedì sera, l’altrieri, il pullman della squadra del Borussia Dortmund sta raggiungendo lo stadio cittadino per giocarsi il quarto di finale di Champions League con il Monaco. Deve passare tra due siepi e nelle siepi ci sono tre ordigni caricati a punte di ferro, che l’esplosione scaglia a frangere i vetri e ad uccidere. Ma non uccide: ferito a una mano il difensore Marc Bartra e ricoverato per trauma da scoppio il poliziotto in moto che precedeva il bus.

Nel luogo dell’attentato viene rinvenuta una rivendicazione, che inizia così: «Nel nome di Allah il misericordioso e il compassionevole, 12 infedeli sono stati uccisi in Germania dai nostri fratelli. Ma apparentemente, Merkel, non ti importa dei tuoi sporchi, miseri sudditi. I tuoi Tornado stanno ancora volando sul califfato per uccidere musulmani. Noi, nonostante ciò, non cediamo grazie ad Allah».

Fermato un venticinquenne iracheno, indagato un ventottenne tedesco. Il calcio è molto seguito. Tra gli sport, in Europa, è il più popolare. Che gli jihadisti lo colpiscano non è una novità. Basti ricordare i kamikaze allo stadio di Parigi.

Però tra gli attentati e la loro diffusione mediatica c’è un passaggio. Ed è la volontà dei media di divulgarli. Non devono farlo più. Mi rendo conto di chiedere una cosa prossima all’impossibile. Ma un modo più rapido per fermare il terrorismo islamico non c’è. Forse non esiste alcun altro modo tout court. Perché ammazzare non può dare celebrità. Non può essere il riscatto paranoide di migliaia di disgraziati sulla Terra.

Post Scriptum

Apprendo ora che la polizia tedesca sta negando l’esistenza di prove che colleghino l’attentato all’estremismo islamico. Ma così non basta, ragazzi. Non lo dovete proprio raccontare. Raccontarlo a modo vostro, serve a poco.

A presto.

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