Viva la FifaVieni avanti Crotone

C'è ancora vita a Crotone. Una squadra spacciata, dopo un girone d'andata difficile, da neopromossa debuttante assoluta che in Serie A si muoveva più o meno come un elefante in una cristalleria. Po...

C’è ancora vita a Crotone. Una squadra spacciata, dopo un girone d’andata difficile, da neopromossa debuttante assoluta che in Serie A si muoveva più o meno come un elefante in una cristalleria. Poi la vittoria a Verona e il 2-1 inflitto all’Inter, che rilancia le ambizioni dei calabresi. Ambizioni di salvezza francamente giuste. Già, il Crotone meriterebbe a questo punto di salvarsi. Non tanto per la vittoria in sè contro i nerazzurri, ma per l’atteggiamento mostrato da una squadra che, a differenza delle altre compagne di viaggio nel fondo della classifica, non si è arresa. Alcuni club come il Genoa o l’Empoli, dopo neanche mezzo campionato, devono essersi sentite al sicuro, visto il passo lento, lentissimo, di Crotone, Palermo e Pescara: due neopromosse su tre, a testimonianza del fatto che forse – forse, eh – il formato attuale dei campionati non è sostenibile, sul campo e nei conti.

Su quest’ultimo punto, ne abbiamo scritto lo scorso gennaio. Il gap economico tra chi sale e chi è una big di A è sproporzionato, troppo, rispetto ad esempio alla Premier League. Il Palermo, oggi penultimo con 15 punti, ha incassato 34 milioni di euro dai diritti tv contro i 194 della Juve campione. Un distacco molto più netto rispetto all’ambiente inglese, con ovvi riflessi anche sulla capacità di spesa di un club: 8 i milioni di euro quelli spesi dai rosanero nell’ultimo mercato. Il Crotone neopromosso ne ha spesi 7,75, il Pescara ultimo con 14 punti sì 17, ma gli esborsi più grandi sono stati di 4 milioni ciascuno (Verre e Biraghi). Insomma, chiaro che poi chi si ritrova in fondo può mollare, pensando al paracadute che gli viene garantito in caso di retrocessione. In fondo, al Crotone potrebbe andare bene così: intascare il paracadute, qualche soldo in più dai diritti tv e dallo stadio e poi ritentare l’assalto alla A con più ricavi ed esperienza. Succede invece che oggi il Crotone è a -3 dall’Empoli, cioè dalla quartultima che oggi sarebbe salva.

Lottare per la maglia e per gli obiettivi magari insperati è una cosa bella, perchè se non ci riesci almeno ci hai provato. Sarebbe interessante capire perché l’Inter ha smesso di farlo. Forse c’era un rigore su Icardi, ma non è mica questo il punto: lagnarsi serve a poco, così come inutile è guardare cosa succede in casa degli altri. Il problema dell’Inter è solo l’Inter. Sono sempre le solite cose, ormai ci si stanca pure di dirle. Ora la gogna tocca a Pioli, che di errori ne fa, ma basta vedere il materiale che ha disposizione e in che contesto è maturata la sua esperienza all’Inter. Ci si domanda perché Joao Mario non giochi, ma di certo non è stato chiamato all’Inter dall’attuale. Brozovic continua ad essere convocato nonostante stia facendo ormai di tutto per farsi cedere, dopo un rinnovo di contratto che non stata né in cielo né in terra (era anche finito fuori rosa, ricordate?). Gabigol? Siamo ai livelli di JM: pagato un botto, ma non certo nella lista di Pioli. E i cinesi pagano. Chissà se riusciranno a racimolare un po’ di pluslavelenze necessarie a tenere il prossimo bilancio sotto i livelli di guardia: bene i nuovi contratti di sponsoship, bene anche la comunicazione digital (i social dell’Inter sono curati; interessante anche il video pre Inter-Samp e le ultime presenze allo stadio che sono riflesso di tale comunicazione), ma i conti hanno bisogno nel brevissimo termine di cessioni, perché l’Europa non ci sarà. Già, almeno quella che conta. E il rischio è quello di un preliminare per l’Europa Legaue che farebbe saltare le remunerative tournée estive.

Se il problema dell’Inter è l’Inter, si elimini ciò che non serve e si faccia di necessità virtù. Ci sono giocatori che non hanno voglia? Via, ciao. E Ci sarebbe da farsi una domada dai risvolti inquietanti: perché non hanno voglia? Preferiscono altre sponde? Li si può accontentare senza problemi: tra la spesa per un rinnovo e l’incasso di una cessione di chi è scontento, meglio la seconda. Perché farsi illusioni con gli ormai famosi 100 milioni messi sul piatto da Suning per il prossimo mercato serve a poco. C’è un ambiente da raddrizzare prima di tutto dall’interno. E non possiamo sempre credere che arrivi un Mourinho a mettere a posto le cose da solo. Ora la fissazione è diventata Simeone. Che magari non farà peggio (difficile), ma serve che tutti remino dalla stessa parte. Garra, spogliatoio e una società presente, a bordocampo e negli acquisti: 250 milioni per gli ultimi 10 acquisti di cui solo uno davvero azzeccato, Gagliardini, parlano da soli. Nel frattempo, un po’ di umiltà: imparate dal Crotone, ragazzi, pensate un po’. E sveglia, che la prossima c’è il derby.

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