Abbiamo passato gli ultimi giorni a leggere pagine e pagine riempite di ogni sospetto sulla corsa alla salvezza in Serie A. Tutta colpa del sistema del “paracadute”, ovvero quella quota in denaro che viene distribuita ai club retrocessi, per “ammortizzare” dal punto di vista economico la discesa nella seconda serie: andare in B significa incassare meno dai diritti tv, che sono oggi la massima fonte di introiti per i club di massima serie.
Per capire da dove nasce l’equivoco sul paracadute, bisogna proma di tutto capire come funziona il meccanismo di distribuzione di questi 60 milioni. In breve, si seguono i seguenti criteri: 25 milioni vanno al club rertocesso che conta almeno 3 anni di Serie A (o che è stato in A nelle 3 delle ultime 4 stagioni); 15 milioni per il club retrocesso con almeno 2 anni di Serie A (o che è stato in A nelle 2 delle ultime 3 stagioni); infine 10 milioni al club retrocesso che è da apena un anno in Serie A.
Ovviamente, se una di queste condizioni non si verifica, la quota di 60 milioni viene rimodulata a seconda del verificarsi delle altre. Ieri sera il Crotone ha vinto e l’Empoli ha perso: i calabresi si sono salvati mettendosi in tasca 10 milioni, mentre i toscani sono retrocessi mettendosene 25 assieme al Palermo, più 10 al Pescara. Tutto normale, tutto chiaro. Il problema sarebbe nato se il Palermo, che ha giocato l’ultima gara proprio contro i toscani, anziché vincere come successo, avesse invece perso. Teoricamente non ci sarebbe stato nulla di così scandaloso, poichè i rosanero erano già certi di essere scesi in Serie B e magari avrebbero potuto non giocare “alla morte” l’ultima gara. Ma perdendo, il Palermo non solo avrebbe salvato l’Empoli, ma si sarebbe garantito 15 milioni in più da incassare se il prossimo anno i siciliani non dovessero centrare il ritorno in A. Questo perché, in caso di salvezza dell’Empoli, la quota del paracadute sarebbe stata, considerati i criteri di cui sopra, così ripartita: 25 milioni al Palermo, 10 milioni al Pescara, 10 al Crotone per un totale di 45 milioni di euro. Per arrivare a coprire i 60 milioni (che vanno comunque distribuiti per intero) ne sarebbero per l’appunto avanzati 15, che i rosanero avrebbero incassato solo in caso di immediato ritorno in A nella stagione 2017/18, cioè la prossima.
Capito dunque da dove derivavano il complottone e la puzza di biscotto? Il Palermo perdendo si sarebbe garantito ulteriori soldi, ma a che prezzo? Già, perchè chi crede che il paracadute sia un “affare” per chi retrocede dovrebbe forse fermarsi un attimo a riflettere. Se è vero che in alcuni casi la retrocessione è servita ad alcune società per rimettere ordine e ripartire – pensiamo al Cagliari di Gulini, che appena arrivato alla presidenza è subito andato in B, ma ha potuto programmare meglio ed è subito risalito, salvandosi quest’anni senza eccessivi patemi -, bisogna considerare che i soldi del paracadute servono ad evitare rossi pesanti in bilancio, non a coprire le perdite da diritti tv.
Prendiamo gli esempi di Palermo ed Empoli, ovvero le due squadre finite nel mirino degli amanti del “biscotto”. Se guardiamo i loro ultimi bilanci mettendo a confonto la differenza tra A e B, si vede come la differenza sia talmente grande, che scendere in B non sia affatto così conveniente dal punto di vista contabile. Il Palermo alla fine della stagione 2012/13 è retrocesso, ma ha ovviamente avuto un bilancio di riferimento con ricavi da A: 49,7 milioni di euro fatturati, contro i 33,6 dell’anno successivo in Serie B, ammortizzati certo dal paracadute (iscritto alla voce “altri ricavi”), ma non sufficenti a chiudere una forbice di 16 milioni circa tra i due fatturati, visto che la sola voci degli introiti da diritti tv in B nel 2013/14 è stata di 0,4 milioni, contro i 33 milioni dell’anno precedente. Un discorso simile si può fare per l’Empoli, che nell’ultima stagone (2015/16) ha fatturato 51 milioni di euro grazie alle plusvalenze da mercato (14,4 milioni), oltre ai 29 milioni da proventi televisivi: nell’ultima stagione in B, quella 2013/14 con Sarri in panchina per intenderci, il fatturato netto è stato di 5,2 milioni, di cui 0,5 dai diritti tv. E ammesso che l’ultimo bilancio è stato un caso a parte per via delle plusvalenze, considerando il fatturao netto (senza quindi il risultato da mercato) questo è di 33,7 milioni di euro. Ammettendo che l’Empoli il prossimo anno registri un fatturato simile a quello del 2014, l’aggiunta del paracadute ad esso non sarebbe certo maggiore del fatturato senza plusvalenze dell’ultima stagione.
Ultima annotazione: se fosse retrocesso il Crotone e il prossimo anno il Palermo avesse mancato la promozione, i 15 milioni sarebbero stati contabilizzati nel 2018/19, quando cioè i rosanero si sarebbero ritrovati con il secondo bilancio consecutivo con ricavi da Serie B. Davvero il paracadute conviene?