Viva la FifaNon è colpa di Spalletti se Totti ha deciso di ritirarsi così male

Ci sono momenti nei quali un uomo deve prendersi dei rischi. Buttarsi. Ad esempio, provando a parlare di Francesco Totti muovendogli una critica. E per di più, senza dover per forza parteggiare per...

Ci sono momenti nei quali un uomo deve prendersi dei rischi. Buttarsi. Ad esempio, provando a parlare di Francesco Totti muovendogli una critica. E per di più, senza dover per forza parteggiare per l’uno o per l’altro, dove l’uno e latro sono appunto Totti da una parte e Luciano Spalletti dall’altra. Non è necessario o automatico che criticare l’uno significhi avere la tessera del partito che osanna l’altro e ne perpetra il verbo nel mondo, o almeno dentro il Grande Raccordo Anulare.

Già, perché visto da fuori il problema della dimensione giallorossa è che si devono per forza avere delle correnti, che inevitabilmente danno come risultato dannoso quello di spaccare il tifo, o quantomeno perdere di vista l’obiettivo, cioè tifare per la squadra del cuore: se sei con Spalletti sei contro Totti quindi contro la Roma e viceversa, che casino. E che peccato, perché il tifo giallorosso è bello, vivo, appassionato. Poi succede che Spalletti lascia in panchina Totti in quella che dovrebbe essere la sua ultima a San Siro e succede il patatrack. Diciamo dovrebbe essere, perché qui sta il punto della questione. Totti ha firmato lo scorso giugno quello che lo stesso sito della società ha definito come l’ultimo da calciatore. Un contratto che farà da apripista a Totti da dirigente nel club, il suo unico club di una vita da calciatore. Quando però il nuovo direttore sportivo Monchi ha confermato il ritiro, spiegano che lo avrebbe voluto accanto a sé come dirigente, siamo caduti dal pero e sono partiti gli editoriali in cui ci siamo stracciati le vesti invocando rispetto per il calciatore.

Il fatto è che Totti ha deciso però di gestire questo suo ultimo anno di carriera senza decidersi mai per davvero sulla propria fine, o meglio seminando dubbi continui e atteggiamenti da eterno scontento. Lo scorso novembre, Totti ha spiegato: “Se sto bene fisicamente perché devo smettere?”. Il tutto nonostante avesse messo nero su bianco che sarebbe stato il suo ultimo anno. Certo, ci sono i ripensamenti, il contratto annuale poteva anche essere rifirmato. Il problema è che Totti sa di essere mediaticamente sovraesposto e quindi perché parlarne solo in società di eventuali dubbi, quando può farlo davanti a un microfono? Non è cambiato nulla da quando un anno fa Totti andò a parlare dello scarso rapporto con Spalletti direttamente al Tg Uno, proprio quando l’allenatore in conferenza stampa aveva detto che il calciatore aveva chance di scendee in campo contro il Palermo. Totti sa di avere il pubblico a favore e gioca su questo. Lo fa anche quando ne inquadrano il broncio in panchina o quando entra in campo per un ultimo spezzone di gara. Sa che qualsiasi cosa deciderà Spalletti, sarà comunque sbagliata.

Quindi, seguendo questo copione, anche evitare di riservagli la standing ovation di San Siro è stato un errore. Ma siamo sicuri lo sia? Spalletti ha capito che tanto vale dedicere quello che ritiene più opportuno per la squadra, non per Totti. E poi magari levare le tende, anche per un club con un ambiente non più facile come l’Inter, già: non ha senso continuare a confrontarsi con il “fantasma” di Totti sempre e comunque. Perché fateci caso: la Roma ha vinto 4-1 a Milano, ma stiamo a parlare di Totti rimasto in panchina. Cioè di un giocatore che si ostina a non voler annunciare il proprio ritiro in maniera definitiva. Finché non lo farà in maniera aperta e decisa, dando seguito a quello che ha già firmato lo scorso giugno, non è scritto da nessuna parte che si debba concedergli alcunché. In caso, organizzaerà una partita d’addio. Non dovrebbe avere problemi a farlo. E a chiamare due telecamere.

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