Il passeggeroSalone Internazionale del Mobile 2017: il Design Language e le nuove frontiere del multiculturalismo

Sebbene il Salone del Mobile sia ormai da qualche mese alle nostre spalle (quest’anno la settimana ha interessato i primi giorni di aprile, dal 4 al 9, mentre nel 2018 si sposterà in date 17 - 22 d...

Sebbene il Salone del Mobile sia ormai da qualche mese alle nostre spalle (quest’anno la settimana ha interessato i primi giorni di aprile, dal 4 al 9, mentre nel 2018 si sposterà in date 17 – 22 dello stesso mese), la manifestazione di fama mondiale dedicata al settore dell’arredamento si riscopre ancora, nell’edizione di quest’anno, arricchita di qualche aneddoto interessante.

Prima di tutto, cos’è il Salone del Mobile? La sua storia risale al 1961.

Gli anni ’60, in seguito al secondo conflitto mondiale, si portavano dietro la necessità di investire nel settore della ricostruzione edilizia, e insieme a questa la necessità di riempire materialmente le case di nuova costruzione con mobili, talvolta utilizzando anche nuovi materiali.

Nel 1961, appunto, venne inaugurata la primissima edizione del Salone, con sede a Milano. A quel tempo ancora racchiusa in una mentalità “nazionale”, nel 1967 vi fu la prima svolta: ad anni alterni, la fiera avrebbe accolto un’amalgama internazionale di espositori e, dunque, di idee da tutto il mondo. Questa alternanza si succedette fino al 1991, anno che stabilì la presenza di espositori provenienti da tutti i paesi per ogni edizione che ci sarebbe stata da quel momento in poi. Da qui il nome esteso “Salone Internazionale del Mobile”.

Chi vi partecipa? La fiera accoglie aziende e studi di mobili, per interni e per esterni, la presentazione di nuovi materiali e nuove tecnologie, elettrodomestici, concept e prototipi. Questi settori si ripartiscono poi in categorie diverse: da una parte il “Classico”, dedicato a mobili che interessano chi è affezionato alla tradizione; il “Design”, rivolto a un arredamento innovativo; “EuroLuce” è invece l’evento (biennale) che porta in scena oggetti per la casa riguardanti l’illuminazione; c’è poi “EuroCucina”, che rappresenta un ambiente ormai “grunge” della casa; infine “SaloneSatellite”, acui partecipano i designer più giovani.

In concomitanza del Salone del Mobile un altro evento attira su di sé una quantità notevole di riflettori. Si tratta del Fuori Salone, anch’esso manifestazione con al centro il tema dell’arredamento. A differenza della fiera che dà il nome alla Milano Design Week, nasce negli anni ’80 in primo luogo come movimento spontaneo di piccole aziende e artigiani che operano nell’ambito dell’arredamento. Inoltre si svolge sì nello stesso periodo del Salone del Mobile, ma non è gestito da nessun organo istituzionale, sebbene nel corso delle ultime edizioni abbia rubato la scena alla fiera di Rho. Anch’esso internazionale, ha attirato su di sé la curiosità di studi di architettura e progettazione sia emergenti, sia affermati, portando dunque il flusso di visitatori da tutto il mondo nelle zone milanesi di Via Tortona, Fabbrica del Vapore, Brera, Ventura Lambrate, Triennale e molti altri.

Quest’anno una diramazione del Fuori Salone si è diretta per la prima volta anche in Via Francesco Carchidio 2, dove, in posizione un po’ appartata, si trova la Civica Scuola Interpreti e Traduttori Altiero Spinelli. Qui, sempre per la durata del Fuori Salone, si è tenuta la mostra del Design Language, un’esposizione di design internazionale il cui scopo è quello di raccontare i prodotti nelle loro varietà di materiali, colori e stili, varietà che oltre al singolo prodotto d’esposizione raccontano anche la storia del paese d’origine. Insomma, un evento che usa gli oggetti di design per la casa sia per sponsorizzare il settore, sia per arricchire il bagaglio culturale in termini di multiculturalismo. Si sono raccolti più di 50 studi, tra cui Italia, Germania, Olanda, Francia, Giappone, Paesi Bassi, Colombia e molti altri.

BACS architettura è uno di questi. Mauro Accardi e Silvia Buccheri sono gli ideatori che, nel 2009, hanno deciso di lanciarsi nel settore del design, e che quest’anno hanno presentato il loro lavoro al Design Language in Via Carchidio. Parte dell’evento dalle molte sfumature di cui vi ho parlato finora, si sono dimostrati disponibili a dare una chiave di lettura del Salone del Mobile (o meglio: del Fuori Salone).

Di cosa si occupa BACS architettura?

Lo studio si occupa dello sviluppo di progetti in varie scale, trovando nel progetto d’interni la concretizzazione delle proprie idee. Il lavoro svolto è frutto di una continua ricerca dell’equilibrio tra innovazione e funzionalità, noi come partner dello studio (Mauro Accardi e Silvia Buccheri) crediamo nell’incontro/scontro delle nostre visioni, spesso contrapposte, per generare un progetto valido. Lavoriamo con passione per creare ambienti disegnati su misura, cercando di rispondere al meglio alle esigenze specifiche dei luoghi e delle persone. Puntiamo a realizzare ambienti che riflettano l’identità propria degli utenti che li vivranno.

Cosa rende un mobile di design tale? Prevale l’attenzione sull’unicità, sulla qualità delle materie prime, sul tempo di lavorazione o sull’idea e lo studio del designer?

In un progetto di design possono convivere tutti questi aspetti contemporaneamente o uno di essi prevalere sugli altri. Un oggetto “di design” é tale se alle sue spalle vi è un progetto innovativo. Senza un progetto di fondo, l’oggetto nasce debole e perde di forza nel tempo diventando presto superato. Alla base di ogni oggetto vi è quindi una ricerca che ha portato alla sua definizione, lo strumento per sviluppare questa ricerca é il progetto. Ogni designer si concentra su uno o più aspetti, (innovazione di materiali e tecnologie, nuove modalità di utilizzo ecc ) e contemporaneamente cerca di realizzare un oggetto nuovo che contribuisca ad una crescita culturale, contribuendo all’evoluzione dell’uso dell’oggetto stesso.

Nel processo di progettazione di un mobile di design si segue un tema che accomuna i prodotti dello studio?

Il processo di progettazione di un mobile ha come obiettivo la ricerca di nuove risposte a delle specifiche esigenze. Lo studio ha un suo approccio di intervento più che un tema. Pensiamo che la progettazione si alimenti spesso da spunti differenti e alle volte anche contrastanti.

Ancora, si possono ritrovare delle tematiche costanti durante la settimana del Salone del Mobile, come succede nel campo della moda?

Certamente ci sono, anche in questa settimana, temi comuni che sono in qualche modo frutto di una moda del momento. La proposta della settimana del salone è talmente varia che non si può racchiudere in un unico filone, le varie zone coinvolte nel fuori salone hanno identità differenti in termini di materiali utilizzati o di tipologia di oggetti, ognuna porta avanti una sua ricerca autonoma. Il concept del design Language, a cui abbiamo preso parte, ha voluto esplicitare il contrasto tra linguaggi differenti provenienti da varie parti del mondo, selezionando però progetti di design concreti e compiuti, dimostrando così che si può parlare una lingua del design. Il design é un linguaggio che può avere varie interpretazioni e il risultato di questo mix multiculturale dimostra che si può parlare di design senza doversi per forza uniformare ad una moda del momento.

Il Salone del Mobile è un evento che raduna più nazionalità. È una manifestazione controcorrente nel panorama italiano, oppure spinge verso la direzione di un’apertura estera?

La maggior parte delle aziende italiane vive della esportazione dei loro oggetti all’estero, per questo la settimana del salone é un momento ideale per consolidare i rapporti tra l’Italia e l’estero. Durante la settimana del salone avviene uno scambio tra i designer e le aziende , é una sorta di vetrina che consente di testare le novità. Anche per noi come studio la settimana del salone serve per aprire nuove opportunità anche fuori dall’Italia; questo può avvenire e lo abbiamo verificato sulla nostra pelle. La creatività e professionalità italiana è molto richiesta e apprezzata all’estero.

Secondo i dati di Federlegno c’è stata una ripresa del settore. A vostro parere è un fenomeno che coinvolge tutti i prodotti artigianali italiani o è circoscritto ai prodotti di lusso?

A seguito delle contingenze economiche, le richieste da parte del mercato sono cambiate, spostandosi molto sui prodotti di alta qualità alla ricerca di costi competitivi. Le imprese italiane, come spesso accade, hanno evidentemente saputo leggere questo cambiamento offrendo prodotti di qualità sempre più alta a prezzi competitivi. Il settore del lusso ha un ruolo importante in questo contesto ma a nostro avviso non é il solo elemento di traino.

Negli anni ’60/’70 c’era un’attenzione particolare sull’esportazione di prodotti italiani, c’era una crescita d’interesse per la casa e la necessità di utilizzare e portare in tendenza nuovi materiali. Oggi quali sono gli obiettivi?

Gli anni ‘60 e ‘70 erano gli anni del boom economico, lo sviluppo industriale dava un impulso nuovo al design e alla produzione in genere, anche per questo vi era una forte propensione al nuovo ed i risultati sono stati eccezionali. Oggi l’obiettivo principale é stare bene e vivere in un ambiente rassicurante per guardare al futuro con più ottimismo. Il design risponde alle sfide del nostro tempo con oggetti belli ma che a volte rischiano di essere vuoti di significato, esercizi di stile che rispecchiano una crisi delle idee e dei contenuti. Occorre guardare all’approccio dei grandi maestri del design per recuperare quell’energia propulsiva fondamentale per andare avanti e andare oltre.

Qual è la portata dell’investimento sui giovani designer, nel settore?

Purtroppo non é possibile dare una risposta univoca: vi sono aziende che lasciano spazio ai giovani e altre che si chiudono in séstesse puntando sulla certezza dei nomi più noti. I giovani designer fanno un grosso lavoro per emergere e trovare una strada per le loro idee. La nostra impressione é che i giovani designer si sforzino enormemente investendo loro stessi risorse ed energie per proporsi alle aziende le quali poi fanno proprie i loro progetti. Sarebbe bella una ventata di freschezza e di fiducia da parte delle aziende nei confronti dei designer per rilanciare idee nuove, in particolare ci riferiamo al panorama italiano.

Il Salone Internazionale del Mobile si è dimostrato anche quest’anno non solo una fiera dedicata all’arredamento, ma una tavolata in cui i temi più salienti di tutti i giorni si ripresentano (i giovani; la crisi di idee e contenuti; la necessità di rialzarsi con una forza propositiva capace non di fare tabula rasa, ma di sfruttare con intelligenza i mezzi di cui disponiamo; le barriere culturali che sembrano una moda in ritorno), seppur in forme più raffinate.