Come nei più classici degli accostamenti ossimorici anche attorno al personaggio di Adolf Hitler si sono sviluppati dei rapporti di stima che col senno di poi non sarebbe incauto definire “impensabili”. “Chi ha visto questi luoghi può senz’altro immaginare come Hitler, dall’odio che adesso lo circonda, tra alcuni anni emergerà come una delle personalità più importanti che siano mai vissute”, è quanto annota nel suo diario il 1 agosto del 1945 un tale John Fitzgerald Kennedy. Già, quello stesso che il 26 giugno 1963 – protestando contro la costruzione del Muro – dichiarò: «Ich bin ein Berliner», io sono un berlinese. Ma agli occhi di un ragazzo poco più che ventenne in viaggio nel cuore dell’Europa l’ascendente fornito da una figura così imponente, pur terrificante che fosse.
Allo stesso modo, come immaginare che il re d’Inghilterra, Edoardo VIII, fosse un grande estimatore dell’esoterismo del Terzo Reich, nonché amico personale di Hitler. Dietro la sua abdicazione, avvenuta nel 1936 ufficialmente per poter sposare l’ereditiera americana Wallis Simpson, ci sarebbe proprio questo suo “filo-nazismo” (la stessa Simpson pare che fosse un’esperta di magia sessuale e “magia rossa”). Una versione sostenuta da William Max Aitken, primo barone di Beaverbrook, potentissimo editore e politico canadese d’origine e britannico d’adozione. Nel 1958 Lord Beaverbrook finì di scrivere “The abdication of King Edward VIII” ridato alle stampe nella versione italiana da Oaks Edizioni col titolo “Un nazista sul trono d’Inghilterra” (pp. 180, euro 18). Secondo il fondatore dell’Evening Standard dietro la storia d’amore tra Edoardo VIII e Wallis Simpson, una delle più famose del ventesimo secolo, ci sia molto di più del semplice desiderio del sovrano di sposare l’amante divorziata (lasciando così il trono nelle mani del fratello Giorgio VI, il padre della regina Elisabetta). Tra i motivi dell’ostilità del governo britannico e della chiesa anglicana al possibile matrimonio tra i due ci sarebbe il sospetto che la Simpson fosse una spia nazista. Quel che è certo è che la donna esercitasse un ascendente talmente forte sul re, che nell’ultimo periodo a Buckingham Palace, a Edoardo VIII non venivano mostrati i documenti più riservati in possesso del governo e dell’intelligence.
“Costretto” all’esilio il re si rifugiò anni dopo nella Francia occupata dai nazisti, e prima ancora fu ospite di Hitler in persona in Germania. Pare che Edoardo parlasse con Hitler della situazione politica in Inghilterra, e quando Londra fu bombardata, l’ex re se ne rallegrò dicendo: “dopo tutto quello che mi hanno fatto”. Il sovrano deposto si abbandonò pure a giudizi poco lusinghieri nei confronti del fratello Giorgio VI, considerato uno stupido, della regina, “un’intrigante”, e in ultimo di Winston Churchill.
Come si legge nella prefazione di Giorgio Galli, Lord Beaverbrook sostiene che il maggior alleato per evitare l’abdicazione fu proprio Churchill, che voleva combattere Hitler ma riteneva Edoardo il “filo-nazista” fondamentale per le sorti del Paese. La sua idea era che le sue simpatie per il Terzo Reich fossero più “manipolabili” mantenendolo sul trono piuttosto che dandogli libero sfogo una volta esiliato. Nell’autunno del 1940 addirittura, quando l’invasione dell’Inghilterra sembrava a un passo, Churchill lo spedì a fare il governatore delle Bahamas, per paura che Hitler lo potesse riportare al trono di un’Inghilterra occupata. Ipotesi questa già stata avanzata da Roosevelt negli ultimi anni della guerra, ma ora sembra che ci siano le prove, nonostante l’attivismo di Usa e Gb per farle sparire.
Daniele Dell’Orco