Step by StepIl permesso anche per morire in pace

L'Italia non ha le leggi sulla morte assistita cioè la pratica di consentire a un paziente in condizioni di salute estreme di scegliere se lasciarsi morire. Che in Italia “non esiste il diritto a u...

L’Italia non ha le leggi sulla morte assistita cioè la pratica di consentire a un paziente in condizioni di salute estreme di scegliere se lasciarsi morire. Che in Italia “non esiste il diritto a una morte dignitosa”, lo ribadisce il gip di Milano Luigi Gargiulo nel provvedimento con cui ha disposto l’imputazione coatta di Marco Cappato per “ l’aiuto al suicidio” di Fabiano Antoniani.

Eppure, gli studi sui malati terminali dimostrano che costoro non vogliono soltanto evitare le sofferenze, ma desiderano rimanere lucidi per non essere un peso per chi gli sta vicino. Il sistema sanitario italiano è totalmente incapace di soddisfare questi bisogni, e il prezzo di questa incapacità non può essere misurato soltanto in euro, quando il contributo da pagare è il dolore e la sofferenza atroce di pazienti e familiari, nella corsia di un ospedale.

Naturalmente la Giustizia segue il suo corso. In assenza di “un quadro normativo preciso”, scrive Gargiulo, “ammettendo il diritto a una morte dignitosa (per mano propria, previa altrui agevolazione o direttamente per mano altrui) per coloro che percepiscono la loro esistenza come troppo dolorosa” ci sarebbe “il rischio assai concreto di un eccessivo, incontrollato accesso a tale opzione: si pensi ai casi di persone che percepiscono l’indegnità della propria vita a causa di patologie depressive, il cui giudizio sulla propria esistenza è pesantemente inficiato da tale condizione”.

In Italia un adulto maturo può compiere scelte di vita nette e irrevocabili come cambiare sesso o abortire, ma non può avere la medesima autorità sul diritto alla morte dignitosa perché, “incontra un insormontabile ostacolo nell’assenza di una previsione normativa che facoltizzi questa scelta”.

Anche il disegno di legge sul fine vita in discussione alla Camera “manterrebbe impregiudicata la piena responsabilità penale per chi agevolasse o istigasse l’altrui suicidio”, sottolinea il gip di Milano Luigi Gargiulo. Secondo il quale, siccome in Italia non c’è nessuna strada percorribile per riconoscere il diritto a una morte dignitosa, Marco Cappato va a giudizio davanti a una Corte d’Assise per un reato che prevede pene da 5 a 12 anni.

Morale, nel Paese dei vaccini obbligatori non viene riconosciuto nemmeno il diritto di decidere, su come concludere la propria vita. E i media mainstream tacciono, al massimo bonfochiano. Allegria!

vincenzomaddaloni.it fb vincenzo Maddaloni @maddaloniit

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