Posso dire che è mia una cosa prestata? No. E allora, dal momento che l’accordo sui cantieri navali francesi Stx stipulato tra Parigi e Roma prevede un 50% delle quote ad entrambe e l’1% delle quote francesi prestato all’Italia, è del tutto evidente che avremo un controllo operativo impossibilitato a garantire la minima autonoma di movimento.
La volpe Macron ha la faccia tosta di commentare: «Tutti cercheranno di capire chi ha vinto, ma siamo riusciti a vincere entrambi». E il gabbato, Gentiloni, chiosa inconsapevole: «Ognuno ottiene quel che desiderava: Fincantieri la gestione industriale, la Francia le garanzie su occupazione, indotto e interessi strategici», come se occupazione, indotto ed interessi strategici fossero qualcosa di avulso rispetto alla gestione industriale.
Ma non basta. Dopo 2, 5, 8 e 12 anni vi sarà un giudizio francese successivo a tre mesi di esame e se qualcosa non aggraderà la Francia si riprenderà il 100 per cento delle quote. Senza ovviamente rendere alcuno degli investimenti fati nel frattempo da Fincanteri.
La nuova struttura azionaria è così composta: Fincantieri 50%, Stato francese 34,34%, Naval Group (azienda militare francese) 10%, industrie locale 3,66%, dipendenti Stx 2%.
La composizione del nuovo consiglio di amministrazione sarà: 4 membri Fincantieri, 2 Stato francese, uno Naval Group ed uno assegnato ai dipendenti.
Stx è talmente italiana che l’Eliseo si è pensato in diritto di proporre come presidente e direttore generale Laurent Castaing, l’attuale capo di Stx France. Contrattualmente la nomina spetterebbe agli italiani…
Avete dunque ben chiaro che per l’ennesima volta noi siamo chini e l’ombrello a due dita.
A presto