BERLINO. Persino i tedeschi che si trascinano il peso della colpa del genocidio hanno le DAT. In Italia non esiste la legge con le «Norme in materia di consenso informato e di Disposizioni anticipate di trattamento» (DAT), comunemente definita “legge sul biotestamento” o “testamento biologico”, poiché è ancora materia di un assurdo e pertanto sofferto confronto in atto nel Senato della Repubblica. I nodi: nutrizione e disposizioni al medico.
Spiega l’articolo 3: «Ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere in previsione di un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi, può, attraverso le Dat, esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostiche o terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari», senza eccezione. Inoltre egli può delegare anche «una persona di sua fiducia» che «lo rappresenti nelle relazioni con il medico».
E dunque, se il paziente ha la possibilità di modificare o revocare in ogni momento le sue disposizioni anticipate di trattamento, invece:
«Il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo e, in conseguenza di ciò, è esente da responsabilità civile o penale.». (articolo 1, comma 7). Ripeto: ” Il medico è esente da responsabilità civile o penale”. Più chiaro di così.
Beninteso, la legge non parla di eutanasia, non parla di suicidio assistito, e neppure offre al paziente la possibilità di ottenere dal personale medico dosi letali di farmaci che possono causare la sua morte a condizione che sia egli stesso a sommistrarsele, come ha fatto Dj Fabo a Zurigo.
Tuttavia il quotidiano dei cattolici Avvenire ha sollevato un dubbio atroce per i credenti praticanti. «Se un paziente non terminale chiede la sospensione di terapie o sussidi vitali che gli possono permettere di vivere senza che si configuri alcuna forma di accanimento terapeutico il medico che glieli sospende non finisce per assecondare di fatto una volontà di suicidio?», ha rilanciato il quotidiano dei vescovi, scatenando commenti di sostegno terrificanti. Del tipo:
«E’ lesivo della dignità umana pensare che un Biotestamento possa obbligare per legge altri, magari perfino lo Stato stesso, cioè un’intera comunità, a seguire la volontà accanita, astratta e individualista di qualcuno che non è più in grado di assumersi da sé una responsabilità chiara e consapevole.».
Ho trascritto questo “pensiero” interamente perché ben ritrae un certo modo di interpretare la democrazia che si è rivelato utile a far approvare la legge sull’obbligatorietà dei vaccini. Potrebbe succedere anche con la legge del Biotestamento se prevale l’ostruzionismo al Senato con il rischio che essa ritorni alla Camera e vi rimanga in requiem sempiternam. L’unica certezza oggi, è che nel Belpaese non si può decidere di morire in pace. La barbarie è inaudita.